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Lo storico di Brema avanza anche la tesi che la ragione che indusse Hitler a far uccidere il capo delle SA, Ernst Roehm, insieme ad altri 150 suoi uomini, non fu tanto il progetto di un colpo di stato, ma la paura di essere ricattato da Roehm, che era notoriamente omosessuale. Nel libro di Machtan è scritto che "Roehm non solo era al corrente dei discutibili inizi della carriera politica di Hitler, ma era anche uno dei pochissimi a conoscere la sua omosessualità".- Che Roehm e i suoi uomini fossero in possesso di informazioni compromettenti sulla vita sessuale del Fuhrer si evince da una dichiarazione dell'amante del capo delle SA, Edmund Heines, il quale riferendosi ai toni altezzosi di Hitler dichiarò che "Adolf non ha alcuna ragione per sbraitare tanto, basta solo una mia parola e lui tace per sempre".
Secondo Machtan gli storici non hanno mai indagato troppo sull'omosessualità del Fuehrer, perchè "fino a poco tempo fa era un argomento tabù". "In fatto di camuffamento della sua vita privata - conclude lo storico - non si possono negare i successi di Hitler. Per riuscire a trovare qualcosa in molte fonti bisogna letteralmente pescare nel torbido e questo spaventa molti".
Una delle discussioni più difficili sull'omosessualità di alcuni dei personaggi che hanno lasciato un segno nella storia, riguarda Adolf Hitler. Il problema sta nel fatto che spesso si è voluto "screditare" gli oppositori riversando su di loro l'accusa di essere omosessuali, modo questo per renderne vulnerabile l'immagine davanti alle masse. Di tanto in tanto infatti capita di trovare sui giornali tesi secondo cui Lenin, Castro e tanti altri erano o sono omosessuali, ma, come si sa, la ricerca storica ha bisogno di prove inconfutabili. Di Hitler si è detto di tutto, ma quello che è certo è che durante il nazismo una moltitudine i omosessuali è stata condannata all'internamento nei Lager, dai quali pochi sono tornati.
E' un ex-infermiere, vedovo e pensionato, l'uomo che racconta d'essere stato obbligato, cinquantasette anni fa, ad andare una notte a letto con Hitler
«... Meine liebesnacht mit Hitler »: « la mia notte d'amore con Hitler», così l'ultimo numero di «Du und Ich» intitola un'intervista al settantaquattrenne Ernst Waldbauer, infermiere in pensione. La rivista, che tira centomila copie mensili, e' nel suo genere una delle piu' autorevoli pubblicazioni omosessuali della Germania Federale, decisamente superiore alle altre due consorelle «Dan» e «Him».
Le sue inchieste ed i suoi servizi periodici sulla situazione sessuale nelle scuole, sull'attitudine dei genitori verso i figli «diversi», sono state ampiamente riprese e commentate da buona parte della stampa tedesca, e varie personalita' non solo del mondo dello spettacolo, come Richard Burton o Bjoern Andresen, ma anche della politica o della religione come recentemente, l'autorevole Presidente delle Chiese (un'organizzazione protestante), il pastore Martin Niemoeller, non si sono rifiutati di rilasciare interviste.
Sulla vita sessuale del Fuehrer non si e' mai riusciti a sapere molto. Si parlava spesso di una sua presunta omosessualita' o, addirittura, di una vera e propria deviazione sessuale. L'ipotesi fu poi dimenticata quando saltò fuori la storia con la famosa Eva Braun, che egli sposo' addirittura in punto di morte, ma con la quale sembra certo che non abbia mai «consumato».
Si e' parlato anche di una sua grande passione per la figlia di una sorellastra, Geli: una ragazza che il giovane Hitler uccise in uno scatto d'ira e che fu l'unica persona di sesso femminile che, chi gli fu vicino, gli senti' mai rimpiangere.
Per il resto, nebbia fitta.
In ogni caso, con l'omosessualita', Hitler ci si e' scontrato indirettamente fin dagli inizi della sua carriera politica.
Omosessuale era Roehm, fondatore e capo assoluto delle S.A., colui che gli consegno' la Germania su di un piatto d'argento e che Hitler, per tutto ringraziamento, fece trucidare insieme a tutti i suoi collaboratori, nella «Notte dei Lunghi Coltelli», il 30 giugno 1934.
Omosessuale era Walter Funk ministro dell'Economia del Terzo Reich.
Omosessuale era Fritsch, comandante in capo dell'esercito tedesco.
Omosessuale era Heydrich, capo della Gestapo e « protettore della Boemia e Moravia.
