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Secondo il critico statunitense Benny Green questo brano è una delle più raffinate ballads scritte nel secondo dopoguerra, apprezzatissima da cantanti e musicisti che ne hanno dato numerosissime interpretazioni. Solo fra i miei dischi ne esistono decine di versioni diverse.
La sua storia, tuttavia fu inizialmente abbastanza tormentata. Nel 1947 venne pubblicata una prima versione intitolata Music from Beyond the Moon, musica di Guy B. Wood, parole di Jack Lawrence, eseguita da Vic Damone e successivamente da Tony Martin, ma entrambe le versioni passarono quasi inosservate e finirono nel dimenticatoio.
Nel 1952 Wood affidò al paroliere Robert Mellin l'incarico di rielaborare il testo ed il brano con un nuovo titolo My One and Only Love venne registrato l'anno seguente da Frank Sinatra con l'orchestra di Nelson Riddle per la Capitol, che lo inserì come lato B in un 45 giri comprendente anche I've Got the World on a String. Il disco arrivò presto ai vertici delle classifiche internazionali. Nel seguente video è possibile apprezzarne la musica e le parole nella sublime lettura di Sinatra.
La bellezza del brano venne subito colta da numerosi musicisti jazz che lo inserirono nel loro repertorio.
Già nello stesso anno il sassofonista Charlie Ventura con la sua orchestra realizzò una versione strumentale che ne evidenziava, con grande sensibilità, le qualità melodiche. [Chronological Classics 1363: Charlie Ventura (1951-1953) take 21]
L'anno successivo è la volta del maestro del sax alto Benny Carter che ce ne dà una lettura jazzisticamente più sofisticata con un quartetto comprendente fra gli altri il batterista Lou Bellson. [Benny Carter: 3, 4. 5, Verve Small Group Sessions (1954) take 10].
Negli anni successivi il brano viene ripreso da moltissimi artisti internazionali sia in versione vocale (Ella Fitzgerald, Carmen Mcrae, Sarah Vaughan, Cassandra Wilson e molte altre) sia in versione strumentale (Horace Silver, Coleman Hawkins, Oscar Peterson, Chick Corea, ecc. e i nostri Gianni Basso, Enrico Rava, Franco D'Andrea, Francesco Cafiso e altri).
Fra tutte queste versioni comunque quella che, a mio avviso, resta insuperata è quella realizzata nel 1963 per la Impulse dal quartetto di John Coltrane con la voce di Johnny Hartman, dove il magico sax di Coltrane e la splendida voce di Hartman si fondono con un risultato strepitoso.
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