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I Grandi del Jazz: 25 - Miles Davis

Da Robertocassandro
I Grandi del Jazz: 25 - Miles Davis
(1926-1991) compositore e trombettista, è considerato uno dei più influenti, innovativi ed originali e geniali musicisti di questo secolo.
Dotato di uno stile inconfondibile ed una incomparabile gamma espressiva, per quasi trent'anni è stato una figura chiave del jazz e della musica moderna.
Nel 1943, a 17 anni, suona con Eddie Randle dove incontra Fats Navarro con il quale diventerà grande amico.
Più tardi racconterà nella sia biografia che all'epoca possedeva in tutto tre dischi, uno di Lester Young, uno di Coleman Hawkins e uno di Duke Ellington, artisti che sono stati le basi del suo stile.
I Grandi del Jazz: 25 - Miles Davis
Nel settembre del 44 dopo il diploma, si trasferisce a New York per studiare ma soprattutto per suonare con Charlie Parker e Dizzy Gillespie.
Suonavano tutte le sere dalle 21,00 alle 05,00 del mattino, suonavano con Thelonius Monk, suonando e studiando, bevendo e facendo uso di droga, sempre più pesante.
Il be bop e tutto il jazz moderno nascono da queste folli session.
Davis è un continuo laboratorio e nello spirito più puro del jazz, continuerà sempre a studiare,a creare nuovi stili, sperimentando sempre, senza fermarsi.
Grazie a lui nasce il cool,l'hard bop, il modal,il jazz elettrico o jazz-rock e il fusion.
Praticamente tutto lo sviluppo della musica nel periodo d'oro degli anni 60 e 70 gira attorno a Mile Davis.
I Grandi del Jazz: 25 - Miles Davis
La sua fama di strumentista dalle sonorità inconfondibilmente languide e melodiche, il suo atteggiamento innovatore (peraltro mai esente da critiche), la sua figura di personaggio pubblico,hanno creato il mito già dai primi anni '60.
Il suo è un caso abbastanza raro: fu infatti uno dei pochi jazzmen in grado di realizzarsi anche commercialmente e forse l'ultimo ad avere anche un profilo di star dell'industria musicale.
Grande leader e trascinatore,dotato di una personalità laconica e difficile, spesso scontrosa, accentuata da una voce roca e raschiante, era nella realtà una persona timida, gentile e spesso insicura, che utilizzava l'aggressività come difesa.
Come strumentista Davis non fu mai un virtuoso, ma è tuttavia considerato da molti uno dei più grandi trombettisti jazz, non solo per la forza innovatrice della composizione, ma anche per il suo suono, che divenne praticamente un marchio di fabbrica , che in dischi come Kind of Blue trova la sua massima espressione.
I Grandi del Jazz: 25 - Miles Davis
Nel maggio del 1945 entra per la prima volta in sala d'incisione al posto di Gillespie che lascia il gruppo di Parker per problemi caratteriali.
Problemi, legati anche al consumo di eroina, che nel 1948 lo convincono a lasciare anche lui e a formare con Gil Evans un gruppo insolito, un nonetto con tuba e corno francese.
Con questo gruppo incide il famoso Birth of the Cool, con il quale realizza la sua prima evoluzione, la corrente chiamata appunto cool jazz.
Gli inizi degli anni 50 sono il primo periodo della sua graduale sparizione dalle scene,debilitato da una seria dipendenza dall'eroina e dall’alcool,decide di curarsi.
I Grandi del Jazz: 25 - Miles Davis
Nel 1954 riesce a vincere la fase acuta della dipendenza con l'aiuto e l'incoraggiamento del padre e per diversi mesi, per evitare ricadute, si isola completamente dal suo ambiente, rimane lontano dalla scena di New York fino a che non si sente pronto a ricominciare.
Nonostante questi problemi gli anni fra il 1950 e il 1954 rimangono un periodo molto importante per la sua evoluzione, non tiene spettacoli dal vivo ma incide molto in studio e collabora con diversi artisti.
I lavori di questi anni fotografano bene la sua personalità, studia moltissimo, pone le basi per i suoi lavori sia come compositore che come solista.
Come compositore conclusa l'esperienza iniziata con i complessi arrangiamenti di Birth of the Cool, passa a strutture armoniche semplici a cui sovrappone melodie lineari e aggraziate, che permettono una grande libertà di variazione in sede di esecuzione.
Come solista mette a punto il materiale che per molti anni elaborerà e sfrutterà nei suoi assoli, come nella title track di Walkin' e le due versioni di Bag's Groove.
Allo stesso modo affina il suo approccio alle ballad, che saranno il suo cavallo di battaglia fino a quando, all'inizio degli anni '80, deciderà di non suonarle più.
I Grandi del Jazz: 25 - Miles Davis
Per il suo ritorno alla ribalta sceglie il Festival di Newport del 1955 dove ottiene un grande successo con il suo leggendario assolo su Round Midnight accompagnato al piano da un grande Thelonious Monk.
Nel 1955 forma un quintetto con John Coltrane.
