Da @nmvioggi | leggi l’articolo originale (>>)
O tariffe ragionevoli o la proroga della commercializzazione. Senza interventi, drastica riduzione dei rimedi anche in veterinaria. L’allarme è Marino Tomà Presidente di Omeocom, il Comitato per difendere l’omeopatia.
Le nuove tariffe sono state stabilite durante un incontro con aziende, ministero e Aifa, riducendo a un terzo quelle attualmente in vigore. “Se il Parlamento non approva la proroga al 31 dicembre 2018 per rinnovare i medicinali omeopatici, questi farmaci spariranno dal mercato italiano”.
Il 31 dicembre 2015 terminerà il periodo transitorio per la commercializzazione dei medicinali omeopatici già sul mercato alla data del 6 giugno 1995. Per la loro regolarizzazione sono in gioco tariffe che il settore considera troppo onerose.
Martedì 28 al Senato si votano gli emendamenti sulla proroga presentati da tutte le forze politiche. “Non si chiede l’impossibile- dichiara Tomà- ma il giusto e allo stesso tempo chiediamo al ministro questa settimana di emanare il decreto, così finalmente abbiamo qualche certezza per poter non solo credere nell’omeopatia, ma farla crescere. Siamo fiduciosi che un ministro donna salverà l’omeopatia, medicina usata proprio in prevalenza dalle donne”.
La questione riguarda anche i medicinali omeopatici in veterinaria.
Se i costi di autorizzazione commerciale resteranno elevati ci saranno conseguenze sulle disponibilità di cura e sui prezzi di acquisto, fanno notare David Bettio e Alessandro Battigelli su 30giorni: “il piano per la regolarizzazione dei medicinali omeopatici in commercio non è che una tassazione sul rinnovo dell’autorizzazione all’immissione in commercio- dicono- la spesa è assolutamente spropositata rispetto al volume d’affari del settore omeopatico”.
E ancora: “Il Decreto Balduzzi ha previsto la realizzazione di un dossier per ogni ceppo omeopatico prodotto da una azienda. Per la regolarizzazione degli omeopatici, la spesa per ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio andrà riferita al singolo ceppo prodotto (l’arnica per esempio). Una spesa certamente importante, non a caso ribattezzata “tassa”. L’equiparazione del rimedio omeopatico al farmaco e alle regole del mercato del farmaco ha rilevanti conseguenze di costo per i produttori, perché le specialità sono numericamente molte, molte di più dei farmaci tradizionali. Si paventa quindi il rischio che la spesa per ceppo determini una riduzione drastica degli omeopatici attualmente disponibili (circa 3000 rimedi unitari)”.