Queste sono alcune delle lamentele che si sono sentite salire dal Cinema Reposi in questi giorni.
Come negli anni precedenti la politica in fatto di posti negli spettacoli pomeridiani è sempre la stessa: metà sala per gli accrediti metà sala per chi compra il biglietto singolo; nel caso in cui gli abbonati siano più dei biglietti singoli si faranno entrare loro.
Il problema è sorto più volte, nel caso in cui i pazienti – per così dire- abbonati in coda da circa un’ora si sono sentiti dire: “i posti per gli accreditati sono finiti, andate pure via.”
“Ma come è possibile” si sono chiesti “siamo qui da un’ora!”
Il nodo della questione è infatti questo: quando sono entrati i 300 abbonati da inserire in Sala 3 se erano tutti in fila?
E’ probabile che la sala sia stata semplicemente aperta un’ora e mezza prima, e chi abbonato, uscito dallo spettacolo precedente abbia visto la possibilità, sia entrato. O che lentamente persona a persona siano entrate 300 persone durante l’ora di attesa. Ma, nonostante queste spiegazioni, il malumore persiste.
“Se abbiamo acquistato l’abbonamento è perché crediamo nel Torino Film Festival e vogliamo viverlo interamente” protesta Stefano, studente di 21 anni “è inconcepibile anche che aprano le sale così presto, come si possono conciliare i vari spettacoli, in questo modo?”
E ancora Stefania designer, 27 anni “Il problema è che gli abbonati vengono trattati come se fossero spettatori di serie b e questo non è giusto!”
Sicuramente questo problema era nell’aria già dall’anno scorso. Infatti, al cinema Lux, durante la coda per una proiezione, era stata sedata una semi-rivoluzione che tentava di superare lo sbarramento delle sfortunate maschere della cooperativa Rear, la quale gestisce il servizio.
Una dose di pazienza – e civiltà? – superiore sarebbe da richiedere ai Torinesi, ma al tempo stesso è comprensibile il fastidio degli abbonati.
E’ evidente che si stia perpetrando una vera ingiustizia nelle sale cinematografiche torinesi. Dove sta la ragione e dove il torto?
Lasceremo al direttore del Torino Film Festival, Paolo Virzì, la parola su questa vicenda.