Si trattava di testi profetici, scritti in greco, che fecero la loro apparizione nel VI secolo a.C., nel periodo della monarchia etrusca. Erano tre e sarebbero stati acquistati da Tarquinio Prisco direttamente dalla Sibilla Cumana. La preziosa raccolta veniva conservata nei sotterranei del tempio di Giove Capitolino, affidata a un apposito collegio sacerdotale.
Poiché ritenuti “rivelati”, i Libri Sibillini erano considerati una sicura garanzia dei destini di Roma e venivano consultati ogni volta che lo decideva il senato a seguito di gravi avvenimenti accompagnati da prodigi particolarmente terribili (dopo la sconfitta romana di Canne i sacri libri prescrissero che venissero officiati sacrifici umani).
I Libri Sibillini andarono bruciati nell’incendio dell’83 a.C. che distrusse il tempio di Giove, e furono sostituiti qualche tempo dopo da altri testi profetici, pure attribuiti alle estasi ispirate delle Sibille. La nuova raccolta fu trasferita da Augusto nel tempio di Apollo sul Palatino.
La Sibilla
“Così la neve al sol si disigilla; così al vento nelle foglie levi si perdea la sentenza di Sibilla” ( DANTE, Paradiso XXXIII, 64-66)
La Sibilla, una figura della mitologia greca e romana, era una donna, sposa di un dio, di cui ne era la profetessa, la tradizione vuole che questa figura sia sempre una giovane vergine, anche se Ovidio la raffigura molto vecchia.
Le leggende enumerano circa dieci sibille ognuna delle quali fa riferimento ad un gruppo etnico, tra queste ricordiamo le più importanti come la sibilla Eritrea, la sibilla Cumana, la sibilla Delfica.