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I Maya e la fine del calendario

Creato il 14 marzo 2012 da Martinaframmartino

I Maya e la fine del calendarioSecondo il calendario Maya per la fine di quest’anno è prevista la fine del mondo. Ormai lo avviamo sentito dire tutti, ma perché è così?

Perché i Maya di calendari non ne avevano uno solo, ma addirittura tre.

 

Il ciclo di 260 giorni è il calendario più antico e importante” ha scritto Mary Ellen Miller in L’arte della Mesoamerica. Olmechi – Maya – Aztechi. (pag. 39).

Le sue origini sono però oscure. È stato osservato che 260 giorni sono il periodo di tempo che trascorre fra due successivi passaggi del Sole allo zenith (…) alla latitudine di 15 gradi nord, che è quella a cui si trovano le importanti località di Izapa e Copán.

(…)

Una ben più importante unità di 260 giorni nel ciclo vitale dell’uomo è il periodo di gestazione, dal primo mestruo mancato al parto. Ai Mesoamericani veniva dato il nome del giorno di calendario corrispondente a quello della loro nascita, momento in cui si considerava che avessero completato un arco di 260 giorni, e questa sembra l’origine più probabile del ciclo.

Il calendario di 260 giorni non era articolato in settimane o mesi, ma in una successione di 20 diversi nomi di giorni. (…) Ma i nomi di 20 giorni erano anche associati a un ciclo di 13 numeri di giorni, che scorrevano contemporaneamente. Quindi, ogni giorno aveva uno dei 20 nomi di giorni e uno dei 13 nomi di giorni, così che il ciclo completo prendeva 260 giorni.

(…) Il sistema di 260 giorni è l’«almanacco» dei cicli calendariali mesoamericani.” (pag. 39).

 

I Maya e la fine del calendario
Insieme all’almanacco, si usava un calendario di 365 giorni, grosso modo corrispondente all’anno solare, diviso in 18 «mesi» di 20 giorni l’uno, più 5 giorni «senza nome» alla fine dell’anno. Ogni gruppo di 20 giorni aveva il suo nome di mese ed era collegato a un numero da 1 a 20 (…).

Una volta messi in moto il calendario di 260 giorni e quello di 365, dovevano passare esattamente 52 anni di 365 giorni perché si ripetesse un dato giorno. Questo periodo di 52 anni è chiamato ciclo calendariale ed è l’equivalente di un secolo nel nostro sistema. La fine di questo ciclo di 52 anni era largamente celebrata, soprattutto dagli Aztechi che, al suo completamento, tenevano la cerimonia del Nuovo Fuoco. I 5 giorni senza nome che lo precedevano erano assai pericolosi, in quanto gli dèi avrebbero potuto scegliere quel momento per porre termine alla vita sulla terra.” (pag. 40).

 

Ma, per periodi di tempo più lunghi, doveva riuscire difficile organizzare le date del ciclo calendariale, in quanto il nome di ogni anno si ripeteva ogni 52 anni. (…) forse per eliminare quest’ambiguità nella registrazione storica, fu introdotto un altro calendario, il Lungo Conto (…).

Le date del Lungo Conto riportano il numero completo di giorni a partire da un mitologico punto temporale corrispondente al nostro 3114 a.C. (…).

Nel Lungo Conto, il tempo veniva registrato in periodi di 400 anni, 20 anni, anni (in questo sistema tutti gli anni sono di 360 giorni), 20 giorni e giorni, cioè era articolato in 5 unità di conteggio, dalla maggiore alla minore.” (pag. 41.42).

 

Cosa succede il 21 dicembre 2012? Semplice, terminano contemporaneamente tutti i calendari Maya, quindi, se vogliamo, possiamo dire che finisce il tempo. Se a questo aggiungiamo il fatto che esistono cinque giorni senza nome e quindi potenzialmente pericolosi, ecco che l’immaginazione umana ha fatto il resto, e si è iniziato a parlare di fine del Mondo come se, finito un calendario, non ne potesse iniziare un altro. Non è quello che facciamo tutti? Ogni anno compriamo uno o più calendari nuovi, ma visto che la fine del Mondo è un argomento molti trattato nelle opere fantastiche, qualcosa mi dice che ne parlerò ancora.



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