Michele Belfiore
Non conoscevo questi dolcini, tipici di carnevale, ma che si possono
trovare in tutto l’anno, è stato il mio amico Michele Belfiore, che trascorrendo molto
del suo tempo da felice pensionato, giu’ a Lipari, che me li ha fatti assaggiare per la prima volta.
La consistenza di queste delizie è molto simile agli struffoli campani, ma la variante eoliana si differenzia nel gusto.
Non sono esclusivamente eoliani ma li ritroviamo in altre parti della Sicilia e regioni meridionali, pur con qualche differenza.
La ricetta e’ quasi definibile familiare, come tanti dolci locali ogni famiglia e’ depositaria della ricetta, che è “tramandata”.
A metà tra il gusto delle tradizionali chiacchiere, le zeppole venete, le frappe Romane e gli struffoli napoletani.
Ingredienti:
- 1 kg. Di farina;
- 1/2 bicchiere di olio extravergine d’oliva;
- sale;
- vino bianco;
- 1/2 litro di vino cotto di malvasia;
- cannella;
- zucchero a velo.
Esecuzione:
Lavorate per almeno un quarto d’ ora la farina con l’ olio e il sale, aggiungendo vino bianco fino a quando la pasta sarà morbida ed elettrica. Lasciatela riposare per circa un’ ora, poi prendendone una parte (grande come un mandarino) formate un cordone del diametro di un centimetro lavorandolo bene in modo che l’ impasto risulti compatto. Tagliatelo a pezzetti di due o tre
gigi eoliani in originale incarto
centimetri ( i gigi) e ripetete l’ operazione fino ad esaurimento della pasta. Friggeteli in abbondante olio bollente (170 gradi), sgocciolateli e depositatoli su carta da cucina. Nel frattempo mettete in un tegame mezzo litro di vino cotto, portatelo ad ebollizione e immergetevi i gigi fritti. Rimestate per far assorbire bene il vino cotto. Con una schiumarola deponete i gigi su un piatto di portata e spolverateli con lo zucchero a velo e la cannella in polvere.
VN:F [1.9.22_1171]