Si è concluso nella notte tra lunedì e martedì lo spoglio delle schede delle elezioni regionali di Basilicata, uno dei più lunghi della storia se guardiamo al numero degli elettori, già pochi in totale, pochissimi quelli effettivamente andati a votare. Meno della metà.
Dati alla mano, hanno perso tutti, anche noi di Frankezze. Vedremo il perché.
Ma partiamo da un nodo che inizialmente mi ha fatto perdere il sonno. Nei giorni che hanno preceduto le elezioni, praticamente tutti i giornali online riportavano: 575.160 lucani chiamati al voto. Tranne Repubblica.it, che scriveva 420.000, salvo poi adeguarsi alla maggioranza sulla pagina dello spoglio in diretta, fornendo un dato in più: abitanti 575.230, elettori 575.160. Ora, già questo dato dovrebbe insospettire, e infatti io mi sono insospettito. Ci sono solo 70 minorenni in Basilicata? Oppure il suffragio è diventato davvero universale, e non ce lo hanno detto? Da dove cazzo salta fuori questo numero?
Vado sul sito della prefettura: Potenza, elettori 396.460; Matera, elettori 178.700. La somma dà sempre 575.160. Ecco da dove viene il dato. Tutto risolto, direte voi. Tutto risolto una beneamata ceppa, dico io.
Innanzi tutto, secondo il bilancio provvisorio dell’Istat, la popolazione lucana a maggio 2013 risultava essere di 575.059 anime. Se osserviamo il trend, inoltre, possiamo facilmente desumere come il numero oggi possa essere inferiore, a meno che non si sia verificato lo stesso miracolo delle tessere del Partito Democratico regionale.
Poiché il dato Istat è quello corretto, la domanda è: quanti minchia di elettori ci sono in Basilicata? Addirittura uno in più del totale della popolazione?
Ebbene sì, contando circa 100.000 elettori all’estero, per la prima volta si registra questo dato anomalo, più elettori che residenti. Solo tre anni fa, nel 2010, i residenti erano 588 mila e rotti, ben 13 mila in più.
Ha vinto, contro ogni aspettativa – solo del 5Stelle però – il centrosinistra trainato dal partito il cui acronimo rimanda a una delle più comuni bestemmie pronunciate dagli italiani di ogni regione. Ora, se fossero persone interessate alla realtà dei fatti, non dovrebbero gioire troppo: il 53,4% degli aventi diritto non ha votato. Un’altro quasi 4% ha lasciato la scheda bianca e circa il 15% dei voti è stato dichiarati nullo. Se ne deduce che il nuovo governo regionale si regge su un 30% scarso di voti validi. Per loro la considerazione suona tipo così: ‘sti grandissimi cazzi, conta solo vincere. E vinceremo! (come disse quel tizio dal balcone col quale non andrei mai alla Snai, attesa la sua scarsa abilità nei pronostici)
Marcello Maurizio Claudio Pittella, fratello del concorrente unico all’ultimo posto delle primarie PD, è il nuovo presidente. Cavallo di battaglia programmatico: una rivoluzione democratica. Sufficiente per odiarlo. Egli è indagato per la miserabile faccenda di rimborsopoli, anche se solo *marginalmente*. La mia naturale propensione al garantismo, comunque, non mi permette di dare giudizi sul suo coinvolgimento. Ma la questione rimborsopoli è davvero qualcosa per cui provare pena per certi miserabili, come l’ex assessore Rosa Gentile che in un pranzo di Natale pagato “alla romana”, con dei colleghi, si fa fare fattura unica per chiedere il rimborso. Non aggiungo altro.
Il centrodestra, ridotto in condizioni pietose, ha straperso. In Basilicata, d’altra parte, avviene da molti anni.
Il candidato presidente era Tito Di Maggio, presentatosi come sindaco alle comunali di Matera del 2007 nell’Italia dei Valori, non eletto, nominato assessore dal sindaco vincente di Alleanza Nazionale. Non contento, alle politiche dello scorso febbraio è diventato senatore di Scelta Civica. Come se non bastasse siffatta coerenza, s’è messo in coalizione una lista chiamata Moderati in Rivoluzione. Insomma, fa un po’ come cazzo gli pare.
Infine, il tanto atteso – da essi stessi – tsunami grillino non s’è visto. Al massimo, qualche increspatura sul pelo dell’acqua. Come gli altri, hanno ridotto di molto i propri voti. Nonostante le dichiarazioni profetiche di Beppe Grillo dopo la sua venuta, e le patetiche scene di protesta che hanno impedito il comizio di chiusura della campagna elettorale del PD a Matera.
I fan sui social network se la sono presa con tutti, per vari motivi: con quelli che hanno votato, perché non hanno votato il 5 Stelle; con quelli che non hanno votato, perché non hanno votato il 5 Stelle. Il tono dei commenti è facilmente immaginabile.
L’astensionismo generale ha mandato al diavolo anche la nostra strategia di logoramento dei nemici del potere, finti amici del popolo. Il candidato presidente Franko Grillo era la pedina lucana della nostra vision di una società globale fondata sui mutui subprime e sul ritorno al ruolo classico del libero con Colonnese in marcatura a uomo. Sottrarre appena meno del 2% alla lista avversa e alle Sinistre inneggianti a una *rivoluzione democratica* è per noi un fallimento totale, e l’ideologo Franko Frattini ci ha fatto sapere di essere molto contrariato.
Ma non potrà non riconoscere la nostra firma nel respingimento della sfiducia al ministro Cancellieri.
L'articolo I miserabili aka Rivoluzione Democratica è ovviamente opera di Frankezze.