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"I giardini venuti dal vento" di Gabriella Buccioli

Creato il 07 maggio 2010 da Patriziacaffiero

Un frammento di bellezza da
I giardini venuti dal vento di Gabriella Buccioli, Pendragon,2003:

"Uno dei miei ritrovamenti- salvataggio che considero fra i più riusciti ed anche, per me, fra i più importanti riguarda il piccolo fiore azzurro che un tempo, quando ancora i campi di grano si riempivano di erbe e fiori selvatici, era l'inseparabile compagno del papavero: il fiordaliso.
Centaurea cyanus.

Da bambina mi piaceva moltissimo: ne avevo un mazzolino in Panno Lenci che mettevo nei capelli e mamma ne aveva ricamati anche su un cuscino, naturalmente insieme a spighe di grano e papaveri.
È una pianta usata anche in farmacopea: i fiori in decotto rilassano gli occhi stanchi e li chiamano casse-lunettes.

Mentre il suo rosso compagno, forse di costituzione più robusta, si insinua ancora, qua e là, nei campi dell'estate ed è facile trovarlo, a volte, ai bordi della strada, il fiordaliso invece, è quasi scomparso; probabilmente, come altre piante delle messi, non è un grado di sopportare l'aggressione dei diserbanti chimici.

Così, quando, durante uno dei miei spostamenti, scoprii un prato lungo la strada dove, stranamente, ne crescevano parecchie piante, non persi neppure tempo ad annotarlo sul quaderno.

Visto che non ero lontana da casa e ormai stavo rientrando, andai direttamente a rifornirmi dell'attrezzatura necessaria e ritornai subito sul luogo del prelevamento.

Asportai alcune zolle di discreta dimensione, richiudendo con cura, come mia abitudine, i vuoti lasciati. Il fiordaliso non ama essere spostato e dovevo fare in modo che non se ne accorgesse affatto.
Con un'operazione accurata prelevai dal mio prato alcune zolle, delle stesse dimensioni di quelle in cui erano radicati i fiordalisi, e che inserii nei vuoti creatisi.

Quella sorta di intarsio vegetale riuscì perfettamente, diventando così la tecnica che continuo tuttora ad adattare ogni qualvolta voglio naturalizzare nel mio prato specie spontanee.

Per alcuni anni, perché quelle piante si propagassero, fu necessaria un'attenzione estrema: dovevo scoprire le piccole plantule appena nate, a primavera, per isolarle e proteggerle quando il resto del prato sarebbe stato falciato. (. . .)

Da qualche anno sono saliti, senz'altro complice il vento, sulla parte più alta della costa dietro casa.
Ho seguito con estrema cura la loro propagazione spontanea in quella zona perché immaginavo già come avrebbe potuto essere bella la scena quando al loro azzurro si sarebbe unito il giallo vivo della ginestra, che cresceva proprio lì.

Quest'estate finalmente la scena era come l'avevo pensata: incantevole, e spero che possa continuare a ripetersi.

Forse un giorno nelle aiuole dell'orto-giardino, che sono già invase dai papaveri, porterò qualche zolla con i fiordalisi che ancora non sono scesi fin laggiù e insieme a loro seminerò del grano, per ricreare una scena ormai dimenticata."

Paradiso ritrovato, di Patrizia Marani

I giardini (dove sono)

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