Navigando su Facebook mi sono imbattuta su questa bella storia che voglio condividere con voi.
Un tempo, lo shogun Hideyoshi era il protettore di un famoso maestro di cerimonia del tè di nome Rikyu. Un giorno Hideyoshi disse a Rikyu: “Ho sentito dire che questa primavera nel tuo giardino vi sono dei fiori meravigliosi. Mi piacerebbe vederli“. Rikyu invitò allora lo shogun per il giorno seguente. Impaziente, Hideyoshi giunse alle porte del giardino. Ma non appena le varcò rimase stupito nel vedere che non vi era nemmeno un bocciolo intorno. Rikyu aveva tagliato tutti i fiori. Hideyoshi chiese: “Perché l’hai fatto? Sono venuto apposta per vedere i tuoi fiori!“.
Rikyu replicò: “Non inquietarti e seguimi nel giardino interno“. I due uomini entrarono nel giardino, ma anche qui i fiori erano stati recisi. Lo shogun diventava sempre più nervoso. Tutto ciò sembrava un rifiuto deliberato alla sua richiesta. Si girò verso Rikyu e chiese: “Perché hai fatto questo?”
Rikyu tranquillo rispose: “Ti prego di non adirarti. Vieni con me nel mio padiglione della cerimonia del tè“. Lo shogun e il maestro entrarono nella piccola stanza al centro del giardino. In un angolo vi era un unico fiore. Era un fiore di estrema e rara bellezza. Nell’ammirarlo Hideyoshi comprese il gesto di Rikyu. Quel singolo e perfetto fiore era di gran lunga più bello di tutte le centinaia di fiori che c’erano prima nel suo giardino. Non era che un solo fiore, ma suggeriva più di questo. Esso rappresentava la totalità del “Fiore”. Era divenuto l’essenza di tutti i fiori, non solo di quelli presenti nel giardino di Rikyu quella primavera, ma di tutti i fiori, dovunque si trovassero.