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I linguaggi della piazza e il vocabolario dei poeti per la Giornata Internazionale della Lingua in "La poesia, la piazza, le parole" di Pierfranco Bruni e Marilena Cavallo
Da Lalunaeildrago
I linguaggi della piazza e il vocabolario dei poeti
per la Giornata Internazionale della Lingua
in "La poesia, la piazza, le parole"
di Pierfranco Bruni e Marilena Cavallo
In occasione della Giornata Internazionale della Lingua (21 febbraio) il saggio: "La poesia, la piazza e la parole" di Pierfranco Bruni e Marilena Cavallo, (edizione elegante Pellegrini) con un affascinante titolo: "Incontrarsi senza darsi appuntamento" costituisce uno strumento di estrema importanza sia sul piano didattico sia su quello strettamente letterario legato, chiaramente, alla promozione della lingua italiana in un confronto con i “vocabolari” dei poeti del Novecento. Lo studio pubblicato, in una veste editoriale pregiata, con in copertina “Le piazze d’Italia” di Giorgio de Chirico, dalla Casa Editrice Pellegrini ([email protected]), rientra nelle attività della promozione della cultura italiana. Il testo si arricchisce di un DVD sulle piazze dei poeti.
Il lavoro di Pierfranco Bruni e Marilena Cavallo rimarca, con il successo e il consenso che continua a riscuotere anche in molti Paesi Esteri, la necessità di un contante confronto didattico – pedagogico tra la lingua e la letteratura, tra lingua e i luoghi: appunto la piazza rappresenta un luogo – riferimento centrale. Lo studio si presenta con una Prefazione di Neria De Giovanni, Presidente dell'Associazione Internazionale dei critici letterari e studiosa, tra le più importanti, di Grazia Deledda, e una Postfazione di Gerardo Picardo, giornalista e scrittore e autore di numerosi testi filosofici ed è tra i maggiori studiosi di Giordano Bruno. Tra i poeti presi in considerazione ci sono Vincenzo Cardarelli, Salvatore Quasimodo, Vittorio Bodini, Cesare Pavese Rocco Scotellaro, Corrado Alvaro, Francesco Grisi, Alfonso Gatto, Sandro Penna, Raffaele Carrieri, Antonia Pozzi, Amelia Rosselli, Ada Negri, Leonardo Sinisgalli. Il punto di partenza resta la poesia di Gabriele D’Annunzio. Poeti contemporanei all’interno di un contesto generale che annovera anche poeti moderni come Michele Parrella e Corrado Calabrò. Nel saggio di Bruni e Cavallo ha sottolineato, in suo articolo, il Dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione Franco Magariello: “È presente tutta l’umanità variegata e fragorosa nella piazza di Bruni e di Cavallo. E’ questa una piazza mediterranea: in essa il lettore è ospite atteso e gradito. La piazza è infatti la piazza del mondo. La poesia italiana novecentesca è rivisitata attraverso la piazza. Questo studio appassionato non disdegna l’esemplarità di compagni di viaggio, quali Omero e Virgilio, che, come gli autori di oggi, sono fortemente legati alla cultura mediterranea”. Il saggio è frutto di un profondo studio sul rapporto tra le lingue e i luoghi. Cossì annotano Pierfranco Bruni e Marilena Cavallo: “è proprio il concetto di piazza a trovare nella poesia italiana un riferimento importante non solo come metafora di una rappresentazione di un luogo definito, ma soprattutto come incontro tra culture. La piazza resta, in poesia, quell’agorà in cui spazio e tempo si definiscono nella misura in cui il luogo diventa una metafora di dialogo. La poesia, che è espressioni di sentimenti, di sensazioni e di esperienze linguistiche, si racconta anche grazie all’essere del luogo. Ci sono poeti nella letteratura italiana del Novecento che hanno recitato la piazza e hanno fatto della piazza un tempo della loro esistenza. La piazza la si recita come un spazio geografico vero e proprio ma anche come un’ allegoria del recupero di una centralità di un tempo che non è cronologico o storico ma profondamente onirico”.
Il lavoro di Pierfranco Bruni e Marilena Cavallo rimarca, con il successo e il consenso che continua a riscuotere anche in molti Paesi Esteri, la necessità di un contante confronto didattico – pedagogico tra la lingua e la letteratura, tra lingua e i luoghi: appunto la piazza rappresenta un luogo – riferimento centrale. Lo studio si presenta con una Prefazione di Neria De Giovanni, Presidente dell'Associazione Internazionale dei critici letterari e studiosa, tra le più importanti, di Grazia Deledda, e una Postfazione di Gerardo Picardo, giornalista e scrittore e autore di numerosi testi filosofici ed è tra i maggiori studiosi di Giordano Bruno. Tra i poeti presi in considerazione ci sono Vincenzo Cardarelli, Salvatore Quasimodo, Vittorio Bodini, Cesare Pavese Rocco Scotellaro, Corrado Alvaro, Francesco Grisi, Alfonso Gatto, Sandro Penna, Raffaele Carrieri, Antonia Pozzi, Amelia Rosselli, Ada Negri, Leonardo Sinisgalli. Il punto di partenza resta la poesia di Gabriele D’Annunzio. Poeti contemporanei all’interno di un contesto generale che annovera anche poeti moderni come Michele Parrella e Corrado Calabrò. Nel saggio di Bruni e Cavallo ha sottolineato, in suo articolo, il Dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione Franco Magariello: “È presente tutta l’umanità variegata e fragorosa nella piazza di Bruni e di Cavallo. E’ questa una piazza mediterranea: in essa il lettore è ospite atteso e gradito. La piazza è infatti la piazza del mondo. La poesia italiana novecentesca è rivisitata attraverso la piazza. Questo studio appassionato non disdegna l’esemplarità di compagni di viaggio, quali Omero e Virgilio, che, come gli autori di oggi, sono fortemente legati alla cultura mediterranea”. Il saggio è frutto di un profondo studio sul rapporto tra le lingue e i luoghi. Cossì annotano Pierfranco Bruni e Marilena Cavallo: “è proprio il concetto di piazza a trovare nella poesia italiana un riferimento importante non solo come metafora di una rappresentazione di un luogo definito, ma soprattutto come incontro tra culture. La piazza resta, in poesia, quell’agorà in cui spazio e tempo si definiscono nella misura in cui il luogo diventa una metafora di dialogo. La poesia, che è espressioni di sentimenti, di sensazioni e di esperienze linguistiche, si racconta anche grazie all’essere del luogo. Ci sono poeti nella letteratura italiana del Novecento che hanno recitato la piazza e hanno fatto della piazza un tempo della loro esistenza. La piazza la si recita come un spazio geografico vero e proprio ma anche come un’ allegoria del recupero di una centralità di un tempo che non è cronologico o storico ma profondamente onirico”.
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