Il prologo dice già tutto. Gli “Expendables” ci entrano come un circo di saltimbanchi annunciati dalle piroette dei fuochi d’artificio da loro stessi provocate. Bombe, esplosioni ed una gragnola di proiettili fanno da cornice alla loro reentrè. Le facce sono sempre le stesse così come i loro muscoli, oliati depilati e messi in vista come se il tempo non fosse mai passato. Ed invece lo è. Te ne accorgi dalla faccia di Stallone sempre immobile ma levigata dall’intervento del chirurgo, il labro a tre quarti a fare come sempre la parte del leone con una serie di varianti che restituiscono il resto della faccia all’immagine di una francobollo da cartolina. Impegnati a salvare Schwarzenneger con un intervento da ultimo minuto i nostri trovano anche il tempo di scambiarsi battute che tra il serio ed il faceto mettono in campo cazzeggio e metacinema (succederà altre volte nel corso della storia)con riferimenti alla saga del cyborb interpretato dall’ex governatore oppure ricordandoci che tutto è finzione attraverso la scritta coming soon piazzata nei parafanghi posteriori dei mezzi corazzati impiegati per l’impresa.
Da lì in poi la trama sarà solo un pretesto per rivederli, per crogiolarsi nell’illusione di un eterna giovinezza sponsorizzata da pacchi di testosterone ed un poco di cervello, quanto basta per essere simpatici. Impegnati a vendicare l’assassinio di un compagno troppo giovane incontreranno sulla loro strada diversi compagni di ventura che da Bruce Willis a Chuck Norris ed ancora Schwarzenegger faranno in modo di regalarci momenti di cinema che per il genere action come quello di "Mercenari 2" hanno lo stesso valore assunto a suo dalla compresenza scenica di De Niro e Pacino nel mitico “Heat” di Michael Mann. Da queste parti l’actor’s studio è sostituito da icone di un cinema imparato quasi per caso ma non per questo meno efficace. Stiamo parlando di Schwarzy e Bruno (Willis) ripresi a bordo di una smart mentre tentano di fermare a suon di colpi una masnada di terroristi, oppure di Chuck Norris nella parte di un lupo solitario saltato fuori appena in tempo per salvare Stallone e soci da morte sicura. Se poi alla fine tutto è troppo forzato con guest star che entrano ed escano dalla storia con logica da avanspettacolo poco importa. Il pubblico si diverte ed applaude ad ogni comparsata. La scadenza di Stallone e dei suoi colleghi rimandata ad altra data.
Dopo il successo del primo capitolo la produzione affida la direzione ad un esperto (Simon West) lasciando all’interprete di Rocky l’onere e l’onore di sostenere davanti alla macchina da presa questo nuovo capitolo. Look da guascone (la coppola in testa ed il look da cane randagio sembrano quelli degli esordi) seppure sporcato dal carisma serioso che il ruolo di Leader gli impone, Sylvester Stallone è il metronomo del film, quello che lancia la battuta, fa gli onori di casa quando serve o suona la grancassa in caso di malaparata. Insomma un perfetto padrone di casa per un pacchetto regalo che si regala anche JC Van Damme nel ruolo di cattivo e Jet Lee in una comparsata veramente stringata. A fare il resto un gusto retrò assicurato da sequenze girate alla vecchia maniera, dal vivo e (quasi) long take, ed un gusto retrò segnalato dall’aereo stile seconda guerra mondiale con cui si spostano gli Expendables. Quando verso la fine del film il personaggio di Bruce Willis lo rimpiazza con uno altro altrettanto vetusto Schwarzy gli domanda “ Ma non ti sembra che un coso di quel genere dovrebbe stare al museo?” e Willis “ E allora noi dove dovremmo stare?”. Una battuta divertente e non scontata che riassume il tono di un film che non si prende mai sul serio. E che proprio per questo non si riesce a volergli male.