Magazine Cinema

I'm a cyborg but that's ok (di Chan-wook Park, 2006)

Creato il 01 luglio 2013 da Frank_romantico @Combinazione_C
I'm a cyborg but that's ok (di Chan-wook Park, 2006)
Ecco incominciare una nuova settimana, io mi sono fatto male quindi sono costretto a lasciare la mano a Silly che ci presenta questa bellissima recensione di un piccolo capolavoro. 
“… Ma non capisco perché dicono che sono un antisociale. Ho le mie ragioni per rubare. Ho paura di scomparire. Sono un anti-scomparire.” (Park ll-sun)
Ci sono pellicole che hanno il potere di stranirti così tanto da farti credere di essere state create apposta per te. I'm a cyborg but that's ok è una di queste. Chan-wook Park si prende una pausa dopo la sua trilogia della vendetta (Mr. Vendetta, Old Boy, Lady Vendetta) e dirige una surreale commedia che sa di muffin. E’ soffice e avvolgente, profuma e riscalda. Il suo sapore è dolce, talmente buono che ti commuove. Siamo in un ospedale psichiatrico, i cui pazienti possiedono personali stravaganze rendendoli tutti unici nel loro essere. Al centro ci sono Cha Young-goon (Su-jeong Lim, volto splendidamente manga, che forse ricorderete nel bellissimo Two Sisters) convinta di essere un cyborg, che comunica con le luci e la macchinetta del caffè grazie alla dentiera della nonna-ratto, e Park ll-sun (Rain) definito schizofrenico e sociopatico, maniaco degli spazzolini, eccellente elettricista e ladro di cose importanti, come il giovedì. A lei viene portata via la nonna, rinchiusa da qualche parte dopo essersi nutrita essenzialmente di rafano. Lui rimane solo al mondo, abbandonato dalla madre, con la paura di scomparire. Lei ha uno scopo, ma non lo conosce perché la nonna non ha fatto in tempo a dirglielo. Lui l’aiuta a scoprirlo. Lei non mangia cibo, perché è un cyborg e potrebbe rompersi. Lui le costruisce un riso-convertitore e le disegna una porta sulla schiena. Lei. Lui. L’amore.
Chan-wook Park ci parla della fragilità umana costruendo una favola di una bellezza estasiante, fatta di follia divertita e sofferta. Il manicomio non appare una gabbia, ma piuttosto un giardino (il verde spicca, come la speranza) dove i matti sono ciò che sono. L’ossimoro della reclusione per essere liberi. La rappresentazione della diversità altrui come potenzialmente comprensibile soltanto quando riconosci la tua. La regia di Park è magistrale, autore perfezionista e assoluto cultore del dettaglio (ve ne renderete conto immediatamente nei titoli d’apertura), estroso e al contempo raffinato, sbalordisce ogni volta per la sua potenza comunicativa, sorretta da una disinvoltura invidiabile nel partorire opere fuori dagli schemi. Una poesia pop, che accetta la violenza solo come meccanismo di difesa immaginaria e non più come unica via d’uscita vendicativa. Ed esplode in una mitragliata di proiettili sparati dalle dita, poiché le soluzioni non risiedono per forza nella realtà. 
I'm a cyborg but that's ok (di Chan-wook Park, 2006)
Il regista sud-coreano ha coraggio da vendere e un talento straordinario. Come sempre la colonna sonora è un gioiello, evidentemente studiata per accompagnare lo spettatore in una bolla di autismo irrecuperabile. Io ritengo Park un genio. Lo amo, anche se ha rubato un po’ della mia vita. O meglio, lo amo proprio per questo. La dentiera della nonna come oggetto di transizione immaginario. Perdere qualcuno troppo presto, nemmeno il tempo di finire una frase. Rifiutare il cibo per paura di rompersi. Pezzi d’infanzia, pezzi di vita personali e forse un po’ di tutti noi.Io ancora non conosco il senso della mia esistenza, quale deve essere il mio scopo. Probabilmente incontrare qualcuno disposto a disegnarmi una porta sulla schiena. E all'occorrenza costruirmi un riso-convertitore. Deve però mostrarmi il suo certificato di tecnico elettrico di garanzia a vita. Altrimenti non vale.
Piccola postilla:
Nel film vengono rivisitati i sette peccati capitali. Eccoli in ordine di gravità:Compassione, essere tristi, essere emozionati, esitare su ogni cosa, fantasticare inutilmente, sentirsi in colpa, provare riconoscenza.Ditemi, quale tra questi peccati chiedereste che vi venisse rubato?
Silly
I'm a cyborg but that's ok (di Chan-wook Park, 2006)

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :