Stamattina, dando la solita occhiata veloce ai giornali online, mi sono imbattuto nella notizia della morte di Sherman Hemsley, il protagonista della serie televisiva I Jefferson.
I Jefferson è stata una sit-com americana, trasmessa in Italia tra la fine degli anni settanta e gli anni ottanta (su Wikipedia si possono trovare tutte le informazioni e su Youtube ci sono un sacco di filmati).
Quello che mi piace ricordare, però – e che mi ha provocato uno dei soliti sussulti di tardo-nostalgia – non sono tanto i personaggi (in particolare il protagonista George, un piccoletto di colore, dall’andatura dinoccolata, burbero e rompicoglioni e la moglie Louise, paziente e comprensiva), quanto il contesto nel quale questa trasmissione veniva vista, al pari di altre (tipo, per esempio Happy Days).
Al contrario di quello che avviene oggi, quando la tv sembra assalire gli spettatori, usarli, traumatizzarli, spolparli e poi gettarli via, anni fa vi erano trasmissioni che oserei definire molto più rispettose del pubblico televisivo. I miei ricordi de I Jefferson sono quelli di me con i miei genitori a godersi per una mezz’oretta (forse anche meno) un sano umorismo; a sorridere lasciandosi alle spalle per alcuni minuti qualche pensiero; ad avere la percezione di essere “tutti insieme” e di lasciarsi poi con il sorriso sulle labbra. E’ un ricordo che si colloca dentro un quadro di vita familiare serena. Un po’ come quando giocavo a carte con mio padre e mia madre se ne stava seduta sul divano ed era chiara e netta la percezione del legame che univa la famiglia.
Forse si tratta proprio di tardo-nostalgie; forse è il rimpianto di sentimenti ed emozioni che se ne sono andate definitivamente e non sono state adeguatamente rimpiazzate. Può darsi.
Fatto sta che a volte anche una notizia del genere emoziona di più dell’altalena dello spread e delle borse, della nuova legge elettorale che non faranno mai, del rinvio a giudizio di Formigoni e Vendola e di tutte le altre minchiate…