Omosessuali sembra che fossero Goebbels, ministro della Propaganda, Himmler, il numero 2 del partito nazista, e Goering, il «dio» dell'aria.
Tutto cio' non deve far pensare che il nazismo fosse una sorta di «massoneria del terzo sesso». In effetti, se tanti erano gli omosessuali, molto piu' numerosi ancora erano i veri psicopatici, i deviati e i maniaci sessuali. Questo si spiega, seppure parzialmente, con l'abitudine tipica di Hitler, di preferire sempre uomini facilmente ricattabili e, di conseguenza, eliminabili quando non risultavano piu' comodi. L'omosessualita' del leaders nazisti, o legati al nazismo, «saltava fuori» nei momenti di contrasto con i leaders di grado «superiore». Dall'eliminazione di Roehm in poi, ogni repressione degli omosessuali fu giustificata legalmente in base all'articolo 175 del codice penale tedesco, il quale, in ogni caso, non prevedeva le pene cosi' assurde che furono comminate a decine di migliaia di cittadini.
Ma torniamo a Ernst Waldbauer. Nato il 16 dicembre 1897, otto anni dopo Hitler, vedovo, vive oggi con una figlia a Stoccolma, e ci tiene a precisare che non e' omosessuale, anche se, una sera dell'ottobre 1914 (non ricorda bene il giorno) ha avuto un rapporto sessuale con Hitler. Costui era molto amico di suo cugino, con il quale si intratteneva volentieri nella casa dei genitori a Tutzing, presso Monaco, a parlare appassionatamente di Marx. Una sera, il giovane Waldbauer fu avvertito dalla zia che quell'amico del cugino, quell'Adolf Hitler che abitava a Monaco, sarebbe rimasto per la notte con loro e, non essendoci un posto libero, avrebbe dormito nella sua stanza. Hitler entro' nella camera verso le 11, mentre il sedicenne Waldbauer era gia' a letto, al buio, con le candele spente per paura degli incendi. Adolf protesto' per l'odore sgradevole delle lenzuola, e chiese al suo ospite di poter dormire con lui. Waldbauer, ingenuamente, non rifiuto'. Appena entrato nel letto, il futuro dittatore comincio' a chiedergli se aveva la ragazza, a parlare della propria, che viveva allora a Wuerzburg con la madre e che, forse, era proprio la gia' citata Geli. Intanto Waldbauer, accortosi che l'altro si era eccitato, cominci' a capire un «po' di piu'», anche se afferma che «tutto quel che Hitler mi fece quella notte era nuovo per me».
E che cosa fece lo spiega con abbondanza di particolari. Tanto per cominciare gli carezzo' il ventre, il femore e poi prese il membro tra le mani, e sembro' meravigliato che l'altro non si eccitasse subito. Parlava continuamente della sua ragazza, della quale amava particolarmente i capelli rossi, e intanto lo masturbava, facendo lo stesso su di se'. Non si dettero baci, ne' qualcuno dei due sembro' desiderarli. Tutto si limito', sembra, ad una « doppia » masturbazione. Waldbauer insiste nel dire che non provo' alcun piacere ad avere nel suo letto il futuro assassino di 80.000 omosessuali. Alla fine Hitler torno' nel suo letto (segno evidente che, dopotutto, non puzzava troppo) e gli chiese di svegliarlo il giorno dopo di buon'ora, poiche' doveva tornare a Monaco. L'unica volta che si rividero, Hitler gli fece l'occhiolino
Men Nr.45 del 8 Novembre 1971 di Luciano Massimo Consoli
Gli «omicidi Röhm», un'operazione con cui cercò di eliminare testimoni scomodi
Sin dall'inizio della sua carriera politica, Hitler si era inserito nell'ambiente «omosociale» del suo entourage. Evidentemente, egli ci si trovava così bene da decidere di prendere parte fino alla fine a quella vita di gruppo. I suoi seguaci gli erano totalmente devoti e, guarda caso, mostravano scarso interesse verso le donne. Il fatto che Hitler li esortasse comunque a sposarsi per ragioni di occultamento non è affatto strano. La struttura di stampo mafioso della cerchia interna non garantiva soltanto una solida coesione, ma preveniva anche eventuali ricatti o delazioni.
Tutti i suoi membri condividevano il medesimo destino, perché tutti avevano qualcosa da nascondere: chi particolari tendenze sessuali, chi affari loschi.
