Secondo un sondaggio Desmopolis il 65% dei giovani con meno di 35 anni ha lavorato senza essere retribuito. Tutti lavoratori e lavoratrici, in gran parte giovani, ben qualificati, spesso alle prese con lavori interessanti , creativi, belli.. Ma non pagati. Non per scelta, ma per ricatto o necessità. Un mondo sommerso.
In prima fila nell’universo del lavoro gratis ci sono gli stagisti , un problema cronico diciamo causa crisi. “Si può passare anche da uno stage all’altro senza migliorare niente o addirittura tornare indietro, da un lavoro ben retribuito a uno stage” racconta la fondatrice del sito larepubblicadeglistagisti.it Eleonora Voltolina. Nel mercato del lavoro lo stage è una condizione esistenziale, non retribuita nei maggiori casi.
Secondo dati Unioncamere , nel settore privato gli stagisti sono 322 mila. Il ministro Brunetta, diciamo il responsabile del pubblico, non vuole dare le cifre. La stima , non ufficiale, è di 200 mila , ma potrebbero essere più di mezzo milione. Al quale vanno aggiunti 200 mila aspiranti professionisti costretti a fare pratica per poi accadere con un esame di Stato ai mitici ordini professionali. Anche laddove i codici deontologici prescrivono che il praticante vada pagato , dopo un po’ di mesi di addestramento. Una regola inapplicata dalla ,maggior parte degli studi italiani , e ignorata persino dallo Stato.
Lo stagismo dilaga nei Comuni come nei ministeri , in tutto lo Stato e il parastato. E anche nelle ambasciate. Sono stati 1800 l’anno scorso e 580 quest’anno i neolaureati che hanno vinto i posti messi in palio al Ministero degli Esteri per fare stage presso le ambasciate. Una bella opportunità ma a caro prezzo : nessun rimborso spese, anche se ti mandano in paesi lontani.
Silvia Bencivelli (silviabencivelli.it) grida nel suo blog basta al volontariato. Basta alle telefonate di chi ti chiede di contribuire a un libro, moderare una tavola rotonda , scrivere, intervenire a un convegno, dimenticandosi sempre la questione soldi. Oppure massimo rimborsano un rimborso del biglietto del treno. Per alcuni il pensiero è : fai un bel lavoro , puoi anche farlo gratis. E questo rovina il mercato..
Il ricatto del lavoro bello ne soffre sia professionisti affermati sia giovani che vogliono emergere. Ragazzi pagati 3 euro per un articolo su un giornale blasonato. Peggio nel mondo dorato della Tv e cinema. Esiste il lavoro bianco : ti pagano i contributi ma non lo stipendio. Il problema è che ci sono molti attori che pur di sentirsi vivi accettano di lavorare gratis. Poi c’è il lavoro gratis venduto con grande opportunità , il privilegio di recitare per cinque minuti accanto a un grande della scena.
Ma il fenomeno è mondiale. In America un bando del dipartimento agli interni ha fatto arrabbiare i graphic designer. Si è deciso di cambiare il logo del bisonte e il ministero si è rivolto alla Rete: mandateci una proposta e pagheremo la più bella. Sul mercato professionale quel lavoro è valutato dai 20 mila ai 50 mila dollari. Chi vince il concorso vinceva 1000 dollari , gli altri lavoravano gratis.
Anche in Italia sono fiorenti le agenzie che fanno brokeraggio tra i clienti e i creativi , cercando sulla Rete le idee migliori a prezzi ridicoli. Premio mille euro a chi vince , zero compensi per gli altri. Negli Stati Uniti , dove i free lance si sono coalizzati, comincia una reazione forte contro queste pratiche. Così come i giornalisti-blogger che hanno scritto per il famoso Huffington Post e adesso hanno avviato una class action per avere una parte del ricavato avuto da Huffington dalla vendita.
In molte imprese non c’è voglia di riconoscere un lavoro professionale, ma la voglia di pagare poco, e risparmiare. A volte l'idea è non voglio spendere, Quindi non pago.