Spesso mentre camminiamo per strada siamo soggette ad attenzioni che non vorremmo: commenti a sfondo sessuale, fischi, sguardi-scanner, ammiccamenti, palpattine.
Per molti rappresentano delle ragazzate causate dall’indole del maschio predatore. Per altr* fortunatamente sono delle vere e proprie molestie.
Per molestie in strada si intende il commentare l’aspetto di una persona, il suo sesso, il suo orientamento sessuale ecc…;fare gesti volgari, fare commenti sessuali espliciti , fare sguardi ammiccanti e/o insistenti, fischiare, urlare e fare versi, seguire, toccare e\o afferrare qualcuno, mostrare le parti intime, bloccare il passaggio, masturbarsi in pubblico.
Solitamente si tendono a giustificare alcuni dei comportamenti sopracitati andando ad accusare la parte lesa, nella stra-grande maggioranza dei casi composta da donne ma anche da persone LGBTQ, di indossare un abbigliamento poco consono ad una passeggiata, di essere troppo sexy, procaci ecc.. .
Una donna che indossa una minigonna, secondo la bieca mentalità di qualcuno, nel momento in cui dovesse essere violentata se l’è cercata. Essere sexy, indossare una scollatura, mettere in bella vista le gambe vengono quasi considerati degli incentivi allo stupro. Come se l’uomo fosse un animale in preda agli istinti non dotato di ragione, incapace di distinguere il bene dal male e che alla vista di un florido seno perde la testa.
Bisognerebbe sempre denunciare storie del genere e non sminuirle in quanto spesso possono essere il preludio a qualcosa di ben più grave.
Noi qualcosa già ve l’abbiamo raccontata in passato, vicende personali, storie di amiche:
- La religione fallocentrica dell’ominide odierno.
- Le donne non si toccano neanche con un fiore, mi dicevano.
- Io molestata a 16 anni.
- L’Arzillo Vecchietto.
- Molestie e palpeggiamenti, a quando una legge contro questo?
Il problema delle molestie in strada è una tematica molto sentita ma soprattutto grave, la quale spesso viene sottovalutata : che c’è di male in un commento machista in mezzo alla strada ad una perfetta sconosciuta?
Troppo spesso, inoltre, sentiamo notizie di persone che vengono picchiate a causa del loro orientamento sessuale.
La strada sembra essere diventato un luogo selvaggio, un far west dove vige la legge del macho.
Proprio a questo proposito nel 2005 nasce a New York Hollaback! un movimento, diventato internazionale, per approfondire la conoscenza del fenomeno delle molestie in strada, suscitare un dibattito pubblico al riguardo e per sviluppare strategie innovative che assicurino un accesso non discriminatorio agli spazi pubblici.
Questo movimento nasce per iniziativa di tre ragazzi e quattro ragazze ispirati dal gesto di una donna, Thao Nygen, che caricò su Flikr la foto di un uomo che si era masturbato davanti a lei in metropolitana a New York. In poco tempo la foto dell’uomo fece il giro della rete fino ad approdare sulla prima pagina del New York Daily. Sull’esempio di Thao Nygen, i sette giovani decisero di dar vita a un blog che raccogliesse le storie di donne e di persone LGBTQ vittime delle molestie in strada.
Hollaback! è oggi attivo in 63 città e in 25 paesi fra i quali l’Italia.
Dal loro sito:
“Hollaback! è un movimento internazionale che vuole mettere fine alle molestie in strada commesse ogni giorno nel mondo, Italia compresa. L’espressione “molestie in strada” si riferisce alla molestia a sfondo sessuale che avviene nei luoghi pubblici, e indica comportamenti quali:
- guardare insistentemente una persona
- fare commenti su di lei
- urlarle contro
- seguirla
- toccarla
- tentare di bloccarle il passaggio
- palpeggiarla
- mostrarle le proprie parti intime
- aggredirla
Hollaback! Italia nasce a novembre 2012, animato dalla convinzione che chiunque abbia diritto di sentirsi libero/a di muoversi negli spazi pubblici e di essere attraente senza per questo doversene fare una colpa. Il nostro sito è una risorsa per poter raccontare la propria storia senza essere vittime, rendendo evidente la frequenza con cui avvengono le molestie e permettendo a ognuna/o di contribuire al nostro progetto.
