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i guerrieri, gente in bolletta

Creato il 26 settembre 2013 da Plus1gmt

Se traducete alla lettera il termine storytelling di cui oggi tutti ci riempiamo la bocca per giocarci gli ultimi stralci di credibilità e valore aggiunto del lavoro di chi, come me, opera nel campo della comunicazione, ne risulta un “raccontare storie” che in italiano, e ve ne sarete accorti pure voi, ha una venatura ambivalente e beffarda. Raccontare storie significa anche “dire balle”, il che in parte è vero. Raschiando il barile della comunicazione aziendale oggi i brand cercano sempre più di immedesimarsi nelle persone con quel tono che suona come un non lo faccio mica per venderti qualcosa, ma solo per confermarti che siamo fatti anche noi di persone in carne e ossa che ogni giorno ti preparano il dado o il risotto liofilizzato come te lo prepareremmo a casa, a proposito di carne e ossa.

Non solo. La gente comune oggi in Italia che ha delle storie da raccontare è quella con cui ci provano tutti, la scontata banalità del quotidiano, scontato da un punto di vista marketing, dell’arrivare a fine mese. Esempi ce ne sono a iosa di questi tempi. Ci sono anche le aziende che raccontano sé stesse perché puntano sulle storie nel senso inglese del termine, cioè realtà dal volto umano che possano interessare i giornalisti, l’uditorio, il pubblico, i clienti, gli investitori eccetera. Poi ci sono le storie nel senso italiano, cioè le cose un po’ inventate o non del tutto vere, per non dire le bugie, che magari vengono confezionate e imbellettate con tutte le buone intenzioni o anche “solo” tra virgolette per aumentare i profitti, qui ci spingiamo nell’etica che fa a cazzotti con l’economia ma, come sapete, è un argomento antico quanto i sales manager.

Comunque, per farla breve, c’è questa campagna dei guerrieri dell’Enel che circola da un po’, ci sono gli spot alla tv che avrete visto tutti e c’è anche un sito Internet dove si possono inviare le proprie esperienze di guerrieri della modernità, un po’ come cantava Caparezza nella storia di “Luigi delle Bicocche“, non so se fa parte del vostro background culturale. Persone che, malgrado tutto, stringono i denti e vanno sempre avanti anche se sono alla frutta. Eroi, più che guerrieri. Si tratta di un’iniziativa pensata da una nota agenzia di pubblicità a cui è collegato un concorso per vincere una bici elettrica in cambio del racconto dell’esperienza di vita. Non so, è che a me che lavoro in pubblicità, le aziende che prendono le parti dei loro clienti risultano poco credibili, è come quando fai una domanda a una persona e non ascolti la risposta perché aspetti solo il momento di dire la tua, e in questo caso l’opinione dell’azienda è “bella storia, davvero, a proposito ho qui un contratto per una fornitura di energia che, visto che siamo entrati in sintonia, potresti firmare”.

Pensavo a tutto questo poco fa, mentre passavo di fronte a un negozietto che vedo ogni mattina venendo al lavoro, una specie di cartoleria ubicata fuori dai percorsi che portano alle scuole. Quindi, malgrado l’apertura in orari antelucani, c’è il padrone fuori dall’ingresso che spende il suo sorriso affinché mamme o ragazzini abbiano bisogno di una matita, una risma di fogli protocollo, una cartellina. Un guerriero a suo modo, perché già provato dalla concorrenza impari dei centri commerciali si deve scontrare anche con la difficoltà di intercettare clienti occasionali che possono aspettare la prossima spesa al centro commerciale per trovare matite, risme di protocolli e cartelline a meno.

Ma la storia nel senso inglese del termine legata a questa cartoleria è un’altra. In vetrina si vede un cartellone scritto a mano in cui sono comunicati numerosi servizi aggiuntivi, oltre alla vendita di articoli scolastici, giochi e oggettistica per regali dell’ultimo momento come in occasione delle festicciole di compleanno a cui tuo figlio è invitato. Il negozio fornisce servizi di invio fax, fotocopie, persino ricerche in Internet e posta elettronica. Nel senso che se non hai un’e-mail, puoi andare lì e utilizzare la casella di posta della cartoleria. Cose d’altri tempi e che mi fanno tenerezza, chissà gli introiti che portano servizi come questi. Ma verrà il giorno in cui passerò di lì e troverò il negozio vuoto, un guerriero in più incazzato nero e una storia in meno da raccontare.



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