Crescere è già di per sé molto difficile, ma la cosa si fa ancora più complicata e imbarazzante se si è un lettore di fumetti. Un po' perché rimani sempre legato agli eroi che ti hanno accompagnato durante l'infanzia e l'adolescenza, un po' perché la gente ti vede come un minorato mentale perché leggi cose per bambini (ok, quei maledetti nerd che non vivono d'altro li vedo pure io come dei minorati, ma stiamo nei casi 'umani') e un po' perché il cinema sembra continuare a proporti pellicole a tema da qualche anno a questa parte, esagerando, e facendoti capire dai molti incassi che gli eroi in calzamaglia portano a casa che la sindrome di Peter Pan sembra essere la caratteristica principale della tua generazione. Insomma, se da piccolo mi guardavo i cartoni dei supereroi su Solletico, adesso mi tocca andare al cinema. Il tutto diventa un po' come un pomeriggio infantile perenne. E se all'inizio la cosa inizia a farti piacere, a lungo andare inizi a desiderare che si facesse come un tempo, quando di film a tema fumettistico ne uscivano decisamente molti meno ma se non altro erano fatti meglio. Poi però l'etere inizia a parlare di questo Guardians of the galaxy, di come sembri un qualcosa di anomalo persino per una produzione Marvel e che forse può finire per accenderti l'interesse verso un genere che, vuoi per il primo capello bianco che ti spunta o perché non vuoi sembrare più infantile della tua ragazza che si guarda Pretty Little Liars, ha smesso di dirti qualcosa da un annetto a questa parte.
Peter Quill, furfante intergalattico 'conosciuto' anche col nome di Starlord, finisce dei guai dopo aver recuperato una strana sfera che però è ambita anche dal tiranno Kree Ronan. Per aver salva la pelle e scoprire la verità del misterioso manufatto, si dovrà alleare con dei disadattati alieni...
Della Marvel, non neghiamolo, cominciamo a essere un poco stufi. Troppi film, troppe pellicole riempitive per cercare di stemprare l'attesa per quelli che sono i veri pezzi forti della scuderia e, soprattutto, la sensazione che a un certo punto vogliano solo giocare a chi riesce a pisciare il più lontano possibile. E se la DC ha fatto quelle che sono state le mosse commerciali peggiori di sempre, la Casa delle Idee con le sue pellicole tutte uguali è riuscita nell'impresa di creare un vero e proprio universo narrativo nel quale ogni artigiano del cinema può passarsi il testimone di pellicola in pellicola senza che nessuno se ne accorga - altro che la personalissima trilogia nolaniana che deve essere per forza di cose rebootata. Cosa restava da fare, quindi? Ma ovviamente un film che, nonostante portasse sempre l'etichetta rossobianca che richiamasse in sala quei soliti quattro(milioni) di aficionados, potesse essere appetibile anche per chi di supereroi se ne sbatte altamente la fava. In più hanno chiamato a dirigere il tutto tale James Gunn, uno che veniva dal cinema indipendente e che sul tema del supereroismo aveva fatto quella deliziosissima cosa che era Super! - la versione ben riuscita di Kick-ass, se vogliamo dirla tutta. Qui l'autore ovviamente sminchia un attimo quella che poteva essere una sua poetica sul tema per un prodotto decisamente più fruibile dal grande pubblico, senza quell'umorismo disagevole e quelle scene altamente insane, eppure... eppure questo Guardians of the galaxy diverte, emozione e, soprattutto, ha cuore. Perché anche un film commerciale [come se i registi ceco-polacchi lavorassero gratis, dico io] può avere cuore. Ce lo ha dimostrato benissimo Guillermo Del Toro con quel capolavoro che è stato Hellboy: the Golden Army e questo film, pur non vantando la medesima genialità del sequel sul demone rosso, ci regala dei bellissimi momenti. Il fumettista Roberto Recchioni ha detto che con questo film la moderna generazione ha il suo Star Wars ma io, citando Santo Stefano, intimo di andarci piano coi sassi. Non scomodiamo i film che hanno fatto la storia, anche se è palese che questo film ha ben imparato la lezione di George Lucas e la sfrutta appieno, donandoci un universo stellare sporco quanto basta, con una tecnologia sballata [oh, a me tutto questo Apple-style ha un poco rotto] e dei protagonisti in grado di coinvolgere. «Morirò insieme ai più grandi idioti della galassia» dice la quota rosa del gruppo, ed è proprio questa frase che caratterizza in pieno questi personaggi. Degli idioti. Anzi, dei deficienti, ma nel senso più arcaico del termine, ovvero delle genti che soffrono della mancanza di qualcosa. Starlord è uno che ha visto la madre morire nella peggiore delle maniere e che è stato cresciuto da una razza aliena, il procione Rocket è il frutto di alcuni esperimenti malati, Drax il distruttore è mosso unicamente dalla vendetta verso la famiglia sterminata e Gamora vorrebbe riscattare un proprio passato tormentato al servizio di un tiranno. Ce ne sarebbe per fare un trattato di sociologia, ma il film fa la cosa più intelligente di tutte: si prende per quello che è, un film per ragazzini che ha il solo scopo di offrire una storia in grado di intrattenere. E lo fa con intelligenza, con un umorismo non banale o volgare e che al contrario di un certo Thor: the dark world non ha alcuna pretesa di epicità o serietà. Ci sono i momenti tristi, ma sono tutti veicolati secondo la naturale ottica del film. Che ironicamente, finisce per funzionare proprio perché quasi lontano da ciò che la Marvel ci ha abituati negli ultimi tempi di irrefrenabile dominio dei multisala. Quindi io dico che questo nuovo super (ma manco tanto) gruppo mi ha convinto e che sarò pronto a seguirli anche nella loro prossima avventura, nella speranza che la magia spaziale non finisca. O che i cattivi vengano sfruttati un ciccinino meglio, perché la presenza di Thanos è quasi inutile e quel sorrisone che lancia a un certo punto lo ha fatto sembrare per un attimo affetto da demenza senile...
Del resto, Avatar insegna bene. Se vuoi che il film abbia successo, la Saldanha deve o essere colorata o fare l'aliena - meglio se entrambe. Infatti in quanti film la ricordate che la la persona normale? Voto: ★★★ ½