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I'm a bad girl - prima parte

Da Dafne
Una botta di normalità. Almeno ci ho provato. In due diversi momenti della medesima settimana. Tu pensa.
Prima ho fatto un salto alla festa del paese.
Era un venerdì. Uno dei tanti. Il solito sbrilluccicamento ammodo decora le strade in archi di luminosità intermittente, per onorare a dovere un qualche santo presupposto di festività altrimenti sconvenienti: bancarelle bancarelle bancarelle, giostre e certi minchioni trombettanti sul palco, in piazza. E la gigantigrafia luminosa della Torre Eiffel al centro del paese. Mah.
E il vento. Meraviglioso purificatore vento, che dilaniava capelli e vestiti, impolverando tutta quella gente, tutta quella solita, già vista gente, che faceva le solite già viste cose con la perseveranza di chi sa, perchè lo sa, che sono le cose giuste. Che essi sono giusti tra gente giusta.Tutta quella giustezza! Non fosse per sua maestà Eolo, avrei rischiato di diventare anche io una giusta. E poi?! E poi cazzi!
La giusta serata flagellata dal vento e dalla sua alitosa risata insinuato sotto sottane, che fischiava nei microfoni, a staccare dalle dita banconote sfuggenti, a ficcarne terra negli occhi e a scardinare teloni che precipitavano sulla testa di tutti quei giusti. Uno spasso!
Epppppppppppoi c'erano i braccialetti a un euro e ne ho comprati un sacco! Polsini, catene, di legno, a fascia, di colori neon, di metallo, con bochie e perline... *__* Un sacco!
Eppppppppppppoi c'erano decine di carrozzoni dei dolciumi! Bastevoli quelli a mettermi di buon umore, con tutti quei colori fruttosi, il pop corn a schioccare nell'aria, lo zucchero filato che concedeva una mano di gala al vento, e più in là, il regno dei panini dalle multisalse, dei wustel con crauti, delle solite salsicce calabresi rosse come il sangue a richiamare golosi con la loro voce stridula, il sapore che arriva in bocca anche solo tramite il fumo corposo che pizzica gli occhi, lo sfrigolio del grasso che si scioglie a contatto con i tizzoni incandescenti e l'odore piccante, che non lascia tregua e serra la gola...
Certo ero sola, ma non mi è pesato neanche un po', forse per la prima volta da.... o bò non lo ricordo neanche più.
Ho riso in faccia alla puttana della vicina che faceva la gran dama sottoponendo il povero frutto del suo grembo al vento e al terriccio volante, pur di vantarsi in giro di avere un pargolo. La troiona mi vede e volta lo spudorato grugno altrove, allora io, che ho un diavolo in corpo - grazie a un lipgloss dal nome satanico e alle noccioline caramellate che schioccano in pietruzze di miele sulla mia lingua - mi sposto quel tanto che basta da ritrovarmi davanti ai suoi malefici occhi porcini non appena alza la testa, già pronta con la più beffarda e ghignante spressione che conosco spalmata sul viso. Ora è costretta a guardarmi e a rispondere al mio palesemente sarcastico saluto. Ma non se l'aspettava quindi incerta e sommessa, devia lo sguardo per rigirarlo non appena lo ricompone nella solita gringia maligna ma avevo previsto e sono già andata via. La giustezza è prevedibile.
Dopo meno di un'ora ho già incrociato tutto il paese e gran parte dei paesi limitrofi. Due volte. Quindi faccio incetta di marshmallow e leccalecca, quelli enormi colorati, cuoriformi e intrecciati, da bancheralla, e zompetto, sollevata dal vento, soddisfatta quanto ingiusta, per le strade vuote.
In lontananza, rimbombano i primi atoni rintocchi dei soliti indentici fuochi d'artificio, delle solite indentiche feste di paese...

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