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I linguaggi e la poesia visiva

Creato il 29 maggio 2011 da Faprile @_faprile

domenica, 29 maggio 2011 I linguaggi e la poesia visiva

Anni ’50. Il concretismo del gruppo Noigrandes. I fratelli De Campos, Decio Pignatari – il movimento Concretista brasiliano, 1956. Ancora. Carlo Belloli. Eugen Gomringer – Konstellationen costellations constelaciones (1953). Gli anni ’60 della poesia visiva italiana. Eugenio Miccini, nel 1968 attacca, La Poesia è morta. Ancora “la poesia visiva agisce in maniera radicalmente critica sui linguaggi dei massmedia [...] si è formata una specie di inter-lingua massificata che corrisponde perfettamente ad analoghi atteggiamenti massificati” [Miccini, Adriano Parise Editore, pp. 16, 40, 41].
Il massmediatico, come matrice da penetrare e dalla quale attingere. La poesia visiva italiana si inserisce in maniera dialetticamente critica e trasversale nei meccanismi dei linguaggi dei new media. Il pubblicitario e lo strumento giornalistico nei vedo non vedo di Pignotti. L’ironia, critica, che sovverte lo strumento comunicativo. La poiesi al bivio fra immagine e parola si scopre mediatica e mediata, allo stesso tempo, dai modi e linguaggi della contemporaneità, attrezzati contro e con le armi del potere della società di massa, nello scavare le dinamiche della stessa. Così, secondo il canadese Marshall Mcluhan, la stampa si manifesta come “dichiarazione pittorica” ripetibile all’infinito, o – quantomeno – fino alla durata della matrice, frammentando le nostre vite psichiche in virtù di una sensibilità alienata, orientata verso un lutto dovuto alla separazione tecnica del gesto, l’immagine e il suono. Ancora. Miccini, in riferimento alla poesia visiva, parla di discorsi per immagini per ridare “un volto ai segreti dell’inconscio” (Miccini, La poesia visiva, 1964).

F. A.
2011-05-29

pubblicato su www.salentoinlinea.it

il pdf di salentoinlinea: Salento in Linea – Poesia Visiva al Museo d’Arte Contemporanea di Matino


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