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E' da un bel po' che prometto di farlo, ma finalmente ecco qui quella che può essere considerata la mia ideale topten. Le dieci pellicole che più hanno saputo commuovermi, sconvolgermi, o semplicemente quelle a cui sono maggiormente legato e che hanno formato il mio immaginario di cinefilo e uomo comune. Dieci titoli difficilissimi da scegliere e che per questo mi hanno fatto notevolmente penare, ma alla fine ce l'ho fatta - parafrasando la pubblicità dell'Amaro Lucano.Immergetevi quindi in questo mio delirio sensazionalista fino a che i vostri neuroni possano sopportare. Ma consolatevi, se non altro è un viaggio breve ^^'
Stanley Kubrick è stato per anni il mio regista preferito, e lo è tuttora. Da adolescente sono cresciuto con le sue controverse opere (cosa che forse mi ha menato leggermente la capa, ma chissene) e anche oggi guardo a quelle pellicole come quelle che mi hanno segnato maggiormente. 2001 - odissea nello spazio è quindi il titolo giusto con cui iniziate questa classifica.Per alcuni un capolavoro, per altri una ruffianata, per Gregory Peck una presa per il culo e per altri ancora un film tanto brutto da consigliare solo alla tanto odiata ex di turno. Per me invece il film dei film, forse il vero e proprio capolavoro della Storia.
Dalla Corea (del Sud - 'sti terroni!) con furore. Vidi Old boy quando ero in terza superiore poiché ce lo fece vedere un professore di supplenza, e da allora gli sono sempre stato grato per avermi fatto conoscere questo titolo. E per avermi, anche se involontariamente, cambiato la vita.Pazzia, depressione, incesti, combattimenti e una delle più profonde riflessioni sulla vendetta e sul suo reale senso. Poteva diventare una delle peggiori cazzate del secolo, e invece è diventato uno dei film più belli che ho mai visto, tutto questo grazie allo stile delicato e raffinato di Park Chan-wook. Una bomba!
Da giovincello volevo emulare Woody Allen. Certe persone più salutari avevano come idoli John Cena o Sylvestern Stallone, ma quell'ebreo antisemita mi è sempre stato troppo simpatico. E dopo che vidi Harry a pezzi, per molti il suo capolavoro, mi convinsi che era un genio assoluto.Complice il fatto della mia passione per la scrittura, le (dis)avventure di Harry Block e del suo blocco dello scrittore mi hanno travolto insieme al finale rivelatore e alle gag cervellottiche e ai limiti del politicamente scorretto. Capolavoro di risate e riflessioni.
Dopo la Corea tocca giustamente al Giappone. E non c'è regista che come Akira Kurosawa, vuoi per fama o effettive capacità, ha saputo rappresentarlo al meglio. Ran è forse uno dei film più belli della storia, e come tale merita di essere presente in questa lista.O forse meriterebbe di non essere manco nominato per sbaglio in un blog tanto insulso, ma tant'è... un Re Lear orientale e con un definitivo uso dei colori. Pessimista e catastrofico come pochi altri, per palati fini e menti forti!
Solo noi italiani potevamo far diventare qualcosa come Eternal sunshine of the spotless mind in Se mi lasci ti cancello, ma questo è un particolare del quale tutti si lamentano. E fanno anche bene, perché io per anni ho evitato questo film proprio perché ingannato dal titolo nostrano.Una pellicola in grado di parlare dell'amore come nessun altra. Senza finta retorica, senza frasi melense o eccessivamente zuccherose. Un sano cinema artigianale che mischia i generi inventandone uno nuovo, ovvero quello che alberga nella testa di Michel Gondry - e nella penna di Charlie Kaufman. Il risultato è una delle pellicole più tenere, delicate e commoventi degli ultimi anni. Un classico moderno!
Poteva mancare il mio adorato David Lynch, il regista folle e visionario per eccellenza con l'inusuale abitudine di depilare i ratti? Se quest'ultimo aneddoto poi sia vero o no non mi è dato saperlo, però calza a pennello, perché Mulholland drive parla proprio della percezione della realtà.
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L'autobiografia al potere, un Fellini che si racconta senza pudore o provocazione, in una delle opere più sincere della Storia e della narrativa. Visioni sospese come quella qua sopra, nel vero senso della parola, momenti fatali, riprese metaforiche e un protagonista d'eccezione: Marcello Mastroianni. Viva il cinema italiano!
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Michael Haneke ha dimostrato di essere un sadico bastardo, intessendo una non-trama geniale e con dei risvolti davvero preoccupanti. Preoccupanti per la sua salute mentale, sia chiaro, perché chi ha pensato un cosa simile non dev'essere del tutto a piombo. E forse è proprio per questo motivo che il film è così maleficamente geniale ed angosciante.
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Macchine da scrivere che diventano scarafaggi parlanti, alieni che eiaculano sperma dai corni, scarafaggi fritti (non alla fermata del treno) e umanoidi trasformanti. Il pieno sfogo dell'immaginario cronenberghiano con tutta la follia che ciò comporta. Sesso e trasformazioni della carne al proprio apice. Come non amarlo?
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Forte anche dell'originale cartaceo partorito dalla mente del grande Dennis Lehane, questo film lascia da parte l'aspetto thriller (senza mai abbandonarlo) addentrandosi maggiorente nei risvolti da pellicola drammatica, offrendo lo spietato ritratto di tre omini che hanno perso da molto tempo la loro innocenza. E lo fa senza mezzi termini, senza nessun bicchiere d'acqua per ingoiare meglio la pillola, come solo le grandi storie sanno fare.