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I Maya hanno toppato, ma la fine è ancora vicina!!! Ah, ah, ah… (risata da film horror)

Da Postscriptum

Sta-Arrivando-La-Fine-Del-Mondo

“Guarda” disse Bouvard, “Ecco dei mondi che stanno scomparendo.”
Pecuchet continuò:
“Se anche il nostro mondo facesse un capitombolo, i cittadini delle stelle non sarebbero più scossi di quanto lo siamo noi ora! Idee di questo tipo ti fanno passare ogni orgoglio”.
“Qual è il fine di tutto ciò?”
“E se per caso non ci fosse alcun fine?”
“Eppure!” e Pecuchet ripeté due o tre volte “Eppure” senza trovare nulla da aggiungere.

 

Quante “fini del mondo” disilluse ha dovuto subire la nostra Civiltà! Che pena, ragazzi! Anche questa volta niente da fare. E i Maya? Gente poco seria, che altro possiamo dirne ora? Eppure – anch’io “eppuro” come Pecuchet – forse, in maniera più coscienziosa, una discussione sulla fine del mondo potrebbe essere avviata. No, non allarmatevi, non lo farò oggi. Siamo usciti indenni dai Maya, andiamo a fare aperitivo. Eppure, ancora eppure, un paio di cosucce vorrei solo accennarle. Probabilmente non troppi ricorderanno di aver letto da qualche parte che nel 1882, un tal capitano David Robson, in viaggio da Messina a New Orleans con un carico di frutta secca, al largo dello stretto di Gibilterra, si trovò dinanzi ad uno specchio di mare fangoso e fittamente coperto in superficie da galleggianti pesci morti. Poco oltre, cosa ancora più stupefacente, dovette imbarazzarsi parecchio, da perfetto gentleman britannico, scorgendo un’isola non segnalata sulle cartine (non quelle per rullare le canne. Anche se potrebbe sembrare…). In effetti il fenomeno non sarebbe dovuto apparire come un’assoluta novità. Nel 1831, dalle nostre parti in Sicilia, aveva fatto capolino uno scoglio poi denominato frettolosamente “Isola Ferdinandea”. Doveva essere un periodo di particolare “gonfiore” per il nucleo terrestre, non c’è che dire. E meno male che Gaia non ha pensato bene di emettere uno dei suoi famosi peti. È interessante, del resto, notare le similitudini tra la descrizione dello specchio di mare, desunta dai racconti del Capitano Robson, e i cenni nel Timeo e nel Crizia di Platone, a proposito della scomparsa di Atlantide (tra l’altro nella stessa zona del rinvenimento di Robson, oltre le Colonne d’Ercole). Sulla fondatezza delle descrizioni di Robson non si può dubitare più di tanto, poiché nei giorni precedenti, un’altra nave, sulla stessa rotta, aveva segnalato la sconosciuta isola. Mentre riguardo le sorprendenti scoperte (resti di una ignota ed evoluta civiltà, si presume), fatte dopo lo sbarco del Robson ed il suo equipaggio, non voglio dilungarmi, mantenendomi il più possibile sul dato nozionistico.

Si può avanzare l’ipotesi che in tempi immemorabili l’isola in questione fosse incorsa in una fine del mondo? Non solo il “suo” mondo, ovviamente, ma anche di quelle popolazioni che erano venute in contatto con quella civiltà.

In merito ad eccezionali scoperte archeologiche, tra i tanti casi di ooparts, alcuni reperti di straordinario interesse furono rinvenuti tra il 1991 ed il 1993 nei pressi del fiume Narada (ad est dei Monti Urali). Si trattava di minuscoli oggetti a forma di spirale, ed in materiale raro quale tungsteno e molibdeno. La cosa incredibile è che furono modellati da mano umana tra i 20.000 ed i 300.000 anni fa.

Una sola è la domanda possibile: quante volte l’essere umano, nel corso del fluire della storia, ha scoperto il modo di sfruttare il vapore, si è avventurato nei meandri della nanotecnologia o si è lasciato trasportare su ruote? E quante altre volte tutto ciò si ripeterà? Quante altre fini del mondo ci saranno? È veramente utile sentirsi progrediti, oggi e non ieri?

In ogni caso, i Maya questa volta hanno toppato. Non ci sono cataclismi imminenti, probabilmente! Possiamo andare al bar, a fare aperitivo…

Che importa se da qualche parte, nell’universo, un pianeta sta esplodendo in questo momento, e qualche contratto di telefonia mobile non sarà mai più rinnovato… Certo, a qualcuno verranno in mente ancora una volta le riflessioni di Bouvard e Pecuchet:

“Pazienza! Ma quella fine del mondo, per lontana che fosse, li immalinconì: e camminavano fianco a fianco, silenziosi sui ciottoli della riva.”

Gaetano Celestre


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