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I giurati di Creep Advisor: Alain Voudì

Creato il 19 gennaio 2015 da Visionnaire @escrivere

I giurati di Creep Advisor

Il concorso Creep Advisor vi è già stato presentato (QUI trovate il bando completo), ma quello che non sapevate è che a selezionare i testi sarà una giuria d’eccezione. Abbiamo scelto per voi sette autori di storie dell’orrore, uno più interessante dell’altro!

Ve ne presenteremo uno alla volta.

Dopo Danilo Arona e Diego Di Dio, proseguiamo con:

ALAIN VOUDÌ

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Alain Voudì è nato a Genova nel 1963, ma vive in giro per il mondo.

Grande appassionato di lettura e di scrittura, è stato vincitore o finalista in molti concorsi letterari. Suoi racconti sono usciti, fra gli altri, nel Giallo Mondadori, sulle riviste Robot, Delos Science Fiction Magazine, Fantasy Magazine e Writers Magazine Italia, oltre che nella serie “365 storie per un anno” (Delos Books), nella collana FantaErotika (Lite Editions) e nelle antologie “Il Cerchio Capovolto” (I Sognatori, 2011 e 2012). Collabora fin dai primordi alle collane Delos Digital, per le quali ha firmato tra l’altro la fortunata serie western-punk “Trainville” e diversi episodi della collana “The Tube”.

Alain è una vecchia conoscenza di È scrivere. Lo abbiamo già intervistato, insieme a Daniela Barisone, in occasione dell’uscita della prima serie di Trainville e abbiamo recensito più volte i suoi lavori: Arrivo a Trainville (vol. 1), Alla scoperta di Mister Pennyworth (Trainville n°2), Indipendenza violata, Laguna Beige.

Autore estremamente poliedrico e versatile, capace di dar vita alle ambientazioni più disparate, Alain ha recentemente vinto il secondo premio nel XX Trofeo RiLL con il suo racconto Variante chiusa.

Del suo racconto hanno detto:

Cit.: – Un racconto che si muove con maestria fra piani diversi. Il mistero, l’amore, il gioco, la seduzione si mescolano in modo sapiente in una vicenda racchiusa in una “trama di scuola”: la partita a scacchi con la Morte.

– Un soggetto classicissimo, sviluppato in modo ispirato e con un’ottima scrittura. Una situazione angosciante e claustrofobica che l’autore però riesce a non rendere tale.

– Un racconto sorprendente per la qualità della fattura, che riesce a evitare sempre il senso di noia da deja-vu e, anzi, è capace di generare una forte empatia fra il protagonista e il lettore. Avvincente.

Il grande successo della prima serie di Tranville ha portato la Delos a chiedere ad Alain una seconda stagione di cinque episodi (di cui quattro già pronti e uno ancora in lavorazione).

Tra gli ultimi suoi lavori si annovera anche l’ebook erotico “Il Mattatore”, altro lavoro che ha ottenuto un bel successo.

Per la sua poliedricità abbiamo scelto Alain come giurato. Ha scritto anche horror (il progetto The Tube in collaborazione con Franco Forte ne è un esempio), ma possiede le capacità per giudicare i testi nel loro insieme, senza fossilizzarsi sul genere.

I suoi ultimi lavori:

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Laguna Beige

Titolo: Laguna Beige
Autore: Alain Voudì;
Editore: Delos Digital
Formato: EPUB con Digital watermarking
Prezzo: € 1,99

Trama (dal sito Delos store): 

Che cosa sei disposta a fare per la persona che ami?

Venezia è la città più romantica del mondo, e i milioni di turisti che ne animano le calli ogni anno ne sono testimoni. Ma lo è anche per chi vi risiede? Maria, ventottenne veneziana, è di tutt’altro parere, almeno fino all’arrivo di Lorenzo. È grazie a lui che Maria scopre di essere una persona speciale, e che la sua specialità può fare la differenza in uno scontro tra forze soprannaturali che minaccia di distruggere la città dove abita…

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Il Mattatore

Titolo: Il Mattatore
Autore: Alain Voudì;
Editore: Delos Digital
Formato: EPUB con Digital watermarking
Prezzo: € 1,99

Trama (dal sito Delos store):

Quanto conta, davvero, la differenza di età? È possibile amare ed essere amata da qualcuno che potrebbe essere tuo padre?

Emilia ha poco più di vent’anni, e tutte le carte in regola per diventare un’attrice professionista. Poi incontra lui: il Mattatore, da quarant’anni dominatore del palcoscenico e protagonista di mille successi, tanto in teatro quanto sul grande schermo. All’inizio, la seduzione è per lei un’opportunità e per lui un gioco; ma pian piano, quando le maschere iniziano a cadere, entrambi scoprono che forse, questa volta, dietro al gioco c’è qualcosa di più. E la prova più importante per loro, quella dell’età, si prospetta più difficile di quanto immaginassero.

