Il tempo è un'entità astratta. Il tempo non esiste. Il tempo è decisamente relativo e muta in relazione all'anticipo che sto accumulando sulla strada che mi porta al lavoro.
Stamattina mi sono svegliato all'alba, giusto cinque minuti prima che suonasse la sveglia ( così come di consueto ).
Saranno state le 6 e venticinque buone, forse e ventisette.
A quanto pare anche durante il sonno riesco a mantenere quella "giusta" dose di stress che mi consente di rimanere vigile anche quando davvero non ce ne sarebbe bisogno.
Ma non tergiversiamo; do spazio alle solite consuetudini ( tra cui faccio rientrare una colazione frugale a base di "ciò che c'è" ) e tempo 30 min sono già in auto.
Strada sgombra, a parte i soliti cani che ti abbaiano alle gomme in preda a raptus omidici, questa volta con la voglia di arrivare al lavoro finalmente in anticipo.
Ma è li che scatta qualcosa. Qualcosa di davvero indefinibile.
Uno squarcio nello spazio-tempo che ti catapulta inconsapevolmente appena poco dietro un trattore guidato da un pastore con evidenti e gravi difficoltà motorie oltre che di coordinamento.
L'inquinamento e lo stress salgono, e con loro i i giri di un motore che tenta di superare il nuovo ostacolo tra il mio obiettivo e la striscia continua. Perchè poi qualsiasi trattore lasci dietro di se una cappa di smog modello Londra all'ora di punta, questo qualcuno prima o poi esigo che me lo spieghi.
Ma me lo lascio alla spalle.
Ed è li che mi accorgo, imboccando l'autostrada, che il mio calvario non è che appena cominciato. File chilometriche di auto, munite di rispettivo autista sudato, iracondo e su di giri stanno aspettando me come demoni uscieri di un girone dantesco.
Mi traghetto sconsolato verso l'immondo flusso e come afflitto da una sorta di legge del contrappasso maltratto alternativamente il pedale dell'acceleratore e del freno fino a destinazione.
Porca miseria se i Lunedi sono difficili da digerire.