7 film
Oltre il giardino di Hal Ashby, Iris, ore 11,15.
La grande fuga di John Sturges, Rai Movie, ore 15,35.
Magnifico prison-movie del 1963. Un gruppo di soldati inglesi e americani detenuti in un campo di prigionia tedesco durante la guerra progettano l’evasione. Ce la faranno. Steve McQueen salta i reticolati con la moto ed entra nella leggenda. Dirige John Sturges. Epico. Un prototipo che verrà copiato e replicato infinite volte, compresa la fuga dei giocattoli dall’asilo-lager di Toy Story 3.
L’uomo di Alcatraz di John Frankenheimer, La7, ore 14,40.
Carcerario di John Frankenheimer del 1962, allora molto bene accolto da critica e pubblico. La storia vera di un pluriomicida che, nella sua prigionia ad Alcatraz, incomincia a osservare il comportamento degli uccelli fino a diventare un esperto ornitologo. Di quei racconti di colpa e redenzione che fanno impazzire soprattutto l’America. Nomination all’Oscar e Coppa Volpi a Venezia per Burt Lancaster.
Cornetti alla crema di Segio Martino, Rete 4, ore 14,47.
Diretto dal 1981 da Sergio Martino, è considerato tra i migliori Banfi-movies, nel senso di meno selvaggi e più accettabilmente bon ton (insomma, ecco). Una commmedia di doppi sensi che, pur restando nei erimetri del genere scollacciato (come si diceva allora con adorabile e desueto vocabolo), sa essere anche a modo suo garbata e divertente. Un sarto di abiti talari per il Vaticano e dintorni conosce in viaggio una aspirante soprano e ci perde la testa. Quando lei verrà a Roma lui, essendo sposato e non porendola ospitare, si farà dare una mano dal vicino cuccatore. Sarà l’inizio di una girandola di qui pro quo, tradimenti, colpetti di scena. Una pochade realizzata con mestiere e con un cast adeguato. Oltre a Banfi, Edwige Fenech, Gianni Cavina, Marisa Merlini e Milena Vukotic. Così ridevano, così ridevamo. Un culto, come quasi tutti i film di Banfi.
Ritratto di signora di Jane Campion, Iris, ore 16,31.
È un ottimo momento per Jane Campion, tornata a far parlare molto di sé con la serie tv Top of the Lake, un Twin Peaks, dunque assai ambiguo e minaccioso, però giù nei geli della Nuova Zelanda meridionale. A maggio sarà poi presidentessa di giuria al Festival di Cannes. Riconsideriamola allora, e torniamo a guardare ai suoi classici, e non solo il palmadorato Lezioni di Piano. Questo Ritratto di signora, per esempio, girato nel 1996 con una Nicole Kidman al suo massimo storico e il sempre ghignante John Malkovich. La giovane americana Isabel Archer si reca al seguito di una zia in Europa, prima in Inghilterra poi a Firenze, dove resterà impigliata in un reticolo di trame e inganni. Da Henry James, uno dei plot così tipicamente suoi di confronto-scontro tra vecchio e nuovo mondo. Ma qualcosa non funziona in questo pur notevole film. Forse Jane Campion è incompatibile con le sottigliezze e le nervature psicologiche di Henry James, lei è una muscolare dei sentimenti e delle passioni, le ombre, i chiaroscuri non le si addicono.
United 93 di Paul Greengrass, Class Tv, ore 16,30.
Di Paul Greengrass (The Bourne Supremacy, Green Zone), questo United 93 è la ricostruzione molto attendibile e ben girata di quel che successe sull’aereo che l’11 settembre si schiantò contro il Pentagono. Nomination all’Oscar ma incassi non altissimi, a ulteriore conferma che l’11 settembre al cinema non paga (come la guerra in Iraq). Però il film, del 2004, è bello, onesto e allarmante. Di tensione quasi insostenibile.
Per favore, non toccate le vecchiette di Mel Brooks, Rai Movie, ore 18,40.
Capolavoro del primo Mel Brooks, dell’anno 1968. Paradossale e iresistibile, e molto, molto yiddish. Un ciarlatanesco impresario teatrale sempre senza soldi (per tirar su qualche dollaro seduce vecchie signore, insomma fa il gigolò) viene a sapere da un contabile – non così scemo come sembra – che potrebbe guadagnare di più da un fiasco che da un successo (non si pagano i creditori ecc. ecc.). Dunque, caccia a uno spettacolo da allestire così schifoso ma così schifoso da essere votato al disastro. E il nostro incappa nello sciagurato musical Primavera per Hitler, scritto da un fervente reduce nazista per celebrare il suo idolo-führer. Di peggio non si può immaginare, e così via con la produzione. Ma Primavera per Hitler sarà incredibilmente un trionfo, la sua denezialità sedurrà il pubblico, rovinando i piani dell’impresario. L’ebreo newyorkese Mel Brooks ha il coraggio leonino di tirare in ballo i fantasmi hitleriani e dell’Olocausto, sbeffeggiandoli ma, anche amaramente e assai lucidamente, alludendo alla fascinazione che possono ancora esercitare sulle menti. Con la grandissima coppia Zero Mostel (un genio) e Gene Wilder. Oscar 1968 per la migliore sceneggiatura originale. Diventerà un classico di Broadway e tornerà in cinema in un remake come The Producers.