A parlare d’amore c’è il rischio, grande, di sembrare sdolcinati, stucchevoli e perfino finti. Non lo so voi, ma per esempio, io diffiderei di uno che parla come un poeta, che regala pacchi di rose rosse e che apre addirittura la portiera della macchina. Di quello che sta lì ad apostrofarti con vezzeggiativi, che quando ti guarda ti sorride sempre e che addirittura ha la malsana idea di farti il baciamano. Starei alla larga da tipi così, ma forse io sono strana e magari a molte, certe galanterie piacciono ancora e sono considerate addirittura il segnale, di un sentimento che è presente, vivo e acceso. C’è chi crede nella grandezza dei gesti, e di fronte all' eclatanza è pronta a capitolare. Mi ricordo del racconto di un’amica, qualche anno fa, innamorata persa del Casanova del 2000, che per stupirla e ammaliarla, disse di aver dato fondo ai suoi risparmi per una pietra che, e qui cito le sue parole di allora, “non sarà mai brillante come il tuo sguardo perso verso l’orizzonte”. Poi si scoprì che aveva riciclato uno dei regali restituitegli dalla ex, lei pianse tanto ma lui allora fece colpo. Per carità capisco il fascino di un Richard Gere che ti mette in mano una carta di credito illimitata, ma l'amore per me è un'altra cosa e comunque, il Principe, di gesti eclatanti ne ha fatti tanti.
Mi ricordo di quando, all'inizio della nostra storia, spedì a farsi un giro, tutti quelli che dicevano che eravamo una coppia proprio mal assortita, di quella sera che davanti al camino acceso mi raccontò, piangendo, un pezzo di vita segreta, di quel compleanno di tanti anni fa, in cui si chinò ai miei piedi per aiutarmi a indossare il più bel paio d’infradito che avessi mai visto, e di quando mi strinse la mano mentre mio padre se ne stavo andando. Ha ascoltato i miei silenzi e si è tirato indietro per far spazio al mio dolore. Mi ricordo di quando si commosse di fronte alla nascita di mio nipote e di tutte le volte in cui mi ha detto "Stronza”, ma intendeva "Ti amo". Mi ricordo la mattina di un 18 luglio quando, dal fondo delle scale, mi urlò "Sbrigati, siamo in ritardo" e mezz'ora dopo m’infilava una vera al dito, gridando un "si" che scoppiò in un applauso. Di quando ha tremato mentre davo alla luce i suoi figli e di tutte le volte che mi ha ringraziato per averlo reso padre. Lui che non si lamenta mai di fronte a un piatto di pasta scondito e che racconta a tutti che "come cucina mia moglie nessuno mai", che esce molto prima dell'alba e rientra dopo il tramonto, che ha riposto molti sogni nel cassetto ma l'ha fatto senza rimpianti e che comunque ha preso la vita per le corna e l'ha portata dove voleva lui. Che mi guarda e sembra vedere la meraviglia più grande del mondo e che quando scarterà questo banalissimo pacco che tengo in mano e con dentro il regalo più scontato che ci sia, mi sussurrerà piano come fa da 14 anni ormai, "I love you baby" e balleremo stretti la nostra canzone.
Ora il Principe è uno schivo, io qui ho spiattellato tutto di lui e ci ho messo pure la foto...speriamo bene!