Lavorando con altri gruppi e associazioni in ogni parte d’Italia, vogliamo combattere gli atteggiamenti che conducono a questo tipo di comportamento e i vecchi canoni culturali che in molti casi lo giustificano. Vogliamo abolire l’accettazione culturale delle molestie sessuali.”
Di seguito vengono proposti alcuni degli stereotipi che siamo soliti sentire nel momento in cui qualcun* lamenta una molestia in strada.
“MITO n. 1 Sotto sotto, alle donne piace essere molestate in strada.
Non ci aspettiamo certo che chiunque detesti essere il bersaglio di commenti sul proprio aspetto fisico da parte di sconosciuti incrociati per la via, e ne sia sconvolto o si senta offeso nella propria dignità.
Ma se a tutti piacesse essere approcciati da sconosciuti, Hollaback! non sarebbe mai nato, così come non sarebbero nati i tanti movimenti contro le molestie in strada (Blank Noise Project in India, HarassMapp in Egitto).
Dal sondaggio di un’esperta americana sull’argomento, Holly Kearl, emerge che le donne non percepiscono come un problema i saluti, i complimenti e i sorrisi “neutri”, privi di connotazione sessuale. La maggior parte delle intervistate, però, li percepisce come sminuenti e persino minacciosi quando riguardano l’aspetto fisico. Dal sondaggio emerge inoltre che le persone più infastidite da questo tipo di trattamento sono quelle che lo subiscono quotidianamente o settimanalmente, e/o sono già state molestate verbalmente, seguite o/o aggredite.
Nessuno, “sotto sotto”, ama ricevere commenti razzisti, omofobici, sulla propria età, la classe sociale, la religione ecc. Perché mai dovrebbero quindi piacerci quando simili umiliazioni interessano il nostro sesso o la nostra identità? Forse perché ci arrivano allegramente trasformati in complimenti? Forse perché le donne sono socialmente condannate a preoccuparsi continuamente di suscitare il desiderio sessuale? Forse perché in tante culture gli uomini sono abituati a credere che le donne esistono a loro uso e consumo?
MITO n. 2 A essere molestate in strada sono solo le donne che si vestono in modo sexy.
Dal momento che le molestie in strada esistono ovunque nel mondo, anche in quei paesi che impongono un certo modo di vestire, non possiamo accusare le donne di essere molestate per via del loro abbigliamento. Come per il Mito n. 1, non vogliamo negare che esistono persone che si vestono per far colpo sugli altri. Ma nessun modo di vestire è un invito alle molestie. La maggior parte della gente sceglie cosa indossare in base alla propria cultura, alla professione che svolge, alle condizioni meteo, alla religione, a esigenze di comodità.. senza pensare se poi i passanti per la via la troveranno desiderabile: è solo una questione pratica.
Questo mito mette a nudo il rifiuto da parte di chi molesta di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e la tendenza di chi assiste senza intervenire a sentirsi giustificato per aver fatto finta di niente.
MITO n. 3 A essere molestate in strada sono solo le donne giovani e attraenti.
Le molestie in strada sono universali a livello geografico, temporale e demografico. Non sempre sono di natura sessuale – anche se sono proprio le molestie sessuali ad aver ispirato la creazione di Hollaback! e a costituire la maggior parte delle storie raccolte negli anni – ma possono colpire chiunque, ovunque, in qualunque momento. Ecco perché anche noi di Hollaback! Italia accettiamo testimonianze ad ampio raggio.
MITO n. 4 In realtà, chi si lamenta delle molestie in strada è gelosa/complessata/odia gli uomini/è una femminista nazistoide che vorrebbe bruciare il reggiseno/è una nemica della libertà d’espressione/non fa sesso/è una racchia.
