“Eppure, io credo, che se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ più di silenzio, forse qualcosa potremmo capirla.” L’estrema visione poetica di Fellini, messa in bocca a un Benigni stralunato e convincente come mai più (sfido, io, con un regista che era riuscito a rendere credibile Sandrocchia Milo!), mi sembra perfetta per la polemica politica attuale, incentrata in particolare sulla riforma del Senato voluta da Renzi. Innanzitutto, bisogna partire da un presupposto: si è d’accordo sul superamento del Bicameralismo perfetto, sistema in uso solo in Italia tra le grandi democrazie e che è da considerarsi tra i maggiori indiziati dell’eterna palude delle riforme nel Belpaese, o si preferisce mantenere lo status quo per paura di fantomatiche derive autoritarie? Sento dire dai peones pentastellati, saccentemente convinti, da peones, di essere i messia illuminanti delle coscienze civiche italiane, che il Senato paritario bisogna mantenerlo per impedire che possano passare le leggi porcata. Infatti, con la maggioranza forte in entrambe le aule avuta da Berlusconi nel 2008, il Senato paritario ha impedito che si votasse per le tante porcate del governo, come avrebbe impedito, se fosse stato di sua pertinenza, che si votasse per la nipotina di Mubarak! Viceversa, con la schizofrenica conformazione attuale, il Senato paritario ha impedito che chi aveva una maggioranza solida alla Camera nelle ultime elezioni potesse governare con il suo candidato naturale, costringendo di fatto alla formazione di una maggioranza trasversale, un inciucio, forma di governo notoriamente più incline alle porcate.
Fermo restando la legittimità della posizione di mantenere tale e quale il sistema, posizione comunque alquanto minoritaria nel paese, se si facesse un po’ di silenzio, magari si potrebbe iniziare a ragionare sul merito della questione. Nel mio piccolo, dopo veloce lettura, non ho riscontrato alcun afflato di autoritarismo nella proposta renziana. I miei dubbi, piuttosto, riguardano l’eccessiva eterogeneità della composizione del futuro Senato, con varie tipologie di amministratori locali, col serio rischio di accumulo di incarichi, e le nomine dirette del Capo dello Stato, che si sommerebbero ai Senatori a vita. Un’altra mia perplessità è l’assenza di elezione diretta, probabilmente perché la si associerebbe all’indennità fissa. Ma se l’attività del Senato venisse snellita, i delegati potrebbero benissimo venire eletti, magari in concomitanza di determinati voti amministrativi e ad essi subordinati per la loro durata, con un trattamento di esclusivo rimborso spese o gettone di presenza. Un’altra questione da chiarire è la pertinenza sulle riforme costituzionali che, a mio parere, dovrebbe essere totale, con l’eccezione delle questioni inerenti esclusivamente il funzionamento della Camera dei Deputati.
Ma, siccome siamo in Italia, anziché incalzare sul merito il premier, si preferisce la scorciatoia della demonizzazione. Ed ecco che un’opposizione quantomai eterogenea mette da parte le abissali divergenze tra uno schieramento e l’altro, per far fronte comune in modo aprioristico, denunciando la svolta autoritaria (mentre una parte di essa, la Lega, alza la voce per difendere la legittimità del tetro carnevale indipendentistico, con tanto di carro armato artigianale e contatti con la mafia albanese per le armi leggere, che si stava allestendo in Veneto) e adombrando il sempiterno disegno piduistico, senza peritarsi di aggiornarlo al pitreismo, dato che, ai tempi della P2, Renzi ciucciava ancora il biberon. Certo, questo polverone può portare qualche voticino in più nelle imminenti Europee, ma evidentemente l’ultimo ventennio berlusconiano non ha insegnato niente, dato che la fortuna dell’ex cav ed ex sen è stata in buona parte dovuta alla demonizzazione a cui è stato sottoposto dai suoi avversari. Eppure, i motivi per demonizzare Berlusconi erano ben più sostanziosi: l’irresistibile ascesa economica e i fiumi di capitali senza indicazione di origine accertata che l’hanno consentita; la tessera P2; il killer della mafia come stalliere e maggiordomo, nonché preparatore di fuochi d’artificio e rapimenti degli ospiti; il braccio destro condannato per contiguità mafiosa e il braccio sinistro per corruzione di giudice; fino alla recente condanna definitiva e ai processi per le compravendite delle vacche, sia quelle parlamentari che quelle per le cene eleganti.
Verrebbe da pensare che queste opposizioni, parlamentari ed extra (ho il presentimento che presto si aggiungeranno anche i forzaitalioti), non si accontentino di veder vincere Renzi, ma vorrebbero vederlo stravincere, in modo da avvalorare il loro antiautoritarismo (comodo fare gli antifascisti in democrazia, no?) di fronte alla probabile deriva plebiscitaria di Renzi; plebiscito, sia chiaro, frutto del consenso degli elettori, nei limiti dell’umana democrazia. Ai tempi parlavo di antiberlusconismo berlusconiano o berlusconismo inconsapevole; oggi, beh, fate voi; anzi, facciano loro.