Due occhi d’ambra splendente bucano le tenebre notturne. Passi felpati. Bastet, nictalope, avanza, fiera e composta. È diretta a Bubastis, città scomparsa nella polvere del tempo. Una legge degli antichi egizi prevede la pena di morte per chi osi uccidere un gatto, animale sacro. Se la morte di un felino avviene per strada incidentalmente in modo violento, chi lo trova deve allontanarsi un po’ dal corpo, piangere e lamentarsi per dimostrare di non avere niente a che fare con la sorte della bestiola. Se invece il gatto muore dentro casa, gli abitanti devono radersi le sopracciglia, chiudere gli occhi al defunto, comprimergli i baffi contro le labbra e bendarlo, emettendo lamentevoli suoni. Poi si procede all’imbalsamazione e infine alla sepoltura in un sarcofago o sottoterra.
Il culto del gatto magico alimenta fantasie e leggende. I persiani assediano Pelusio nel 500 a. C. Polieno, storico greco del II secolo a. C, racconta a questo proposito un importante episodio: Cambise, capo persiano, ordina ai suoi soldati di catturare vivi la maggior quantità di gatti possibile. Il giorno della battaglia gli egiziani vedono avanzare numerosissimi gatti che fuggono atterriti di fronte all’armata persiana, mentre ogni soldato di Cambise procede tranquillamente recando un gatto in braccio a guisa di scudo. Gli egiziani si rifiutano di combattere per timore di ferire qualche gatto e Pelusio viene conquistata senza che gli abitanti oppongano resistenza alcuna.
Anche la cultura giapponese non è esente da una certa venerazione verso i gatti. A Tokio dopo la loro morte, gli animali vengono portati in un cimitero adiacente ad un piccolo tempio, il Go-To-Ku-Ji all’interno del quale abbondano le immagini di gatti pietrificati o dipinti, in materiali diversi, carta, porcellana, bronzo o tela. Gli animali hanno tutti la zampa destra sollevata all’altezza degli occhi per salutare ed attrarre la curiosità dei visitatori. I giapponesi pensano che far seppellire il proprio gatto vicino al tempio consenta loro di trascorrere un futuro sereno.
Ma ogni luna ha il suo lato oscuro. Nel Vangelo del Diavolo, citato da F. Mary nel libro Il gatto, vita, storia, magia, edito da Ilte nel 1968, è scritto che tutti i gatti stringono un patto con Satana. Nessuno può dire che cosa essi guadagnino ma è certo che il diavolo li invita a far bisboccia con lui il martedì grasso. Quando il sole è alto nel cielo i gatti magici dormono perché sono creature notturne che vigilano quando le tenebre fitte avvolgono la terra e vedono e sentono ogni cosa. Per questo gli Spiriti Maligni, avvisati in tempo dai felini, hanno tutto il tempo di sparire prima che gli uomini possano scorgerli.
I Caldei ritengono che il gatto nero sia portatore di sventura e nelle opere letterarie dal XV al XVII secolo l’animale è sempre considerato inseparabile compagno delle streghe, come attestano anche numerosi processi per stregoneria.
Nel 1586, a Bergheim, Anna Winkelzipfel viene condannata ad essere arsa viva per aver tentato di buttare il malocchio ad un tale Jacques Potter introducendosi nella sua camera, di notte, indossando pelli di gatto nero. Nel 1620, a Vesoul, una donna di nome Janne Boille, viene giustiziata per aver avuto convegni col diavolo che le appare sotto forma di un enorme gatto nero. Nel 1861 Regnard dice che gli stregoni lapponi si vantano di riuscire a trasformare in gatti neri tutti gli uomini malvagi.
Le assurde tradizioni di alcuni popoli prevedono addirittura di bruciare vivi numerosi gatti per allontanare gli spiriti malvagi. A Metz per rimediare alle conseguenze di un’epidemia di ballo di San Vito si ardono vivi tredici gatti imprigionati in una gabbia di ferro. Gli inquisitori processano i gatti nei tribunali e li condannano a morte. Al pari di streghe e stregoni essi vengono anche torturati.
Tutto questo fa parte del passato?
A volte la storia si piega su se stessa, ciclicamente in un moto assurdo. Accanto a eleganti signore metropolitane che mettono il cappottino al gatto o al cane in pieno agosto per evitare che prendano freddo, c’è chi uccide e abbandona gli animali. In molti paesi sardi quando la gatta sgrava, si afferrano i gattini, li si mette in una bella busta di plastica e via, nella spazzatura. I più umani li sbatacchiano prima per evitare di sentire i miagolii della morte per fame e soffocamento. Altri li annegano. Pochi soldi pr pagare la sterilizzazione non ci sono. Cause sociali ed economiche.
Ma l’eccesso di soldi e l’affarismo criminale producono danni peggiori. In tutto il mondo cani randagi spelacchiati e sofferenti camminano per strada ricordando di aver avuto un tetto. Migliaia di cani e gatti sono stati uccisi brutalmente in Ucraina in occasione degli Europei di calcio. Ma se ne parla pochissimo perché il popolo va narcotizzato e stregato dall’idea della vittoria comune, condivisa. La favola bella e confortante dei giochi che uniscono. Il miele sanguinolento della forza della nazione racchiusa in un pallone che gira e nasconde logiche di scommesse e affari non sempre trasparenti. Oggi come ai tempi dell’antica Roma, certi trucchetti per distrarre le masse funzionano sempre. Un momentaneo oblio collettivo, l’isteria del “vogliamoci bene”, l’odio contro la squadra avversa, le bende sugli occhi, la volgarità degli striscioni. Sangue di animali, gruppi criminali, partite truccate.
Liberiamo la vista e invece di guardare passivamente iniziamo a vedere.
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