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I mille e uno volti di Jack lo Squartatore

Creato il 21 ottobre 2014 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Un percorso lungo un secolo e mezzo attraverso letteratura, film e leggende metropolitane.

 

Londra, autunno del 1888.
Una lunga serie di omicidi terrorizza le prostitute che battono i vicoli più degradati della capitale.
Facciamo un breve riepilogo.
Il 31 agosto del 1888, il cadavere di una donna, Mary Ann Nichols, venne rinvenuto in Buck’s Row, Whitechapel, in piena notte. La gola della donna era stata squarciata così come l’addome. Fu la prima di quelle vittime che vengono chiamate “the canonical five”, ossia le cinque vittime accertate. Oltre alla Nichols, Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes e Mary Jane Kelly.

In seguito, alcune lettere vennero spedite agli investigatori: Dear Boss, firmata Jack the Ripper, la cartolina da Saucy Jack e la famosissima From Hell, che reca la provocazione finale catch me when you can Mishter Lusk ossia “prendetemi se ci riuscite, signor Lusk”, esempio di quanto approssimativa fosse la grammatica dello Squartatore – o, se non altro, quanto egli volesse far pensare a chi di dovere.
Nonostante gli sforzi della polizia di Sua Maestà, nessuno fu mai in grado di dare un volto all’omicida che gettò scompiglio tra le donne di malaffare dei bassifondi londinesi. Lì dove Scotland Yard fallì, nacque la leggenda.

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La prima lettera di Jack lo Squartatore, datata 16 ottobre 1888

Emuli e mitomani non mancarono di certo all’appello, così come gli artisti pronti a sfruttare l’aura di mistero legata a questo assassino per dar vita a figure letterarie, se possibile, persino più agghiaccianti dell’originale. Già nel 1924, il regista tedesco Paul Leni firma l’opera Das Wachsfigurenkabinett, (Il gabinetto delle figure di cera), in cui fa la sua comparsa Jack lo Squartatore. Negli anni successivi, si susseguono film che cercano di dare una spiegazione agli omicidi di Whitechapel nelle maniere più disparate, da Ai confini della realtà a From Hell, la celebre pellicola dei fratelli Hughes, tratta dall’omonima graphic novel di Alan Moore ed Eddie Campbell. Persino Tex e Dylan Dog hanno trovato un posto per lui.
Nell’estremo oriente, Jack lo Squartatore è stato molto presente in svariati anime e manga, come nel film Detective Conan: il Fantasma di Baker Street, dove i personaggi dell’anime si fondono a quelli ideati da Arthur Conan Doyle. Sempre in terra nipponica si hanno altri esempi, come nei manga Soul Eater e Black Butler: in entrambi egli possiede caratteristiche sovrannaturali. Lo stesso vale per telefilm fantascientifici come Star Trek e Sanctuary.
Si trovano riferimenti a Jack lo Squartatore anche in Octavarium, brano della band prog-metal Dream Theater. La sua figura spunta ancora una volta in libri come Anno Dracula, di Kim Newma, dove a essere uccise sono soltanto prostitute vampiro. In questa storia ritroviamo anche il dottor Seward, che molti avranno già conosciuto in Dracula di Bram Stoker. La famiglia Stoker, a distanza di circa un secolo, grazie al pronipote Dacre e Ian Holt riesuma i vecchi protagonisti della sopracitata opera in Undead – gli immortali, in cui Jack lo Squartatore altri non è che la contessa Erzsébet Báthory – resa immortale dal cugino Dracula – che uccide giovani prostitute al solo scopo di saziare la propria sete e soddisfare il cinismo. Per saperne di più, vi conviene rileggere l’articolo Stoker contro Stoker: il “dragone” diventa umano.

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Jack lo Squartatore (Christopher Heyerdahl) e Spring Heels Jack (Robin Dunne)

Fin qui si è discusso soltanto di ciò che tutti conoscevano; che si parli di complotti della massoneria – come in From Hell – o si scherzi sulla natura sovrannaturale o aliena dell’omicida di Whitechapel, finora non si è riusciti a dargli un vero nome.

Finora.

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Perché Jack lo Squartatore potrebbe avere un nome: Aaron Kosminski, un immigrato polacco ventitreenne. Secondo Russell Edwards, autore di Naming Jack the Ripper, le prove della colpevolezza di Kosminski sarebbero inconfutabili; Edwards è entrato in possesso di uno scialle ritrovato sulla scena dell’omicidio di Catherine Eddowes, quarta vittima accertata dello Squartatore. Attraverso gli esami del DNA si è risaliti al nome dell’immigrato polacco, facendo storcere il naso a non poche persone, piuttosto scettiche: quella sciarpa, infatti, dal 1888 a oggi è passata di mano in mano sin troppe volte; tuttavia, Aaron Kosminski figurava già nell’elenco dei sospettati ma non è mai stato arrestato a causa della mancanza di prove. Grazie agli appunti degli investigatori, che dal 1888 si occuparono del caso, Edwards è riuscito a restringere il campo e dare in stampa un libro che promette d’essere, se non altro, una bella novità.

Che sia vero o meno, dall’uscita del libro lo scorso 9 settembre l’immortale discussione sull’identità del mostro di Whitechapel è tornata a essere più accesa che mai, permettendo ai fanatici del caso di continuare a fare congetture al riguardo con nuovi elementi alla mano. Non si sa ancora se e quando verrà pubblicato in Italia, ma il volume è già acquistabile nei vari store online.

A questo punto voglio chiedervi: sarebbe meglio sapere che il caso è stato finalmente risolto o che il mistero continuerà a sopravvivere negli anni a venire?

Christine Amberpit



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