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I limiti e i costi delle rinnovabili

Creato il 30 settembre 2010 da Lorenzo_gigliotto

Demonizzare il nucleare a favore delle rinnovabili è un errore. Per tutta una serie di ragioni. Lo spiega in modo chiaro, in un articolo riportato da Il Riformista, Carlo Ripa di Meana, ambientalista ed ex leader dei Verdi, che già una decina d’anni fa, quando in Italia non si parlava ancora di ritorno al nucleare, aveva evidenziato alcuni limiti delle energie cosiddette “alternative”.
Limiti tuttora evidenti, in primis da un punto di vista economico. A tale proposito, spesso si parla di una maggiore “convenienza” delle rinnovabili rispetto al nucleare, sottolineando come l’energia atomica comporterà forti investimenti da parte dello Stato, e a farne le spese saranno inevitabilmente gli italiani. Al momento non sono previsti costi ulteriori per affrontare il passaggio al nucleare; al contrario c’è da dire, come sottolinea Ripa di Meana, che le rinnovabili sono costate e costano tuttora non poco allo Stato.
Basta dare un’occhiata all’articolo: “Secondo le previsioni dell’Autorità dell’energia – spiega – sulla base degli impegni assunti, nel 2020, in sede europea, e cioè a regime, il flusso di incentivi dovrebbe raggiungere in Italia i sette miliardi di euro, che verrebbero assorbiti soprattutto dall’eolico e dal fotovoltaico. Al momento attuale, con i certificati verdi, introdotti nel 1999 con il decreto Bersani, la maggior parte degli incentivi vanno all’eolico, le briciole alle mini-centrali elettriche e alle biomasse…Quanto al fotovoltaico, i finanziamenti sono più recenti e sono altissimi: anche questi raggiungono il miliardo“. Non si può affermare, quindi, che l’investimento sulle rinnovabili non sia stato “impegnativo” per il nostro Paese.
Un altro mito che bisogna definitivamente sfatare è la contrapposizione tra il nucleare e quelle che vengono chiamate anche “energie pulite”, come se quella atomica non lo fosse. Niente di più falso: l’energia prodotta da un impianto nucleare è pressoché priva di emissioni di anidride carbonica e quindi a favore dell’ambiente. Tralasciando dati e cifre che potrebbero solo confondere le idee, la dimostrazione più evidente è  data dall’esempio di alcuni Paesi europei, dove lo sviluppo dell’energia nucleare va di pari passo con il rispetto per l’ambiente. Su tutti la Finlandia, da ormai due anni al vertice della classifica europea della vivibilità. Il Paese scandinavo, secondo il gruppo di lavoro coordinato dall’economista Joseph Stiglitz per conto di Newsweek, eccelle per diritti civili, sostenibilità e qualità della vita.
A proposito di sostenibilità, l’attuale governo, formato da Conservatori e Verdi, accanto alle rinnovabili, già ampiamente presenti, sta sostenendo il nucleare, al punto da finanziare la costruzione di quella che sarà la più grande centrale del mondo, con annesso smaltimento di rifiuti radioattivi.
Da notare che la decisione è stata presa anche dal partito ecologista per eccellenza, quello dei Verdi, appunto.
È pur vero che quella finlandese è una realtà profondamente diversa da quella italiana, sotto tanti punti di vista. Ma il caso della Finlandia dimostra in modo chiaro che rispettare l’ambiente non equivale a rinunciare al progresso, dicendo addio al nucleare.



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