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di Ivana Vaccaroni. In questo articolo vorrei concentrarmi sulla generazione dei giovani di oggi.
Conosco molto bene tali ragazzi a causa o fortunatamente per la professione di insegnante che svolgo da un numero ormai quasi imbarazzante di anni. Sono fragili, è vero, insicuri e scarsamente motivati ma anche intelligenti e portati verso molte cose. La curiosità li spinge infatti verso più direzioni ma non esauriscono i loro dubbi approfondendo le nozioni che hanno a disposizione, lasciando spesso situazioni e fatti senza conclusione alcuna. Confessano di leggere piuttosto poco e ciò, per esperienza mia diretta, è la causa del fatto che ( e qui sta il punto) non sanno scrivere in italiano.
Usano molto scorrettamente la sintassi, non riescono a costruire un pensiero in modo coerente e coeso e si servono di espressioni banali per esprimere i concetti più profondi. Correggo compiti da un tempo immemorabile e ho visto scarsi risultati lungo il corso degli anni. I periodi sono sconnessi e spesso sospesi, un ammasso di parole indeterminate e confuse. Per non parlare della punteggiatura, adoperata a sproposito e senza criterio. L’errore sta nel non convincere i ragazzi fin dalla scuola primaria a leggere di più’ ma soprattutto (cosa che ribadisco loro in continuazione) a leggere non quello che PENSANO di aver scritto ma quello che realmente HANNO SCRITTO.
Ciò si rifletterà poi anche all’Università’ e sul posto di lavoro, quando dovranno comporre testi specifici e tecnicamente precisi. I recenti risultati di un sondaggio promosso dall’OCSE ha rilevato che le competenze degli italiani sia a livello linguistico che matematico ci collocano rispettivamente all’ultimo e penultimo posto a livello mondiale (Corriere della Sera di mercoledì 9 Ottobre 2013).
A chi o che cosa attribuire tale sfacelo? E’ questa la civiltà’ che, basandosi soltanto sulla comunicazione orale, non si preoccupa di migliorare la composizione scritta, impegnandosi esageratamente nella condivisione “orizzontale” di modi e mezzi espressivi? Internet, SMS, MMS ci mettono in comunicazione in pochi secondi con tutto l’universo ma sono la negazione dell’approfondimento e della ricerca individuale e accurata di testi che possano considerarsi corretti e ben argomentati.
Soluzioni immediate e sicure non possono esserci: un metodo utile potrebbe essere quello di far leggere e riassumere i testi considerati classici mantenendo la struttura, la sintassi e persino la punteggiatura originali. Compito arduo ma non impossibile. La lingua è da considerarsi il codice” base” attraverso cui comunicare, a qualunque latitudine, in ambienti sociali più o meno degradati e tra persone dei più disparati livelli culturali.
Tutti gli organismi responsabili della formazione delle future generazioni dovrebbero riconsiderare il percorso scolastico, partendo senza dubbio dalla riqualificazione degli stessi insegnanti. Linguistica, grammatica ma anche la composizione di testi scritti dovrebbero risultare indispensabili per il superamento dei vari esami, senza considerare anche la formulazione di pensieri coerenti e la logica di base durante i colloqui orali.
Se è vero comunque che dovremmo conoscere e usare più’ lingue…cerchiamo perlomeno di conoscere e usare al meglio la nostra!
Featured image, Aristarco di Samotracia nell’Apoteosi di Omero di Jean Auguste Dominique Ingres
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