E’ tra Piazza del Plebiscito, Via Roma, la Galleria Umberto ed il Real Teatro di San Carlo che si situa piazza Trieste e Trento, uno dei luoghi più importanti e nevralgici del centro di Napoli.
Passeggiando lungo qualsiasi lato, verso qualunque direzione, è inevitabile sentirsi rapiti dalla storia di questo luogo, protagonista della crescita e dei molteplici cambiamenti che la città partenopea ha vissuto nel corso del tempo.
Volgendo lo sguardo verso Via Roma, non si può fare a meno di notare la Chiesa di San Ferdinando, che, fino al 1919, dava il nome anche alla piazza, cambiato poi per volontà dei Savoia.
Furono i Gesuiti a volere tale chiesa nel 1622, ed il progetto attuale viene attribuito, tradizionalmente e per mancanza di fonti, a Cosimo Fanzago, autore della facciata e del rifacimento interno. La chiesa era inizialmente dedicata a San Francesco Saverio, come mostrano gli affreschi della volta e del transetto di Paolo de Matteis, allievo di Luca Giordano, operativo dal 1695. Importanti sono anche le opere marmoree di Domenico Antonio e Lorenzo Vaccaro, come il Mosè e il Davide, e le acquasantiere del Fanzago. La chiesa fu completata lentamente fino al XVIII secolo, per poi passare nelle mani dei Cavalieri Costantiniani che, in omaggio al re Ferdinando IV, la intitolarono al suo santo omonimo. Attualmente è Superiore Perpetuo e Fratello Maggiore il Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie.
Tuffandoci nel 1808, troviamo Gioacchino Murat intento a commissionare ad Antonio Niccolini, il progetto della facciata del Real Teatro di San Carlo, uno dei teatri lirici più famosi e prestigiosi al mondo. Lo stile prediletto è quello neorinascimentale : il basamento del porticato è in bugnato rustico, e presenta cinque grandi aperture. Più in alto appaiono dapprima dei bassorilievi in marmo, come quelli ritrovati a Pompei ed Ercolano durante gli scavi, poi un colonnato ionico, e, infine, il gruppo scultoreo Partenope tra i geni della commedia e della tragedia. La fondatrice di Napoli si unisce all’arte, come se la città fosse, sin dalla sua nascita, predestinata al teatro.
L’interno è su sei ordini di palchi, a forma di ferro di cavallo e, dal 1844, su richiesta di Ferdinando II, i colori dominanti sono rosso e oro.
Si situa al centro della piazza, poi, la fontana voluta da Achille Lauro, e costruita negli anni ’50 del ‘900: mentre smista il traffico cittadino, una vasca circolare accoglie l’acqua che zampilla dal centro di un fiore, comunemente detto “carciofo”. E’ da quest’abitudine popolare che l’opera, frutto del lavoro di ben tre ingegneri, prende il nome di “Fontana del Carciofo”.
A questo punto, una sosta al Gambrinus è d’obbligo. Dal 1860, è in questo antico caffè letterario che sono passate alcune tra le più illustri personalità che hanno fatto la storia di Napoli: Oscar Wilde vi cercava l’ormai lontana fama. Benedetto Croce incontrava intellettuali, politici e giornalisti culturalmente attivi in quegli anni. Il Mattino, creazione di Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio, è stato inaugurato in queste sale nell’Aprile del 1892.
Il Gambrinus è anche luogo d’esposizione di numerose opere d’arte. Il suo nome deriva dal re delle Fiandre inventore della birra, e fu scelto al fine di coniugare le due bevande più famose d’Europa: la birra, fresca e nordica, e il caffè, bollente e napoletano.
Che sia per l’una o per l’altro, è quindi piacevole e importante fare una pausa, prima di risalire Via Roma, alla scoperta di tutto ciò che Napoli è ancora in grado di regalare, tra storia, arte e cultura.