di Micol Bruni*
Ho avuto modo di leggere in forma integrale l’Interpellanza Urgente rivolta al Presidente Renzi e al Ministro Franceschini da parte dell’On Gianfranco Chiarelli, riferita alla questione Soprintendenza a Taranto. Interessante il percorso giuridico. Interessante la richiesta posta come chiusa. Interessante il confronto sereno.
Dal punto di vista politico credo che occorrerebbe approfondire la problematica il cui risultato, però, non dovrebbe mutare perché, come sottolineato in un recente Convegno a Roma, bisognerebbe guardare alle potenzialità culturali di un tessuto territoriale. In virtù di ciò ritengo che nella elegante visione posta da Chiarelli il Museo dovrà restare centrale nel destino di Taranto e del Mediterraneo.
Non insisterei più sul piano tecnico, scientifico e giuridico sulla “questio” Soprintendenza centrale a Taranto. Perché è il Museo l’asse centrale che lega il Ministero con le culture sul (e del) territorio, e dal momento che il MarTa non è più un Museo periferico, ma rientra come ribadito in altre occasioni da chi mi ha preceduto, una grande Agenzia di culture e con la presenza di un direttore autorevole sul piano scientifico e manageriale, quale è Eva Degl’Innocenti, sono convinta che Taranto troverà la strada giusta per diventare Città degli Eventi, ovvero realtà inserita nel circuito delle culture.
Bisogna ricordare che il Museo ha oggi, soltanto oggi ribadisco, realmente un Direttore di Museo in un Museo autonomo completamente con due Consigli che indirizzano i processi culturali di un Territorio, che è geografia della geopolitica europea nel Mediterraneo. Ciò vuol, dire che Taranto, culturalmente, assume una sua rilevanza anche giuridica e istituzionale sul piano culturale.
Elemento che non c’era prima della Riforma. Il Museo era sostanzialmente soltanto un ufficio che dipendeva dalla Soprintendenza e giuridicamente (e istituzionalmente, nome vigente da cfr.) il direttore era il Soprintendente e, quindi, non c’era un direttore con delle specificità ben definite.
Il direttore oggi assume le competenze manageriali. Questo è il punto. Ed è una condizione tutta nuova che pone la città in modo autorevole nei confronti delle altre città europee che possiedono dei Musei autonomi sia nella gestione sia nella programmazione sia nella progettualità sia nella originalità degli eventi.
Quindi la situazione della Soprintendenza, le cui competenze centrali passano a Lecce significa poco, anzi nulla dal punto di vista culturale. A Taranto, invece, interessa gestire la Cultura e la cultura può essere gestita soltanto con l’autorevolezza di un Museo aperto a quelle culture sancite dal Codice dei Beni Culturali che vanno dai modelli materiali a quelli immateriali, dall’archeologia alle “culture dal vivo”.
Si tratta dunque non di uno scippo come si urla. Ma di una maggiore forza data (e opportunità) ad una città che ha bisogno di immagine e di saper valorizzare il proprio patrimonio. Occorre capire l’innesto giuridico per sfollare le tante incomprensioni.
Il Museo d’altronde ora potrà avere un rapporto anche didattico verso i nuovi saperi e verso quell’utenza che è bene attrezzata sul piano telematico. Soprattutto le nuove generazioni e il mondo della scuola dovrebbero abbracciare sinceramente e in modo convinto questa nuova situazione.
Taranto con l’autonomia del Museo sarà al centro delle culture degli eventi e sarà modello veicolare e veicolante di nuove capacità e nuove risorse. Le polemiche senza una base di fondo non hanno più senso. Gli aspetti giuridici servono soprattutto a far luce su alcune contraddizioni. Bisogna guardare al futuro per non restare passato. Le nuove generazioni devono leggere questa stagione come una grande e appassionante novità.
* Avvocato ed Esperta in Aspetti giuridici sui Beni culturali e autrice di saggi sul problema del rapporto giuridico tra tutela e valorizzazione
Magazine Talenti
I giovani guardino con passione ad una nuova stagione della cultura con il MarTa senza restare ancorati al passato
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