Hitler riuscì inoltre a legare sempre più alla propria sorte politica i seguaci più assidui. A questo punto emerse infatti un Hitler pervaso «da una meschinità da piccolo criminale», il «macchinatore che era costantemente coinvolto in ricatti e menzogne», e che sapeva affrontare tutte queste difficoltà e salvarsi la faccia. La fiducia che egli riuscì a ispirare in seguito dipese soprattutto dalla sua capacità di schivare in modo diverso le insidie della carriera politica. Il fatto che negli anni compresi tra il 1930 e il 1934 nessuno sia riuscito a mettere in dubbio la sua integrità ha effettivamente del miracoloso. Il dittatore tradusse poi questa circostanza nella «provvidenza», anzi, nel «destino» di un'intera nazione. Secondo quanto affermato da Albert Speer nel 1945, Hitler aveva in gran parte derivato la propria vocazione politica dalle circostanze della sua esistenza e aveva motivato il proprio ottimismo col fatto «che in vita sua aveva già conosciuto molte situazioni difficili che si erano sempre risolte a suo favore». In effetti, solo pochi politici della stessa generazione impararono lezioni più severe di quelle apprese da Adolf Hitler; la tenacia e i nervi di ferro di cui andava tanto fiero sono perlopiù riconducibili, come la sua capacità di trasformazione, a quella stessa lotta per la sopravvivenza. In quest'ottica, la sua incredibile ascesa è anche conseguenza delle sue tendenze omosessuali. Sebbene, a partire dal 1933, la sua vita privata sia stata limitata in misura crescente dai doveri pubblici di Führer e cancelliere, Hitler riuscì sempre a ritagliarsi qualche momento di intimità. Come in passato, faceva visite segrete, e ora l' entourage lo copriva più che mai. Egli riuscì a condurre una sorta di doppia vita anche dopo il 1933, dovette solo organizzarla in maniera diversa e più accurata rispetto a prima. Dunque, esiste senza dubbio materiale sufficiente a tratteggiare un'immagine fedele della sfera privata del dittatore. Occorre «soltanto» studiare e analizzare oggettivamente i fatti storici, con imparzialità e senza falsi pregiudizi.
Anche se, una volta esaminata tutta la documentazione disponibile, la conclusione secondo cui Hitler era omosessuale appare inconfutabile, tale conclusione, tale verità non è tuttavia facile da dimostrare. Tanto più che la dittatura nazionalsocialista è un capitolo particolarmente triste della storia della repressione contro gli omosessuali. Come possiamo conciliare questo fatto con la nostra tesi? Hitler sapeva che nella sua vita c'erano particolari che avrebbero potuto nuocere tanto al suo carisma, al fondamento del suo potere, da dover essere nascosti a qualsiasi costo. Più rapida diventava la sua scalata politica e più l'attenzione dell' opinione pubblica si concentrava su di lui, più aumentava il rischio di essere smascherato come omosessuale. La situazione si esacerbò quando le SA, sotto la direzione di Ernst Röhm, ex amico del Führer, cominciarono ad accampare rivendicazioni di potere. Dal punto di vista di Hitler, nel 1934 Röhm era in procinto di aprire il vaso di Pandora. Hitler temeva un complotto, e Röhm sapeva molto, forse troppo, su di lui.
Il terrore di una delazione sessuale, e dell'inevitabile declino politico e sociale che essa avrebbe provocato, spinse il titubante dittatore a ricorrere a misure estreme. Si giunse così agli «omicidi Röhm», operazione durante la quale Hitler cercò di eliminare anche altri testimoni della sua omosessualità: una drastica misura volta a intimidire eventuali delatori e ricattatori. Röhm aveva giocato con il fuoco, e Hitler aveva spento le fiamme appena in tempo. La feroce persecuzione pubblica degli omosessuali serviva agli interessi privati di Hitler: il dittatore intimidiva i testimoni e ostacolava i ricatti, trasformando l'omosessualità in una sorta di monopolio, o meglio, nel suo monopolio.
E' evidente che tutto ciò era legato anche a disturbi psichici, o per essere più precisi a una forma di schizofrenia. Hitler aveva ceduto totalmente alla pressione delle convenzioni sociali e, nonostante tutti i suoi sforzi, non si liberò mai dall'obbligo snervante, anzi, logorante, di nascondere la propria omosessualità, a qualsiasi costo.
Vi era anche un altro elemento di cui tenere conto: il rischio che gli altri aspiranti a un ruolo di potere e di egemonia nel Terzo Reich (individui che possedevano un'energia criminale pari alla sua) lo scoprissero e, prima o poi, lo ricattassero o lo umiliassero pubblicamente.
Il Corriere della Sera, 7 ottobre 2001 di Lothar Machtman
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