29 luglio 2014 1 commento
Fine del XVII secolo, una casa, un giardino, un nobile orgoglioso e un grande disegnatore incaricato d’immortalare l’edificio e lo spazio circostante.
Il contratto tra le parti sara’ quantomeno particolare includendo tra le clausole la disposizione di animali, cose e persone, incluso il corpo della padrona di casa.
Greenaway artista visuale, prima pittore e poi cineasta e cosa meglio puo’ rappresentarlo di questo film, laddove esprime al meglio il giusto equilibro tra due passioni in apparenza simili ma molto diverse tra loro?
Greenaway dipinge il film e del resto e’ la ragione per cui si e’ fatto conoscere al mondo e cio’ che meglio lo definisce. La cinepresa raramente si muove o zooma riempendo l’immagine attraverso un occhio attentissimo alla fotografia in infiniti riferimenti pittorici ed espressivi di un’epoca.
Non trascurabile il testo, concausa del successo. Divertente, dissacratore, a momenti con quella punta di trivialita’ gaudente non troppo distante dall”idea di nobilta’ che abbiamo e che probabilmente fu, popolata di figuri che abbattuti dalla noia, si rifugiavano in ogni umano espediente per trascorrere le giornate. E’ interessante come la storia inizi con soave leggerezza per concludersi nel dramma, arrivando a sfiorare il thriller. Certo e’ che mai prima si e’ veduta tanta dissacrante ironia nel definire quel periodo storico e se v’e’ una sottotraccia di polemica sociale da trasporre ai giorni d’oggi, e’ ininfluente ai fini della valutazione finale e complessiva.
E’ indubbio che con questo film Greenaway pose un punto di partenza divenendo un riferimento senza troppi epigoni, egli solo rappresentate di uno stile unico e difficilmente nonche’ inutilmente imitabile.
La pellicola si fa ricordare anche – stavo per scrivere soprattutto – per le musiche straordinarie di Michael Nyman, anch’egli forse non al suo primo film ma che gli valse grande notorieta’ e con lui il gigante Alexander Balanescu.
Insomma, un insieme d’eccellenze fenomenali che in egual misura hanno contribuito a costruire un classico.