Cari lettori, ecco un mio reportage sulla città più sorprendente della Cina, Hong Kong, pubblicato sul numero di ottobre del mensile Elle. Buona lettura. MR.
«Hong Kong è energia pura. E’ una città in evoluzione continua, piena di gente che ogni giorno crea qualcosa: qui c’è un entusiasmo che in Europa abbiamo dimenticato. Per me poi, che sono uno chef, questo è il paradiso: uno dei centri nevralgici della cucina mondiale, dove lavorano grandi cuochi come Ducasse e Robuchon, e io posso usare i migliori ingredienti al mondo perché qui si importa qualsiasi cosa da ogni angolo del pianeta». Non nasconde la sua soddisfazione Umberto Bombana, unico chef italiano all’estero ad avere ottenuto le ambìte tre stelle Michelin. Il suo è uno dei 70 ristoranti italiani di Hong Kong, che sembrano molti ma sono solo una goccia nel mare degli undicimila ristoranti presenti qui; Bombana lo ha chiamato “8 e mezzo” per amore dell’omonimo film di Fellini e si trova nella zona di Central, fitta di grattacieli e di eleganti mall firmati da celebri archi-star come Norman Foster e Gio Ponti.
Se oggi la Cina è al top del mondo, Hong Kong è certamente il top della Cina. Proprio perché non è “soltanto” Cina. Colonia britannica per 150 anni, anche dopo il 1997 ha mantenuto un’orgogliosa autonomia con un sistema giuridico indipendente e una libertà di espressione impensabile nel resto della Repubblica Popolare. L’inglese (con il cantonese) è ancora lingua ufficiale, i 7 milioni di abitanti hanno spesso nome inglese e cognome cinese. Figlia di una storia unica, Hong Kong è la porta dell’Occidente in Oriente, un centro internazionale del fashion ma anche il centro bancario più grande dell’Asia. Attrae energie in ogni campo, e attrae turisti: nel 1º trimestre 2012 sono arrivate 11,2 milioni di persone, un aumento del 15,6% rispetto allo stesso trimestre 2011. Ogni anno sono centomila gli italiani che visitano il Porto Profumato (questo significa il nome della città). «Insomma qui la parola “crisi” non esiste», aggiunge Bombana. «Ma attenzione, non c’è volgarità da arricchiti, anzi: gli hongkongers hanno stile, sono cittadini del mondo. Non per caso amano l’Italian Style: moda, lusso, cucina, design». (E non per caso, notiamo noi, la nuova campagna pubblicitaria di Armani è ambientata a Hong Kong). «Io sono qui da 15 anni e posso dirlo: è un gran bel posto per viverci, e questo è il suo momento», conclude lo chef “a tre stelle”.
Marco Restelli davanti alla baia di Hong Kong
Dargli torto è impossibile, dato quel che dicono le statistiche sulla qualità della vita in città: le donne di Hong Kong hanno l’aspettativa di vita più alta del mondo. Le fortunate hongkongers vivono mediamente 86,7 anni e hanno superato le giapponesi, ferme a 85,9 anni. Le ragioni di questo record sono tante. La cucina anzitutto, ricca di pesce e di verdura, di piatti cotti al vapore o saltati nel wok, perciò poveri di grassi. Ma anche la qualità dei servizi: in campo sanitario per esempio tutte le cure per i pensionati negli efficientissimi ospedali sono gratuite. Senza dimenticare gli usi derivanti dalla tradizione cinese, come il tenersi in forma facendo tai-chi la mattina nei parchi. L’invidiabile longevità delle abitanti nasce dunque da un mix di antichi costumi e di moderna efficienza metropolitana. Hong Kong ama i contrasti, e come una consumata attrice cambia continuamente abito di scena per sedurre gli spettatori. Quando dall’aeroporto sull’isola di Lantau si prende la metropolitana (rapida, silenziosissima, con aria condizionata perfetta) il primo “abito di scena” ad apparire è Hong Kong Island, paesaggio di torri di vetro che ospitano boutiques di grandi griffes e locali cool dove tirar tardi ballando musica lounge. Passeggiando per le strade – mai troppo affollate perché qui i mezzi pubblici funzionano, compresi i vecchi tram a due piani – ci si accorge presto di una cosa: questa New York d’Oriente è molto più raffinata e cosmopolita di qualsiasi altra metropoli cinese. E se si vuole abbracciarla tutta con lo sguardo basta riattraversare la baia in metropolitana, fermarsi sulle terrazze della penisola di Kowloon e godersi, di sera, lo spettacolo della “città verticale”: alle 20 in punto per mezz’ora si accendono tutte insieme le luci colorate dei grattacieli, fra giochi di laser nel cielo. Uno skyline straordinario.
