Dostoevskij in acciaieria
Pellicola datata 2008 e distribuita (solamente) quest’anno da Distribuzione Indipendente, I fratelli Karamazov, diretto da Zelenka, mette in scena la famosa opera scritta da Dostoevskij in una location inedita (un’acciaieria polacca). Il risultato? Un’ottima trasposizione, che muove i suoi passi dalle parti del teatro proletario, ma che fatica a riallinearsi alla realtà.
Una compagnia ceca giunge in Polonia per partecipare a un festival teatrale alternativo. Rappresenteranno I fratelli Karamazov di Dostoevskij. Le prove cominciano in una acciaieria dismessa e ogni componente della compagnia palesa i suoi problemi, ma la vera tragedia si consuma tra gli operai che si fermano a guardare gli attori sul “palco”: uno di loro ha il figlio ricovero in ospedale e rischia di morire.
Se l’interesse del regista era riproporre un testo classico in un’ambientazione inusuale, che recuperasse diversi elementi simbolo post-sovietici (l’acciaieria, immensa, desolante e pericolosa) allora Zelenka non convince appieno. Questo perché il testo letterario fatica a intrecciarsi con la realtà proletaria, che avvolge la pellicola. Diversamente se l’intento era di esibire delle ottime prove recitative in modo assolutamente insolito, allora ha centrato pienamente l’obiettivo. Difatti I fratelli Karamazov ostenta una compagnia teatrale affiatata e che mette in scena un’intensa trasposizione cinematografica, che rimane in perenne equilibrio tra il cinema e il teatro, tra la finzione (pochissima) e il testo. Dostoevskij si interrogava sul senso della fede e della morte. Zelenka fa lo stesso e si permette di costruire un dramma di straziante contraddizione: la tragedia di un padre che attende la sorte del figlio ricoverato in ospedale a causa di un incidente nella stessa fabbrica dove la compagnia di Praga sta provando.
Mero esercizio di stile o profonda riflessione, che però fatica a superare la quarta parete dello schermo cinematografico? L’interrogativo permane fino a fine pellicola, lasciando nella bocca dello spettatore un sapore agrodolce. Infatti la sensazione è quella di aver osservato un’interessante opera contemporaneamente metateatrale e metacinematografica, ma null’altro. Zelenka esibisce un cast interessante, ma manca il quid giusto per svelare la duplice lettura, che nella mente del regista (probabilmente) era chiara e definita.
Uscita al cinema: 27 marzo 2014
Voto: **1/2