[Articolo scritto in collaborazione con Giacomo Mastrotto e pubblicato sulla Webzine Sul Romanzo n. 1/2013]
L’oggetto potrebbe servire a materializzare l’immaginario suscitato dal libro, come può essere il caso di un pupazzo abbinato a un libro per bambini. Ad ogni modo, analizzare il fenomeno con strumenti puramente letterari o estetici non aiuta a comprenderlo fino in fondo; appare più interessante, invece, chiedere aiuto al marketing e tentare di applicare gli strumenti di analisi merceologica al mercato del libro.
Un libro non ha, in genere, bisogno di essere venduto in abbinata a un accessorio: per leggere, infatti, è sufficiente la vista. Solo i libri con immagini 3D, eventualmente, hanno bisogno del loro specifico paio di occhialetti di carta per essere gustati. Possiamo pensare, comunque, che un gadget contribuisca a rendere più appetibile l’acquisto, facendo leva su una serie di associazioni mentali.
Il concetto su cui riflettere è quello di bene complementare: l’uso di un bene dipende da un altro bene economico. Traslando il concetto nell’ambito del marketing librario, possiamo considerare come rappresentativo di una tale evenienza un libro di ricette per muffin venduto con i relativi stampini in silicone colorati (N. Pavan, Muffins, Guido Tommasi Editore, 2010). Il legame tra i due oggetti è piuttosto evidente: per provare le ricette proposte dal libro, ho bisogno degli stampi, altrimenti non sarà possibile cucinare i dolci. Si potrebbe effettuare l’acquisto degli stampi in un normale negozio di casalinghi, ma l’accoppiata non fa altro che incrementare il desiderio di acquistare questo particolare testo al posto di un altro libro di ricette analoghe.
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