E' con questo gruppo che consolida il suo suono limpido, privo di vibrato, molto spesso ammorbidito dall'uso di una sordina Harmon, con un fraseggio rilassato.
Questa sonorità è così caratteristica da far classificare come "davisiano" ogni trombettista che vi si avvicini anche occasionalmente.
Nel 1957 scioglie il gruppo per i soliti problemi legati alla droga, lo riformerà l’anno dopo e con la presenza di Cannonball Adderly incide il suo capolavoro, l’album Milestones.
Nel 1959 incide Kind of Blue, un album che rivoluziona il jazz e che inaugura il modale.
I Grandi del Jazz: 25 - Miles Davis
Nel 1963 forma un nuovo quintetto con il quale incide lo stesso anno Seven Steps to Heaven e My Funny Valentine l’anno dopo, poi Four & More e In Europe nel 1964.
Questi album, che sono spesso considerati di transizione, sono il canto del cigno dell'hard bop.
Seguono, tra il 1966 e il 1968, altre produzioni di ottimo livello: Miles Smiles, Sorcerer, Nefertiti, Miles in the Sky e Files de Kilimanjaro, che vedono, negli ultimi due lavori, l'inserimento di strumenti elettrici (pianoforte, chitarra e basso) in un chiaro anticipo della fase fusion della sua carriera artistica.
Nel 1965 riprendono i problemi con la droga che lo costringono a fermarsi.
Alla fine degli anni 60 incide In a Silent Way e Bitches Brew, che fondendo per la prima volta alla perfezione il jazz con il rock, pongono le basi di un genere che sarà conosciuto semplicemente come fusion.
Bitches Brew è il suo primo disco d'oro, vende più di mezzo milione di copie, e lo proietta tra le stelle della scena rock.
I Grandi del Jazz: 25 - Miles Davis
Inizia a partecipare ai grandi concerti allora in voga, suona con i Grateful Dead, con Carlos Santana e con Steve Miller, accetta ingaggi ridotti pur di poter prendere parte a questo tipo di manifestazioni.
Le sue partecipazioni gli mettono contro tutti i puristi del jazz che lo accusano di essersi venduto, lo criticano per i suoi guadagni.
Nel 1970 prende parte al più grande festival rock della storia, quello dell'Isola di Wight, davanti a 600.000 spettatori.
Durante il concerto si accorda con Jimi Hendrix per un progetto discografico, purtroppo l'idea non vedrà mai la luce per la morte pochi mesi dopo del grande chitarrista.
Nel 1975 Miles inizia a ridurre la sua produzione discografica, il suo fisico è debilitato da anni di alcool e droga, è tormentato da diversi malanni: diabete, artrite (a causa della quale l'anno dopo dovrà operarsi all'anca), ulcera e problemi renali.
E' depresso, continua a drogarsi (soprattutto cocaina, marijuana e narcotici) e beve in maniera smisurata.
I Grandi del Jazz: 25 - Miles Davis
I suoi concerti vengono regolarmente stroncati.
La fusion che ha inventato dilaga, come già era accaduto per il cool jazz e per tutte le sue intuizioni.
Non gli sembrava giusto che i suoi ex musicisti ne godessero i frutti, pensava di non ricevere abbastanza riconoscimenti, pensava che il suo immenso talento, di cui si rendeva benissimo conto, non venisse universalmente apprezzato e questo nonostante guadagnasse più di mezzo milione di dollari l'anno, una somma enorme per l'epoca.
Si ritira dalle scene e smette di studiare e di esercitarsi.
I cinque anni che seguono sono un periodo di totale dipendenza dalla droga, dal sesso, dai comportamenti psicotici e dal graduale, crescente isolamento, che lo porta lontano da tutto e da tutti.
La sua assenza crea clamore e la sua leggenda continua a crescere.
Nel 1981 torna alla musica ma è l’ombra di sè stesso anche se i suoi album ottengono comunque un buon successo commerciale.
I Grandi del Jazz: 25 - Miles Davis
Nell'estate del 1991, i suoi amici ed ex collaboratori organizzano per lui un grande concerto nel corso del quale, per la prima volta dopo anni, accetta di suonare di nuovo i pezzi che lo avevano reso famoso ai tempi dei due quintetti.
Il 28 settembre 1991 un attacco di polmonite lo stronca all'età di 65 anni.
Nel 1992 esce postumo l'album Doo-Bop, il suo ultimo lavoro, dove per l'ennesima volta Miles inventa un nuovo genere musicale, l'Acid Jazz (un jazz che si miscela al funk, hip hop e rap).
Un artista che ha rappresentato come nessun altro lo spirito puro di questa musica, un vero artista che non ha mai smesso di studiare e di sperimentare.
Un artista fermato anche lui come tanti altri dalla droga, droga che lo ha sempre condizionato, che lo ha costretto a fermarsi per diversi anni, che ha bloccato la sua continua evoluzione.
Rimane la sua impronta indelebile e i suoi lavori ancora oggi oggetto di studio, lavori che fanno parte integrante della storia della musica.

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