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“I migliori di noi” di Roberto Moroni

Creato il 16 luglio 2010 da Sulromanzo
“I migliori di noi”  di Roberto MoroniDi Jacopo Mariani
Roberto Moroni e il suo "I migliori di noi" (ediz. Feltrinelli)
Amelia e Titì: due nomi che sembrano uscire da un fumetto per bambini. Due nomi innocui che potrebbero appartenere a due simpatici topolini che vivono nelle foreste e si nutrono di piccoli semi accompagnati da acqua pulita di fiume.E invece...
Roberto Moroni taglia con il suo coltello letterario una fetta della torta che chiamiamo realtà contemporanea e ce la porge con i due protagonisti, Amelia e Titì appunto, quasi colti sul fatto.Vivono a Roma. Amelia scrive su di un Free press e Titì lavora all'università, convivono e soprattutto votano centrodestra. Voto che ostentano e che usano per spiegare il mondo intorno a loro.Come in una famosa favola giapponese dove una salamandra si infila in una grotta, si adagia e poi non riesce più ad uscire perché ingrassata dalla pigrizia, così i nostri protagonisti sono imprigionati coscientemente in una gabbia dove si sono chiusi da soli.Odiano ed invidiano per tutto il tempo della narrazione. 
Intorno a loro si aggirano figure che, in un modo o nell'altro, finiscono per diventare negative ai loro occhi. Odiare diventa quasi divertente all'interno della loro coppia, un passatempo che serve come collante fra loro e ad allontanare sempre di più le persone che tentano di entrare in contatto con il loro universo. Un universo, tra le altre cose, in cui nessuno dice all'altro quello che di bello pensa del reciproco partner. Il lettore lo viene a sapere soltanto perché lo scrittore ha il potere di entrare nelle loro teste e tirarne fuori i pensieri con la forza.Al contrario le parole di malignità e piccole frecciatine non vengono risparmiate, ma senza andare in profondità, restando una pellicola che copre le turbolente acque nere che agitano invece i dubbi sulla loro relazione e sulla loro vita individuale.
Due personaggi, però, riescono a fare breccia in questo “nido d'odio” che hanno sempre protetto e che guideranno i due su nuove strade. Uno è Ianaccione, il classico politicante-bruttino-raccomandato-vizioso che offre una possibilità di fare carriera all'interno della RAI a Titì in cambio di festini a base di sesso e servilismo politico.L'altro è Sandrone (ispirato probabilmente dalla figura di Sandrone Dazieri, che l'autore ringrazia alla fine del libro), ex regista pubblicitario che sta scrivendo il film della sua vita, senza riuscirci, uomo di sinistra in crisi con il proprio partito, ma che crede in alcuni valori che lui chiama “Il Bene”.Sarebbe facile ora fare la morale su chi dei due prende la strada “migliore” e Moroni è bravissimo a non cadere in banalizzazioni del tipo a Destra sono tutti ladri e a Sinistra tutti onesti.
Per capire meglio il bivio in cui i due protagonisti si trovano, l'autore, chiama in causa Heidegger e la teoria dell'esistenza inautentica e di quella autentica, che vi invito a cogliere all'interno della storia non solo perché esplicativa e molto diretta, ma soprattutto come spunto di riflessione sulla propria vita.Roberto Moroni inoltre riesce a non cadere nelle banalità nemmeno quando descrive scene di sesso, una tentazione a cui molti scrittori non sanno resistere e che usano per accattivarsi una parte di pubblico maschile (personalmente il vedo/nonvedo rimane la forma erotica e sessuale più potente invece che una nudità sfoggiata a volte con volgarità).L'unica pecca (se così possiamo chiamarla) è l'utilizzo frequente di termini ricercati che possono sviare il lettore dalla storia e costringerlo a cercare il significato. Sia ben chiaro che io approvo totalmente lo stile di Moroni e il cercare un termine che finora non ho mai incontrato non può essere che uno stimolo ben accetto. Purtroppo il lettore medio (diciamo un “mainstream reader” che si sdraia con il libro una volta all'anno sotto l'ombrellone) potrebbe anche rifiutarsi di far partire i neuroni che assopisce tutto l'anno in un lavoro alienante o stressante e lasciare perdere questo bel libro.Sempre che questo sia l'interesse dell'autore. O forse vuole scegliere fra i lettori solo “I migliori di noi”.

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