Hollaback! riunisce persone di ogni nazione, gruppo etnico e religioso, di ogni genere, condizione sociale, età, idee politiche, grado di istruzione ed esperienze personali. Ciò che ci unisce è il profondo disprezzo per le molestie in strada e per ogni forma di dominio sull’altro. Il nostro desiderio è vivere in una società basata sul principio dell’uguaglianza, vivere la nostra quotidianità senza essere spaventati, minacciati, offesi… tutto qui. È questo il progetto di Hollaback!
MITO n. 5 Rimorchiare in strada è una forma di libertà d’espressione.
Così come lo è denunciare le molestie in strada. È solo una questione di punti di vista. In certi Paesi, la legge considera le molestie verbali e il contatto fisico al pari di una aggressione sessuale, in altri Paesi no. Secondo noi, combattere le molestie in strada significa promuovere la libertà individuale, piuttosto che il contrario. Desideriamo far sì che le persone possano vivere, lavorare, divertirsi e viaggiare all’interno di una società più sicura. Desideriamo garantire loro una maggiore libertà di movimento, di allacciare rapporti di amicizia, di vivere il proprio quartiere ecc.
MITO n. 6 A molestare le donne sono solo gli uomini eterosessuali, gli immigrati o chi ha un basso livello culturale e sociale.
Ricordate cosa abbiamo detto al Mito n. 3? Vale anche qui: a colpire può essere chiunque, ovunque, in qualunque momento. L’esperienza di Hollaback! insegna che chi molesta appartiene a qualsiasi gruppo sociale. Ed è per questo che, nelle nostre linee guida antidiscriminatorie, chiediamo di non specificarne l’origine, la classe sociale, l’orientamento sessuale, l’aspetto fisico ecc.. Hollaback! ambisce a cambiare i valori della società, non a puntare il dito.
MITO n. 7 Ma quali molestie, è solo un modo per rimorchiare.
D’accordo, se un uomo abborda una donna in un luogo pubblico, comincia a parlarle e le chiede il numero di telefono e, dalla risposta che lei gli dà, o da come lei si comporta, capisce che lei non è interessata e ne rispetta la decisione: è chiaro che non si tratta di molestia.
Le frasi e i gesti che costituiscono una molestia sono NON desiderati e NON reciproci. Il bersaglio viene privato della possibilità di scegliere chi può toccarlo e chi può entrare in intimità con lui. Si crea una interazione forzata. Le molestie in strada (che siano o meno a sfondo sessuale) hanno un’unica origine: il potere. Chi molesta non è minimamente interessato al benessere dell’altro, non vuole distribuire complimenti gratuiti, né costruire rapporti; vuole solo intimidire, maltrattare, prendere in giro e usare l’altro. E infatti, di fronte a un rifiuto, scattano gli insulti, le minacce, l’aggressività. I complimenti veri e il corteggiamento hanno una componente di gentilezza che manca del tutto nel caso di molestie.
Se avete intenzione di sedurre o fare un complimento sincero, avete mille altri modi per farlo senza passare per maniaci! Cercate quindi di intavolare una conversazione senza chiamare in causa l’aspetto fisico dell’altra persona. Il tempo è sempre un buon argomento per cominciare… Oppure i libri letti… O un evento che sta per succedere nella vostra città… Tenete conto del fatto che molto probabilmente una persona sola, di notte e/o in un luogo deserto o un quartiere sconosciuto, reagirà male a qualsiasi complimento, visto che si trova già in una situazione di disagio e può pensare di essere in pericolo. È quindi sensato evitare di avvicinarla, anzi tenersi alla larga può essere un modo per dirle che avete capito il suo disagio.
In generale, se la persona dà segni di fastidio o malessere, è più saggio chiederle educatamente scusa per evitare qualsiasi imbarazzo.
MITO n. 8 Gli uomini sono fatti così, meglio farsene una ragione.
