Teen-movie mascherato da zombie-movie e viceversa.
I Love Sarah Jane (2008), diretto da quel Spencer Susser che abbiamo conosciuto di recente con Hesher è Stato Qui! (2010), scorre nella sua brevità tra questi due argini intercambiabili, necessari e complementari per la propria esposizione. Susser adopera la messa in scena tipicamente di genere (cadaveri in strada, macchine rovesciate, fuochi sparsi) per stendere il significato: all’interno di un contesto inzuppato di horror-dramma gli unici sopravvissuti sono degli adolescenti, per non dire dei bambini; gli adulti (i genitori) o sono morti, o sono dei morti viventi che hanno perso ogni tipo di qualifica: non c’è più nessun padre, ma solo uno zombi da torturare.
La metafora suggerirebbe il corto come un’istantanea dell’adolescente opposto all’adultità, separato, acerrimo nemico del mondo che lo aspetta in futuro. All’idiosincrasia si accompagna il turbine sentimentale, qui piuttosto domato ma per forza di cose caricato visto il titolo, che è, o dovrebbe essere almeno nella mente del ragazzetto, il mastice per ritrovare calore (la storia del martello è una fantasia generata da qualche porno visionato in Rete), quello vero, o almeno che gli si avvicina: essere dei pesci rossi presi e rigettati, essere degli innamorati respinti e magari un giorno ricambiati.