Non ho amato, soprattutto da giovan, nè lui, nè la democrazia cristiana e nè la classe politica di quegli anni.
Sino al 1978 il potere era stato gestito dai democristiani che, intelligentemente, avevano aperto ai socialisti sin dal 1962 ai socialisti di Nenni (Craxi sarebbe arrivato al potere dopo quasi un ventennio).
Di fatto il potere appariva come fossilizzato nelle mani dei potenti democristiani e ciò creava nell’opinione pubblica ed in particolare nell’animo di noi giovani di allora, l’impressione che questi cavalli di razza fossero attaccati al potere in maniera morbosa e che il cambiamento non fosse possibile; non appariva infatti percorribile alcuna alternativa ai stantii governi monocolori, quadripartiti o pentapartiti, di ispirazione atlantica in politica estera e fautori del più becero assistenzialismo, dell’affarismo e del clientelismo.
Non c’era alternativa allo strapotere democristiano, piò o meno dilutito in salsa socialista, repubblicana, liberale o socialdemocratica.
Poi venne il tentativo di Aldo Moro di sbloccare a sinistra, in direzione dei comunisti.
Sappiamo tutti come finì quel tentativo. E la fine che fece il povero Aldo Moro.
Non do giudiuzi, mi ripeto, sui defunti.
Ma la storia ci mostra che Aldo Moro poteva essere salvato e che egli fu lasciato a morire.
Forse Giulio Andreotti avrebbe potuto spiegare perchè fu lasciato morire.
O forse la verità sta scritta in uno di quei 3.500 faldoni che costituiscono l’immenso archivio che il divo Giulio ha lasciato ai posteri.
Io so solo che il sangue innocente di Aldo Moro, come lo statista pugliese aveva profetizzato nelle sue lettere dal carcere delle brigate rosse, è ricaduto su tutti quelli che pur potendolo, non mossero un dito per salvarlo da quella orribile prigione.
Preghiamo per i morti ma manteniamo viva la nostra memoria e il giudizio storico che compete ai vivi.