I Megaliti di Argimusco, Stonehenge in Sicilia?

Creato il 11 ottobre 2012 da Tanogabo @tanogabo2

Spesso per osservare un giacimento archeologico di grande importanza e carico di fascino sibillino non occorre recarsi molto lontano da casa, l’Italia possiede dei manufatti, monumenti, necropoli, etc , che sono al pari e a volte superano il valore di molti siti archeologici sparsi per il mondo.
Un particolare sito carico di fascino comprende in se i poco conosciuti Megaliti dell’Argimusco, un luogo poco distante da Montalbano Elicona (Me). Il giacimento si presenta agli occhi dello spettatore come un complesso megalitico che potrebbe essere paragonato allo Stonehenge inglese. I monoliti presenti sul territorio siciliano hanno forme particolari: aquila, donna in preghiera, volto maschile. La forma di queste pietre unita alla loro composizione in roccia calcarea ha fatto pensare a molti studiosi che si trattasse di semplice rocce erose dal tempo, ma a quanto pare il giacimento è orientato secondo gli equinozi e i solstizi.
Se il sito fosse di origine umana sarebbe sorto durante il neolitico, stessa epoca in cui fu costruito il sito di Stonehenge.
È innegabile che i megaliti siciliani abbiano funzione di calendario astronomico come il sito inglese, malgrado alcuni dubitano sulla veridicità del sito.
Il luogo in cui sorgono i megaliti sembra essere allineato con particolari monti primo fra questi con il vulcano Etna. Per gli studiosi si tratta di una collocazione sacra.
I monoliti sono due menhir, cioè dei megaliti monoliti ( un’unica pietra eretta singola o a gruppo da non confondere con i dolmen dei polilitici – due monoliti verticali e un monolite orizzontale- e spesso formano un portale), uno dalla forma più allungata alto circa 20 m e l’altro più basso e tozzo alto circa 10 m, raffigurerebbero il sesso maschile e femminile. A nord-est si erigono altri megalitici alti circa 30 m, due di questi presentano un profilo umano, uno maschile e l’altro femminile posto a forma di donna in preghiera, quest’ultimo proprio per la sua forma viene denominata l’Orante.
Un altro megalite molto particolare è formato da un cumulo di pietre poste a formare un rapace con le ali spiegate e la testa rivolta verso sud.
L’erosione svolta dalla forza della natura rende difficile il lavoro degli archeologi e degli altri studiosi, la domanda centrale che tutti si pongono è: “ Questi megaliti sono opera dell’uomo?”, se così fosse la data della loro costruzione è da porre a 10000 anni fa, almeno questo secondo alcuni, però non è stato trovato nessun oggetto che potrebbe fornire la vera data del giacimento.
I gruppi di pietra più grande, secondo il mio parere sono da ritenersi di origine naturale, ma i menhir, l’Orante e l’aquila sono certamente di produzione umana.
Sia il monolite (menhir) che rappresenta il sesso maschile che l’accumulo di pietre che raffigura il rapace sono rivolti esattamente ad est-ovest, quindi disponendosi con le spalle rivolte al menhir e rivolgendo lo sguardo verso l’aquila si può assistere al sorgere del sole durante gli equinozi, quindi durante la primavera e l’autunno. Viceversa, disponendosi con le spalle di fronte all’aquila e guardando il menhir si può osservare il sole tramontare ad ovest nei stessi giorni. Vicino al menhir, quindi tra questo e l’aquila, si trova una roccia particolare che segna il punto di arrivo dell’ombra del menhir stesso sempre durante gli equinozi. Inoltre questa pietra si trova al centro rispetto a tutti gli altri megaliti e potrebbe rappresentare un punto fondamentale per le osservazioni astronomiche.
L’intero sito potrebbe essere collegato ad un particolare culto legato alla fertilità o potrebbe avere dei punti in comune con alcune costellazioni ben specifiche del nostro firmamento, caso molto comune per alcuni siti preistorici.
Questo sito come altri monumenti siciliani, sono lasciati in balia delle intemperie e ai pastori che smantellano pezzo dopo mezzo necropoli lì vicine per ricavarne del materiale necessario per le loro costruzioni. Pezzi di storia importante per l’uomo ogni giorno vengono persi e spesso si tratta di informazioni mai più reperibili perché uniche nel loro genere.

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