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I Maya: arte e civilità

Creato il 07 dicembre 2012 da Lory663
I Maya: arte e civilità Gli avanzi architettonici sparsi sul territorio occupato un tempo dai Maya, hanno tratto in inganno gli studiosi sull'organizzazione sociale di questo popolo; si pensava infatti, che, come fra gli Aztechi e gli Incas, anche fra i Maya esistesse una vera e propria popolazione cittadina, avente abitudini e attività diverse da quelle degli abitanti delle campagne.
Buone ragioni si hanno ormai per credere che le cosiddette città maya non fossero altro che centri religiosi e sedi del supremo signore e dei sacerdoti: luoghi sacri insomma, non turbati dal quotidiano travaglio del popolino intento ai traffici e ai commerci, ma, semmai, méte per i periodici pellegrinaggi di una popolazione ingenua e pacifica che, abituata a vedere attorno a sé solo misere capanne e campi e foreste, si stupiva della bellezza di quelle città e ne traeva motivo per venerare con devozione ancora maggiore il supremo signore, i sacerdoti, le divinità.
I Maya vivevano dunque nelle campagne, costituiti in gruppi familiari e riuniti in villaggi, dei quali probabilmente (almeno nello Yucatan) era a capo l'uomo più anziano. Le loro capanne erano caratterizzate da una forma  rettangolare, avevano il tetto a doppio spiovente, le pareti, di paglia o di foglie di palma intrecciata, fragilissime, i pavimenti, di dura terra battuta, e l'unico vano adibito a tutti gli usi, caratteristiche, queste, delle abitazioni più modeste; quelle dei capi-villaggio e degli uomini più ricchi erano invece costruite in legno o in pietra, ed erano divise in due ambienti: il primo, una sorta di veranda, serviva come locale da ricevimento, il secondo, più interno, costituiva l'appartamento della famiglia.
Se di un vero e proprio arredo non si può parlare, certo nelle case dei ricchi più copiose erano le suppellettili, mentre i vasi di terracotta, le stuoie, e le pareti divisorie dovevano essere intagliate e decorate con motivi policromi. Nel Nuovo Impero le case dei signori rivelavano un'insolita eleganza anche all'esterno: il tetto, infatti, era invariabilmente sormontato da una specie di loggiato o "cresta", lungo quanto la casa.
Ogni qualvolta il capo-villaggio decideva che era tempo di seminare o raccogliere, o che nuove foreste dovevano essere incendiate affinchè altro terreno, diviso in parti uguali secondo una misura detta "kol", potesse essere assegnato agli agricoltori, tutta la popolazione si riuniva in preghiera per propiziarsi le divinità e soprattutto, Yum-Kaax, il dio del granturco: non v'è avvenimento infatti nella vita dei Maya, che non si svolga in un'atmosfera di elevata religiosità.
Così cerimonie propiziatorie, con offerte agli dèi di prodotti del suolo (mais e numerosi legumi), animali e sangue umano (i sacerdoti o i più ferventi usavano praticare sul proprio corpo tagli, incisioni ed anche mutilazioni), precedono le grandi battute collettive di caccia che vengono organizzate ad ogni stagione, le spedizioni in riva al mare per raccogliere conchiglie e molluschi, le cerimonie familiari quali la nascita, i matrimoni, la morte.
Continua....I Maya arte e civiltà (seconda parte)


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