.............Ricorda molto la crisi del credito del 2007-2008 la presente situazione. E sebbene la marea di un nuovo incipiente disastro possa ancora essere arginata dalla determinazione dei politici del Vecchio continente e soprattutto dalla volontà di quelli tedeschi, questa volta potrebbe essere anche peggio.
I contorni della crisi sono assai simili a quelli già visti nel dopo Lehman. C'è una forte contrazione della liquidità sui mercati finanziari, si sono quasi ingessati gli scambi sui titoli di stato, è iniziata una sorta di fuga dalle azioni che continuano ad essere il mercato più liquido, si rincorrono le voci di primary dealer (le grandi banche d'affari) che pretendono margini di garanzia più alti dai loro clienti. Infine gli hedge fund, che sono gli investitori più rapidi a percepire i cambiamenti, hanno iniziato a liquidare le posizioni.
Anche parecchi sintomi sono ricorrenti: le banche europee cominciano ad aver problemi nel reperire i fondi e si rivolgono con più insistenza alla Bce, come suggerisce uno studio di UniCredit; i tassi interbancari, come pure Euribor e Libor, sono in rialzo a dimostrazione che tra le banche cresce la diffidenza a prestarsi vicendevolmente denaro; gli investitori cercano rifugio nei titoli considerati più sicuri (come il Bund tedesco o il T-bond Usa) e aumenta la propensione a parcheggiare denaro nei titoli di liquidità, come lo Schatz a 2 anni europeo i cui rendimenti sono caduti allo 0,45%. Poco più di un mese fa erano ancora all'1%, in linea quindi con il tasso della Bce. Nel 2008-2009 era accaduto qualcosa di simile con i T-bill Usa a uno e 3 mesi, i cui rendimenti erano addirittura diventati negativi. Pur di mettere al sicuro la liquidità, gli investitori (leggi, soprattutto, le banche) sono disposti a sacrificare anche i guadagni.......................
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