Davvero strano e molto imbarazzante, ma probabilmente non nel senso che viene subito in mente, anche se Karamalis è uomo di ampie vedute, capace di dividersi fra la moglie (una sua ex segretaria) e Aris Spiliotopoulos, capo ufficio stampa del partito, paragonato a Salomè. Imbarazzante perché le spese di Kostas erano particolarmente generose nell’acquisto di armamenti tedeschi e, in seconda istanza francesi. La Grecia ha speso in armamenti durante il regno di Karamanlis il 3% del proprio Pil, praticamente la stessa proporzione degli Usa, cosa che ha fatto diventare il piccolo Paese mediterraneo il quinto compratore al mondo di armi. Da ricordare i 170 leopard acquistati per quasi due miliardi di euro e le centinaia di cannoni (223 per la precisione) dismessi dalla Bundeswehr. A un personaggio del genere fai notare che sta spendendo troppo?
No di certo. La soave Angela era persino riuscita a fare acquistare dal caro Kostas quattro sommergibili di ultima generazione (per la precisione quelli che abbiamo anche noi, costruiti in Italia su progetto tedesco) anche se rimane un mistero cosa avrebbe dovuto farsene la Grecia di questi costosissimi Uboot, non avendosi più notizia da un po’ di tempo della flotta di Dario. Ma qui viene il bello: nel 2009 Karamalis chiede ed ottiene lo scioglimento delle camere per poter avere una maggioranza più salda così da affrontare le “riforme” necessarie visto lo scoppio della crisi. Però perde le elezioni e salgono al potere i socialisti di Papandreu che per prima cosa e proprio per venire incontro all’austerità suggerita, blocca le commesse militari, non solo i sommergibili, ma altri carri armati, cannoni e unità navali francesi. I venditori però non ci stanno e insistono arrivando a condizionare l’approvazione del piano di salvataggio all’acquisto delle armi prenotate dal cavalier servente Karamalis.
Tutto il 2010 passa in questo braccio di ferro fino a che nel marzo dello scorso anno Papandreu è costretto a cedere: ed a consentire all’acquisto di due sottomarini, 223 carri armati, 15 elicotteri e sei fregate francesi. Insomma l’austerità era solo per la popolazione non per spese pazzesche e inutili. Qualcosa che sta succedendo anche in italia con gli F35. Certo tutto questo ha reso il leader socialista inviso al gatto e alla volpe che si sono arrogati la direzione dell’Europa e quando, al colmo dell’ingratitudine, Papandreu ha proposto il referendum, ovvero qualcosa di democratico, gli interessi della finanza e quelli di francesi e tedeschi si sono saldati e hanno portato al governo tecnico.
Governo di salvezza che mentre affama la popolazione ha subito rialzato di quasi il 20 per cento le spese militari. Ma sapete, da quanto pare di comprendere, la stessa cosa sta accadendo anche con il Portogallo. E di certo succederebbe anche con l’Italia se non fossimo noi per primi forti produttori di armi. Ma può darsi che per l’Italia il piano sia più sobriamente raffinato: quello di mangiarsi la nostra industria bellica. Magari la Tyhssen Krupp, la cui cura verso i lavoratori è universalmente nota, che sta già facendo pressione sulle nostre teste di legno per un po’ di acquisizioni in Finmeccanica.
Così mentre la popolazione di Salonicco rischia di rimanere senz’acqua per costringere alla privatizzazione dell’acqua a cura dei francesi, miliardi di euro saranno buttati al vento per compiacere l’industria bellica del gatto e la volpe. Cose che almeno renderebbero utili quelle armi se non altro per sparare contro gli affamatori.