Sarebbe un errore, però, fare come quei turisti frettolosi che si fermano alla sola Hong Kong Island. «C’è tanto di più da vedere e da gustare», spiega a Elle Alessandra Schiavo, giovane e brillante Console d’Italia nella città cinese. «Al di là della baia c’è la penisola di Kowloon con le sue viuzze di mercatini e rigattieri, i suoi ristorantini di street food a poco prezzo e i suoi templi tradizionali. Più avanti nell’entroterra ci sono i New Territories con i loro immensi parchi e le riserve naturali che invitano a splendidi trekking. E poi naturalmente ci sono le altre isole, ben 260, per chi ha voglia di mare e di scoprire angoli di vecchia Cina», continua Alessandra Schiavo. «Hong Kong è un puzzle di luoghi e di anime diverse ma ha la capacità – tutta cinese – di ricomporle armoniosamente. Per questo me ne sono innamorata. E non sono l’unica: la comunità italiana qui cresce dell’8% ogni anno, arrivano giovani single e coppie con figli piccoli che qui possono inventarsi un futuro. E’ una storia poco nota, quella degli italiani di Hong Kong, però sorprendente, perciò sto scrivendo un libro per raccontarla, dai primi esploratori fino agli imprenditori di oggi», conclude la Console d’Italia.
L’isola di Cheung Chau, di fronte a Hong Kong: qui l’unico mezzo consentito è la bicicletta. Foto di Marco Restelli
Per vedere un’altra tessera di questo mosaico basta prendere un traghetto e attraversare un braccio di mare: a 30 minuti dalla frenetica Hong Kong Island c’è un altro mondo. L’isola di Cheung Chau si presenta così: basse casette fra gli alberi, spiagge linde e acqua pulita, un po’ di barche nel porticciolo, ristorantini di pesce sul lungomare, pescatori che svuotano le reti piene di gamberetti, e qualche raro turista occidentale che fa jogging in calzoncini e maglietta. Ovunque c’è un riposante silenzio interrotto solo, ogni tanto, dai campanelli delle biciclette: è questo infatti l’unico mezzo di trasporto consentito sull’isola; appena si scende dal traghetto si trovano botteghe che affittano le bici. Tutto all’insegna della semplicità, della natura e della lentezza. Viene da chiedersi stupiti: questa è davvero Hong Kong? Certo, ma con un altro abito di scena. Pedalando lungo la costa di Cheung Chau capita anche di vedere pescatori di ostriche immersi nell’acqua fino al collo ma interamente vestiti e col cappello di paglia in testa. Più avanti, salendo su una collina a picco sul mare, ci si imbatte in un grazioso tempio taoista, ottimo posto per godersi il panorama dell’isola.
La spiritualità è appunto uno dei tratti più affascinanti e meno noti di Hong Kong. Ma per scoprire questo ennesimo cambio di scena bisogna uscire dai soliti circuiti e inoltrarsi profondamente nella penisola di Kowloon. Dove, prima di nutrire lo spirito, vale la pena nutrire il corpo (raccomandati i frutti di mare delle bancarelle sulla strada) e soddisfare curiosità e voglia di shopping nelle viuzze dei quartieri di Yau Ma Tei e Mong Kok. Qui c’è un’abbondanza di mercatini e botteghe bislacche dove frugando si trova di tutto: statuine di Mao Zedong, pinne di squalo essiccate, poster di film di kung-fu, anelli e collane di giada, stampe cinesi, anatre marinate appese come prosciutti, afrodisiaci di vario tipo, pezzi di antiquariato sia veri sia falsi, e molto altro…Dopo questo divertente giro si può procedere a nord verso le colline dei New Territories e finalmente, in Lung Cheung Road, si trova il tempio di Wong Tai Sin, il più bello e il più autentico di Hong Kong.