Come abbiamo già detto, le molestie in strada trascendono qualsiasi barriera di genere e identità sessuale. Concludere semplicemente che “gli uomini sono fatti così” equivale ad arrendersi all’idea che maschio = dominio, equivale a sottintendere che combattere le molestie in strada va contro natura, equivale a offendere gli uomini, equivale a rifiutare qualsiasi discussione e studio scientifico sulle cause delle molestie in strada, equivale a fregarsene dei sentimenti delle vittime… Insomma, è una scusa bella e buona.
MITO n. 9 Nessuno ha problemi di molestie quando il molestatore è sexy.
Ci sono donne che amano o tollerano i fischi o i commenti sul proprio aspetto (sarebbe interessante fare uno studio sul perché, ma al momento limitiamoci a prenderne semplicemente atto). Il nostro sito quindi non farà per loro. Questo sito è per quel 80% delle 811 donne intervistate da Holly Kearl che affermano di stare sempre attente ai luoghi che frequentano. A quel 50% di loro che devono attraversare la strada e cambiare percorso per arrivare a destinazione. A quel 45% che evita di spostarsi da sola. A quel 26% che deve inventarsi che è in ritardo per un appuntamento. A quel 19% che ha dovuto traslocare, a quel 9% che ha dovuto cambiare lavoro per via delle molestie che subiva mentre si recava sul posto di lavoro.
Come per chiunque al mondo, la preoccupazione principale di queste donne è la propria incolumità, e non certo scoprire se possono essere rimorchiate da chi somiglia a una star del cinema.
MITO n. 10 Finché non c’è violenza fisica, è innocuo.
Col passare degli anni, le molestie subìte in strada si accumulano andando ad alimentare paure, disprezzo, demotivazione, umiliazione, frustrazione, rabbia… niente di buono, insomma. Se la molestia turba le persone più forti, che impatto avrà su quelle più fragili? Su quelle che non sono ancora in grado di scendere a compromessi con queste piccole violenze? Che cosa prova, per esempio, un’adolescente che viene seguita per strada? Oppure chi è sopravvissuto a uno stupro e viene palpeggiato su un mezzo pubblico?
Il ventaglio delle violenze sessuali è ampio: va dal semplice commento all’aggressione sessuale vera e propria. Lungi da noi l’idea di mettere sullo stesso piano le molestie verbali e lo stupro. Noi intendiamo solo affermare che anche le molestie non violente sul piano fisico posso provocare enormi danni a livello psicologico ed emotivo. In chi, in passato, ha subìto palpeggiamenti o violenze, anche un commento apparentemente innocente può scatenare ricordi traumatici, persino attacchi di panico, e ci vorranno molte ore, forse addirittura giorni, perché si riprenda dall’esperienza.”
Cominciamo a dire basta a questa cultura retrograda che tende a giustificare il molestatore la quale rappresenta solo un enorme ostacolo. Iniziamo a dire basta alla nostra società che sembra quasi dare appoggio e soprattutto comprensione a chi si comporta come un animale in preda ai bassi istinti : le tentazioni sono tante e l’uomo è predatore, la donna la sua preda e nel momento in cui i ruoli si invertono la femmina diventa magicamente puttana. La nostra è una società misogina che tende a considerare le donne come degli oggetti a disposizione degli ominidi, una società sessista che crea mentalità alterate.
Iniziamo a denunciare pubblicamente il molestatore. Perché oggi è un insulto, un’avances di troppo, un complimento fuori luogo, domani potrebbe essere una molestia più grave o uno stupro e in un futuro tutto ciò in cosa potrebbe degenerare? Femminicidio.
Non abbiamo bisogno di spregevoli commenti, schiamazzi e\o fischi come se fossimo in esposizione in un bancone: NON CHIEDIAMO “COMPLIMENTI” PERCHE’ NON NE VOGLIAMO. Non ci interessa sapere se siamo bone, quello che vorreste fare con le nostre tette o se andiamo bene per una serata. L’unica cosa della quale tutti necessitiamo è una società civile dove il poter camminare per strada in tranquillità e senza aver paura non rappresenti un’utopia.
Pin@