[Traduzione di Redazione da: https://www.stratfor.com/geopolitical-diary/limits-iranian-expansion/Stratfor]
E’ facile guardare lo scontro nello Yemen come l’ennesima battaglia settaria per procura nella regione. L’Arabia Saudita sta combattendo i ribelli filo-iraniani e navi da guerra iraniane sono apparentemente al largo contro la marina saudita, che sta bloccando i porti dello Yemen. E con il numero di incidenti di sicurezza salito all’interno del regno saudita, molti si chiedono se un ruolo saudita più assertivo nella regione possa finire per portare più problemi, con potenziali ripercussioni nella provincia orientale a maggioranza sciita dell’Arabia Saudita ricca di petrolio. Uno sguardo più attento alle capacità iraniane, tuttavia, può rivelare un quadro meno allarmante.
In primo luogo, la definizione del conflitto come confessionale è un po’ esagerata. Lo Yemen è stato a lungo in lotta con se stesso. Fazioni come gli Houthi hanno approfittato di una lotta di potere a Sanaa. Al Qaeda, i separatisti del Sud e varie fazioni tribali, nel frattempo, stanno giocando su vari fronti. Anche i separatisti dello Yemen del Sud hanno ammesso di ricevere sostegno finanziario e addestramento militare iraniano nell’estate 2013. Per inquadrare la guerra nello Yemen come una battaglia contro un tentativo iraniano per l’egemonia regionale, Riyadh può giocare sulle emozioni per spingere una coalizione sunnita a reagire.
L’Iran ha avuto un ruolo poco chiaro ma secondario nel rifornire i ribelli Houthi nello Yemen, ma con un blocco di alleati a guida saudita ora in effetti ciò diventa molto più difficile. L’Iran sta anche cercando di mostrare i muscoli, trasformando mediaticamente un normale avvicendamento nel suo gruppo navale nel Golfo di Aden. Ma l’Iran non è in procinto di entrare in una battaglia navale perdente con le forze navali saudite ed egiziane nello stretto di Bab el-Mandeb. Mentre Riyadh proietta la sua potenza dalla penisola arabica, è semplicemente troppo ambizioso per la piccola flotta iraniana operare molto al di fuori dell’ombrello di copertura aerea.
Tutt’al più, l’Iran è in grado di incoraggiare l’attività dei militanti sciiti, innanzitutto attraverso i canali religiosi a Beirut e in Bahrain che passano tra l’intelligence iraniana e i leader della comunità sciita saudita. Per quanto l’Iran voglia costruire una quinta colonna nel regno saudita, l’Arabia Saudita appare ancora in grado di contenere i disordini di basso livello nella parte orientale per proteggere la sua ricchezza petrolifera. In secondo luogo, la capacità iraniana nel regno saudita è minima. Una sparatoria nella città saudita orientale di al-Awamiya il 5 aprile, che si è conclusa con un poliziotto saudita morto e altri tre feriti, ha fatto crescere l’allarme che l’Iran possa attizzare il fuoco dei disordini. Attacchi sporadici, che di solito coinvolgono piccoli gruppi di uomini armati in imboscate ai controlli di sicurezza, si sono verificati nella provincia orientale dell’Arabia Saudita nel corso degli ultimi due anni. Ma non abbiamo visto alcun miglioramento delle capacità e dell’organizzazione degli attivisti sciiti che sfidano le autorità saudite. Come dimostrato dal raid della polizia e dalla continua dipendenza dei militanti dalle armi leggere, l’Arabia Saudita ha mantenuto uno stretto controllo sulla provincia orientale per una buona ragione. Inoltre, Riyadh sembra essere stata molto efficace nel prevenire che un sostegno materiale raggiungesse i ribelli al suo interno.
A dire il vero, un riavvicinamento USA-Iran aiuterà a riabilitare l’economia iraniana, consentendo a Teheran di proiettare la sua influenza nella regione. Di conseguenza, le potenze sunnite stanno intensificando gli sforzi per frenare le ambizioni dell’Iran. Ma il recupero dell’Iran non deve essere scambiato per una rapida espansione di potere. Il potere iraniano ha raggiunto il picco con la caduta di Saddam Hussein in Iraq ed è declinato di nuovo quando la guerra civile in Siria ha acquisito slancio. Teheran sta ora lottando per sostenere i suoi alleati a Baghdad e a Damasco. Con la Turchia e l’Arabia Saudita che cercano di colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti, l’Iran cercherà di conservare i suoi guadagni piuttosto che aprire nuovi fronti.