I miei piccoli dispiaceri – Miriam Toews

Creato il 04 giugno 2015 da Righevaghe

I miei piccoli dispiaceri parla di Yoli, la sorella svitata, che ha fatto due figli con due uomini diversi, che scrive romanzi sul rodeo, che che fa sesso col meccanico, con l'avvocato, che gira sempre con una busta di plastica con dentro un manoscritto, e di Elf, la sorella perfetta, bellissima, pianista acclamata, intelligente, amata, che ha un solo uomo e che la adora. A un certo punto Elf non vuole più vivere e Yoli non sa proprio come fare per impedirle di morire. Insieme alla madre, a Nic, l'uomo di Elf, a sua zia Tina, pensano, provano, parlano. Yoli, per il troppo amore, prende anche in considerazione l'idea di aiutarla.
E il libro è questo, ci racconta delle vite di queste due donne, così diverse, così sorelle e di come l'una cerchi di convincere l'altra a continuare a lottare e a voler vivere. La Toews non prova a dirci se il suicidio sia giusto o sbagliato, ma, col suoi stile diretto, che io francamente adoro, ci racconta attraverso l'arrabbiata, paranoica, 'incercadellafelicità', Yoli, come si fa a sopportare e supportare chi non vede più la bellezza della vita, chi non ha più speranza. Di come prendersi carico di questa speranza e andare dritti per la propria strada. E ci racconta come, nonostante la diversità e la durezza con cui le due sorelle a volte si parlano (Elf vuole morire, Yoli vuole tenerla in vita, non c'è possibilità di un compromesso), quanto sia forte quest'amore, quanto, nonostante tutto, Yoli cerchi di capire la scelta di Elf e non la accusi mai, se non per convincerla a vivere, per provocarla.
Finisce che i piccoli dispiaceri di Elf diventano quelli di Yoli, che cerca di metterli a posto, nonostante la morte. Yoli capisce che la tristezza è dentro tutti, ma non vuole soccombere a questo. Lei deve trovare la felicità.

Quando leggi un romanzo della Toews (ne ho già parlato qui e qui!) piangi e ridi contemporaneamente. Piangi perché i suoi libri sono pieni di quella tristezza semplice, quella che ti ferma il cuore, che fa parte della vita, per quanto siano assurde le situazioni che questa scrittrice ci racconta. E ridi perché, nonostante tutto, nonostante quella tristezza, ci sono episodi divertentissimi; e ridi anche perché nei suoi libri non manca mai una cosa fondamentale: la speranza. Anche qui è quella semplice, quella che fa parte della vita e quella che lo fa andare avanti il cuore. Se I miei piccoli dispiaceri forse è un po' più triste rispetto agli altri libri della Toews, in realtà è anche quello più pieno di speranza, perché ci racconta che dalla morte di qualcuno, dall'accettazione delle scelte degli altri, possiamo continuare a vivere e a costruire. La madre di Yoli ed Elf è il personaggio cardine per questo, che tiene un po' le fila, con tutta la sua forza e la sua splendida eccentricità.

Questo libro poi è pieno zeppo di letteratura, l'incipit de L'amante di Lady Chatterley fa da monito all'intero libro e una poesia di Coleridge ne suggerisce il titolo:

Avevo anch'io una sorella, una sola,
era pazza di me, come io di lei.
Le confidavo i miei piccoli dispiaceri,
come un paziente abbracciato alla nurse,
e quel malessere oscuro del cuore
che si vergogna anche di un occhio amico.

Anche la musica la fa da padrona: Elf è pura musica con la sua pelle bellissima, le sue mani, tutto il suo essere. Lei stessa dice di avere dentro un pianoforte di vetro ed è terrorizzata all'idea che possa rompersi. E quindi decide di non vivere più con questa paura.

Non c'è bisogno di iniziare discussioni etiche sul suicidio; non credo che la Toews abbia voluto questo scrivendo I miei piccoli dispiaceri, c'è bisogno solo di sedersi e leggere un bel libro. Faticoso, lo ammetto, soprattutto nella parte centrale che è stata difficile e un po' lenta, ma bellissimo, pervaso dalla tenerezza che caratterizza la scrittura dell'autrice, dal suo umorismo diretto, che racconta una storia di vita, di amore e di scelta.

Miriam Toews ha scritto questo libro "per dare forma a un dolore vero", io vi consiglio di leggerlo perché è bello 'leggere' il dolore che diventa speranza e ridere proprio perché abbiamo speranza. E si sa che ridere con intelligenza è il miglior regalo che possiamo fare al nostro cervello.


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