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[*premessa: parto dal presupposto che non ho abbastanza conoscenze specifiche né- tantomeno- abbastanza esperienza sul campo per poter scrivere qualcosa che sia, al contempo, esaustiva ed interessante su uno dei periodi storici più importanti (per la portata delle scoperte ad esso correlati) e vasti (temporalmente) della storia dell’uomo, quindi chiedo a chiunque legga queste pagine di perdonarmi in anticipo qualora trovasse quanto sto per scrivere lacunoso o viziato nell’esposizione. sto autonomamente cercando di ampliare il più possibile le mie conoscenze sull’argomento, aggiornandomi e studiando tutto quello che trovo. l’articolo che leggerete è frutto di quel poco (di studio) che sono riuscito a far fruttare finora, e non vuole in alcun modo rappresentare un redatto nel grande castello di studi che altri, ben più esperti e pertinenti di me, stanno costruendo: il mio contributo vuole solo essere un modo (minuscolo) per spostare un momento i riflettori su una grande fetta di storia finita nel buio dell’ignoranza, per soffermarsi, riflettere, eventualmente discuterne.*]
coordinate sicuramente più precise sull’argomento le trovate nei link in coda al post.
com’è lecito aspettarsi, non sempre l’uomo è stato un infelice che lavora otto ore al giorno per una promozione (che il superiore magari gli darà solo dopo raccomandazione), o che torna a casa la sera dalla moglie casalinga disperata cogliendola all’ottavo bicchiere di vino della serata, o che instaura rapporti formali e fasulli con familiari e figli che lo ignorano persi dietro mura alte così di tecnologia alienante. non sempre si è recato nell’urna per votare ruffiani vecchietti o grinzosi burosauri che lo depredano del magro bottino conquistato a suon di frustrazioni. non sempre ha avuto paura del prossimo suo, degli immigrati, dei tagli di Marchionne e della FIAT, dell’ecocrisi globale e dei declassamenti della Moody’s. anzi, sarebbe meglio dire che è solo negli ultimi tormentatissimi secoli (che, sul grande libro della Storia e dell’universo, non sono che gli ultimi cinque minuti di un’ora) che abbiamo deciso di ritagliarci il nostro angolo di infelicità, stress e sudditanza.
I. Le Società Gilaniche
esiste tutta una parte considerevole di storia umana che è ufficialmente dimenticata dai testi scolastici e relegata a pochi specialisti che è in qualche modo doveroso conoscere. si tratta di un periodo che si pone a cavallo tra il Neolitico e la comparsa delle cosiddette ‘civiltà’ (egizi, babilonesi, assiri, sumeri e via dicendo), un’epoca compresa tra il 7000 e il 3500 avanti cristo (in qualche caso anche fino al 1500) e che è degna di nota non per la situazione di sanguinosa barbarie, violenza diffusa, miseria e privazione alimentare- come ci è stato insegnato nelle scuole e come ci viene continuamente ripetuto (vedi il concetto di “homo homini lupus” qui)- bensì per il suo essere l’eclatante evidenza storica che l’uomo è un'entità naturalmente portata alla cooperazione e alla collaborazione reciproca (non all’essere un ‘lupo per il suo prossimo’). la scopritrice di tutto questo è stata l’archeologa Gimbutas, che ha ridenominato queste società gilaniche, sincrasi coniata proprio per rappresentare il grado di assoluta parità tra i sessi in cui queste società (diffuse, all’epoca, in buona parte del Mediterraneo) erano organizzate: associazione paritaria tra ‘donna’ (γυνή) e ‘uomo’ (ἀνήρ). le prove archeologiche finora rinvenute non hanno trovato evidenza che esistesse una struttura statale (nessun governo, nessuna burocrazia, nessun centro di potere), né una struttura militare (nessun arma), nessuna struttura difensiva di sorta (mura o altro). le ricerche genetiche, corollario e complemento di questa scoperta, non hanno fatto altro che confermare quanto detto finora.
II. Tauromachia
un’immagine interessante, estremamente significativa, per tentare di comprendere un minimo la veridicità di quanto scritto finora, è rappresentata dalla famosissima Tauromachia, nel Palazzo di Cnosso, nell’isola di Creta- territorio facente parte della grande area delle società gilaniche. la conosciamo tutti: semplicisticamente, due donne e un uomo che giocano con un toro. innanzitutto c’è da notare che si tratta di una riproduzione di una scena di gioco (non di guerra, né di conquiste, né di sottomissione, né nulla di religioso), cosa quantomeno singolare rispetto ai nostri canoni; poi bisogna evidenziare la compresenza, sulla stessa scena, di elementi maschili e femminili, cosa che, nelle nostre società gerarchizzate sul modello patriarcale, difficilmente si è soliti vedere.
si tratta di un segno minimo, forse anche non del tutto compreso, di quello che è stato e che ci siamo lasciati alle spalle solo per avere qualche lavatrice, qualche superiore sbraitante e un po’ di tirannucoli in più.
III. conclusioni
visto lo straziante bombardamento mediatico di tragedie, lotte, disinvolte torture e guerre arbitrarie cui ci sottoponiamo quotidianamente, la vera domanda diventa: quanto tempo ancora deve passare prima di muovere un primo, decisivo passo verso la critica (e, quindi, anche l'auto-critica) del modello (le Istituzioni, lo Stato) di cui- masochisticamente- sorreggiamo il vessillo? quanto ancora deve passare prima di porci con onestà intellettuale verso il passato e tentare di riprenderci un futuro che ci stiamo togliendo (e ci lasciamo togliere) da sotto i piedi?
probabilmente molto tempo: l’importante, però, è incominciare.
qui qualche link:
quella gran parte di storia che sistematicamente ignoriamo: qui
un ottimo articolo: qui
chi era la Gimbutas? qui
uno scritto di Riane Eisler, che ha suffragato la tesi qui
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