Sepolto nelle profondità della terra c’è un demone antico che viene liberato per avidità e qualcuno dovrà fermarlo. L’impianto narrativo di base è classico ma se si considera che il cattivone di turno altri non è che Babbo Natale allora la questione si fa interessante. Se poi la storia viene raccontata con ritmo ed efficacia, combinando folklore finalndese, atmosfere horror e humor nero l’applauso diventa obbligatorio. Rare exports: a Christmas tale è un divertimento cupo e sanguigno nel quale ogni elemento è azzeccato: la costante tensione, fatta di dettagli e mai troppo esplicita, la grottesca ironia, la trama semplice e diretta, la notevole fotografia, gli ottimi interpreti.Fra colpi di scena ben dosati e gli splendidi paesaggi nordici, la trama procede senza mai incespicare fino allo scontro finale, con tanto di liberatorio “Happy fucking New Year”.Tutto finito? No, c’è ancora una piccola e spassosa perla conclusiva.Un piccolo gioiello presentato in prima mondiale al Festival di Locarno, nella speranza che la prestigiosa vetrina sia il lasciapassare per un’ampia distribuzione.VERSIONE APPROFONDITA (AtlantideZine)





![[Rubrica] Food ispiration books#8](https://m22.paperblog.com/i/289/2894651/rubrica-food-ispiration-in-the-books8-L-5WMGWx-175x130.png)