Intervista

Vi lasciamo, dunque, con una breve intervista al nostro giurato, così che possiate farvi un’opinione su di lui.

1) Recentemente sul nostro forum ci siamo posti una domanda: da dove nascono le idee?

Neil Gaiman, in questo articolo parla di confluenza e sogni a occhi aperti.

Ora questa domanda la giriamo a te: da dove pensi nascano le idee? E, soprattutto, da dove nascono le tue?

Scandalizzo qualcuno se rispondo “di solito, sotto la doccia”? È vero, giuro!

A parte questo, ho letto l’articolo di Gaiman, e concordo con lui (come potrebbe essere altrimenti? È uno dei miei autori preferiti!): la fonte delle migliori idee è la contaminazione, il paradosso, il pensiero laterale, la connessione violenta (e più violenta è, migliori sono i risultati) di concetti appartenenti a domini diversi tra loro.

Cambiare punto di vista, proprio come insegnava Robin Williams in L’attimo fuggente; ribaltare le situazioni; portare eventi reali alle loro estreme e più paradossali conseguenze: tutte queste tecniche possono fornire buoni spunti per una trama interessante. Bastano poi pochi decenni di pratica e qualche centinaio di ore di duro lavoro, e voilà: la tua storia è pronta… per essere rifiutata dagli editori e/o ignorata dal pubblico.

Ma anche questo È Scrivere, baby!

2) Raccontaci un po’ la tua esperienza al Trofeo RiLL. È un concorso che consiglieresti agli autori esordienti? Come ti sei trovato?

Lo confesso candidamente: mi sono lanciato nel Trofeo a mo’ di sfida a me stesso. Dopo una serie invidiabile di pubblicazioni con gran parte delle collane Delos, coronate dalla collaborazione con una testata di livello nazionale come i Gialli Mondadori, ti viene quel momento di dubbio nel quale inizi a pensare che quello che scrivi venga accolto non tanto per la sua qualità intrinseca quanto per il tuo nome “amico”. Per uscire da quel momento (che viene a tutti, perfino ai Grandi), l’unica scelta sensata è quella di metterti in gioco in un ambiente nuovo, in cui ripartire da perfetto sconosciuto; per gente come Stephen King o J.K.Rowling questo ha significato cambiare nome e pubblicare sotto pseudonimo; a me, pavido e minuscolo quale sono, è bastato allontanarmi di due passi da casa per confondermi tra la folla degli altri 345 autori di mezzo mondo che hanno partecipato al Trofeo di quest’anno. Vincere il secondo premio, in queste condizioni, ha rappresentato una salutare conferma: allora, forse, quello che scrivo non fa poi così pena, via! (…ma non montarti la testa: non hai vinto!)

Se lo consiglierei? Assolutamente sì! Si tratta di uno dei più blasonati e famosi trofei italiani per la narrativa fantastica (quella di quest’anno era la ventesima edizione), e permette ai vincitori di proporsi a una vetrina internazionale, visto che i loro racconti vengono tradotti e pubblicati anche all’estero.

E come se già questo non bastasse, il risultato più impagabile viene dal confronto con professionisti di grande esperienza, tra i quali non posso non citare Alberto Panicucci, che del Trofeo è motore immoto (e neanche tanto immoto, in effetti).

Certo, si tratta di un concorso di livello elevatissimo, e i partecipanti sono straordinariamente preparati: per un esordiente ciò rappresenta una sfida ai limiti dell’impossibile. Ma la posta in palio è tale da meritare senza dubbio il rischio di un insuccesso… o due… o tre…

3) Questa domanda continueremo a portela finché non ci darai una risposta soddisfacente: quando potremo vedere in commercio un vero e proprio romanzo tuo? Non racconti, non novelle, né storie a puntate. Proprio un vero romanzo.

Vuoi la verità? Chiusi nel cassetto ne ho due già finiti, uno da rivedere, uno a metà e uno da iniziare.

Il migliore tra questi, temo, è quello ancora da iniziare.

Non trattenere il fiato, aspettandolo.

4) Quando scrivi utilizzi una scaletta o lasci che sia la storia a proseguire il suo corso, senza schemi?

Non inizio a scrivere finché non ho tutta la storia ben chiara in testa: devo sapere da dove voglio partire, conoscere tutti i principali punti cardine e soprattutto avere ben chiaro il finale. Ciò non significa che non possa poi apportare aggiunte o varianti in corso d’opera, beninteso: anzi, lo faccio spessissimo; ma sempre rispettando la struttura di base, che è quella che infonde il significato intrinseco alla storia.

Per esempio, come ho già detto altrove, la saga di Trainville è nata scrivendo il suo episodio finale assieme a Daniela Barisone. Da quello, lavorando a ritroso, ha preso forma tutta la storia a precedere; e malgrado il numero totale di episodi sia ancora da definire (all’inizio ne erano previsti dieci, ma siamo già a dodici e ancora non sappiamo se dovremo aggiungerne altri intermedi) conosciamo già con ottima approssimazione gli eventi chiave della vita futura di Joanna e in che modo il suo arco narrativo andrà a concludersi.

Può anche succedere (è già successo, peraltro) che in corso d’opera io mi renda conto di un ulteriore possibile livello di significato della storia, e che decida di aggiungere ex post una sottotrama per rafforzare anche questo nuovo livello. La cosa funziona così bene che racconti inizialmente pensati per stare nelle 40mila battute finiscono talvolta per averne tre volte tanto, come è successo per “Alla deriva”: non è un’operazione consigliabile per i concorsi con limite di cartelle, temo.

5) Il tuo autore preferito e quello più odiato e perché.

Che razza di domanda è questa? Come faccio a scegliere? È crudele quanto chiedere a un bimbo se preferisce mamma o papà!

Per i preferiti te ne propongo una lista, scegli tu: Borges, Saramago, Marquez, Eco, Calvino, Murakami. Più qualche contemporaneo, primo fra tutti Gaiman, già citato prima (Eco e Murakami mi scusino, ma li considero già tra i Classici, perfino se sono ancora vivi e vegeti nel momento in cui scrivo). Se analizzi le loro opere, il perché dovrebbe essere ovvio: sono tutti autori che usano l’immaginario per descrivere la realtà come il reale non potrebbe mai fare.

Odiare? Non odio nemmeno la mia ex moglie, figurati se oso odiare uno scrittore!

Diciamo che non leggo per principio autori francesi (ammesso che ne abbiano di validi, ovviamente, cosa alla quale non ho mai creduto). Ma perfino tra i francesi ci sono eccezioni leggibili: Verne e Queneau, per esempio (Sartre era un filosofo e non conta, sebbene la sua narrativa sia Qualcosa).

6) Alcuni autori, mentre scrivono, si fanno ispirare da immagini. Altri preferiscono i suoni. Altri ancora si ispirano al gusto, ai profumi e agli odori. Tu quale tipo di scrittore sei?

Io dirigo, sul mio palcoscenico mentale.

Come spesso hanno notato i miei lettori (e i miei detrattori, che Dio li benedica), i miei racconti sono veicolati dai dialoghi; i personaggi parlano, e parlano, e parlano, ma agiscono pochino, per lo meno quando sono in scena.

Quasi tutte le mie scene sono “girate” in interni, e più ristretti sono, meglio è (nel primo episodio che ho scritto per The Tube, giusto per restare in tema horror, i protagonisti sono chiusi dentro due armadietti in un piccolo ufficio stretto nell’angolo di una stazione sotterranea della metropolitana: più claustrofobico di così!). Anche quelle poche scene che si svolgono in esterni, come avviene per esempio in Trainville 3, prevedono comunque due personaggi che chiacchierano senza far nulla di speciale: nel caso specifico, stanno in piedi sulla riva del Mississippi a osservare la corrente e le barche che passano.

Quando progetto i miei personaggi li “scritturo” dando loro la faccia, il carattere e la gestualità degli attori che amo; prima ancora di scrivere la prima riga, “attrezzo” l’ambiente in cui si svolgerà il capitolo proprio come uno scenografo prepara il palcoscenico.

Insomma: prima di tutto, ho bisogno di “vedere” la rappresentazione teatrale della scena che voglio descrivere; solo così posso liberare la mente dalle parole e concentrarmi invece su cosa sentono i personaggi dentro di loro, in modo da poterne far partecipe il lettore.

7) Quali sono, secondo te, gli accorgimenti da seguire per scrivere una buona storia horror? Dai qualche consiglio agli autori che intendono partecipare al nostro concorso.

L’orrore è ciò che non si vede. L’orrore è l’incerto, l’ignoto, l’invisibile, l’impossibile.

Il sangue e gli sventramenti sono i trucchetti di chi non sa spaventare davvero: lo scricchiolio sommesso di un pavimento in legno nel buio di una stanza deserta spaventa più di uno zombie che sbuca da dietro all’angolo facendo “bù”.

Specie se lo zombie indossa il naso di un pagliaccio.

Strappato dalla faccia di un pagliaccio vero, intendo.

 

Ringraziamo di cuore Alain per essersi reso disponibile a collaborare al nostro progetto!


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