On line una rappresentazione del 1980
di Marco Cagnotti
Ci sono libri capaci di segnarti la vita. Magari non di sconvolgerla, ché quelli davvero si contano sulle dita di una mano. Ma certo di importi pensieri e riflessioni e sensibilità che poi ti porterai dietro sempre.
Nella mia biblioteca sono lì, su un ripiano tutto loro. Non sono tanti. Bizzarramente, sono tutti libri letti prima dei 25 anni. Ma forse no, forse è normale. In fondo dopo quell’età il pensiero si cristallizza, si diventa un po’ più cinici e stronzi, non ci si stupisce più di niente e tutto fa sempre un po’ cagare. Vabbe’. Però almeno l’eredità dei libri della gioventù rimane.
Fra quei libri, anche I fisici di Friedrich Dürrenmatt. All’inizio lettura scolastica obbligatoria, da portare all’esame di maturità di tedesco. Poi libro di quelli che, appunto, mi hanno indotto a riflettere in profondità, a pensare meglio al mio futuro, a quello che avrei voluto, potuto, dovuto fare per dare un senso alla mia esistenza. Sta lì, accanto al Galileo di Brecht, anche lui lettura scolastica poi diventata determinante.
Adesso mi segnalano nell’archivio della Radiotelevisione della Svizzera Italiana la versione completa (suddivisa in una prima e una seconda parte) di una rappresentazione del 1980, con la regia di Vittorio Barino. De I fisici m’è sempre mancata la possibilità di godermelo anche a teatro. Adesso so come occuperò un pomeriggio natalizio.