Un particolare del tempio taoista di Wong Tai Sin, a Kowloon. Foto di Marco Restelli
E’ in questo tempio taoista – un’architettura tradizionale circondata da moderni palazzoni – che vengono a farsi predire il futuro le donne e le coppie di giovani sposi. La colonna sonora del Padiglione dell’Unicorno è il “tlik-tlak” dei bastoncini di legno prima scossi e poi gettati a terra da donne di ogni età: la fortuna o la sfortuna che le attende viene dedotta interpetando la posizione dei bastoncini. Il profumo del Padiglione invece è quello dell’incenso che viene continuamente acceso dai fedeli in grandi bracieri. Intorno al Padiglione c’è una cintura di stand dove le indovine leggono la mano agli sposi, che poi vanno a passeggiare nel giardino del tempio, fra laghetti, draghi e aiuole fiorite che riproducono il simbolo dello yin/yang. Ovunque nel tempio ci sono statue di creature per metà animali e per metà umane, esseri fantastici che sono spiriti guardiani: davanti a una di esse (un uomo con il becco da rapace) si ferma una giovane vestita e pettinata in stile dark, si toglie un anello e lo poggia ai piedi della statua. La curiosità è troppa, e chiediamo il motivo del suo gesto. Risponde in perfetto inglese: «Offro ciò che mi è caro perché rappresenta l’attività della mia famiglia. Noi, per tradizione, siamo gioiellieri». Benvenuti a Hong Kong, taoista, dark e molto altro.
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HONG KONG INFORMAZIONI PRATICHE
La baia di Hong Kong vista da una camera dell’Upper House Hotel
QUANDO E COME ANDARE
Il clima è subtropicale, il periodo migliore per visitare Hong Kong va da ottobre ad aprile compreso. Da maggio a settembre invece è la stagione dei tifoni. La compagnia di bandiera Cathay Pacific (www.cathaypacific.com) assicura voli giornalieri diretti da Milano Malpensa e da Roma Fiumicino. Il volo A/R in confortevole Economy costa 850 euro (escluso periodo natalizio). Sulla tratta Italia-Hong Kong, Cathay Pacific ha inaugurato la nuova Business Class.
DOVE DORMIRE
Hong Kong offre cinquantamila camere in alberghi di ogni tipo e prezzo. Per informazioni: Hong Kong Hotels Association (http://www.hkha.org/en/). Ma se volete regalarvi una notte da sogno ecco due suggerimenti:
- Upper House (www.upperhouse.com) è un piccolo “cinque stelle” ai piani alti di un grattacielo. Le grandi vetrate delle camere hanno una splendida vista sulla baia. Arredamento minimal-zen, lezione di yoga in omaggio. Camera doppia da 350 €. – Hullett House (www.hulletthouse.com) è un’elegante palazzina britannica dell’800, oggi membro di Small Luxury Hotels of the World, con dieci suite in stile coloniale e cinque ristoranti. Camera doppia da 400 €.
DOVE MANGIARE
- Dragon-I (www.dragon-i.com.hk). Gustosa cucina cinese in un club che la sera diventa disco-bar. Uno degli indirizzi più cool in città. Prezzo medio 50 €. - Xiao Nan Guo (www.xiaonanguo.com). Cucina tradizionale cinese in eleganti presentazioni. Imperdibile il pesce giallo affumicato. Prezzo medio 50 €. - Zuma (www.zumarestaurant.com). Il miglior ristorante giapponese di Hong Kong, manager italiano (Christian Talpo) e piatti di classe come il sashimi di branzino con uova di salmone e olio al tartufo. Eccellente selezione di sake. Prezzo medio 50 €. - Otto e Mezzo Bombana (www.ottoemezzobombana.com). Cucina italiana dello chef Umberto Bombana, premiato con tre stelle Michelin. Prodotti da tutto il mondo, impronta mediterranea, ottima cantina. Prezzo medio 100 €
SHOPPING E BENESSERE
- Lock Cha Tea Shop (www.lockcha.com): la migliore bottega di tè di Hong Kong, dove acquistare miscele pregiate. – Jade Market (Kansu St., Yau Ma Tei, Kowloon): gioielli & gingilli di giada in centinaia di bancarelle. – Landmark (www.landmark.hk): uno dei mall più lussuosi in città, con tutte le maggiori griffes. – Ten Feet Tall (www.tenfeettall.com.hk): raffinato centro benessere specializzato nei massaggi shiatsu ai piedi.
PER SAPERNE DI PIU’
Ottima la guida in italiano Hong Kong pubblicata da EDT/Lonely Planet (208 pp., 13,50 € ). Per altre info: Hong Kong Tourism Board (www.discoverhongkong.com/italy/).